La seconda ondata della pandemia, iniziata nel mese di ottobre e ancora in essere, ha superato le peggiori aspettative degli esperti e dell’opinione pubblica. Il virus ha travolto l’Europa e ha colpito tanto i paesi più organizzati, come Austria e Germania quanto le nazioni più impreparate, come Francia ed Italia. Ci sono, però, alcune eccezioni e tra queste spicca, inaspettatamente, il Belgio.

Bruxelles ha visto crescere la propria curva dei contagi già alla fine del mese di settembre ed il picco raggiunto negli ultimi giorni di ottobre aveva toccato vette spaventose, con i 21.408 nuovi casi del 29 ottobre e le 23.920 nuove infezioni il giorno successivo. Il tasso di incidenza del Covid-19 si era gonfiato fino a diventare il più alto dell’Unione europea raggiungendo, il 27 ottobre, i 1.390 casi per 100 mila abitanti nell’arco di quattordici giorni. Nel giro di alcune settimane c’è stato, però, un miglioramento della situazione. L’esecutivo europeista guidato dal premier Alexander de Croo (nato il 30 settembre dopo 16 mesi di stallo politico) ha impostato un efficace schema di convivenza con il virus, che ha consentito di tenere sotto controllo la situazione sino ad oggi e di evitare ricadute.

Come funziona il lockdown in Belgio

Restrizioni stabili nel tempo e pochi e limitati allentamenti hanno garantito il successo del piano di De Croo. La popolazione è riuscita a comprendere con chiarezza cosa è consentito fare e cosa no e non è stata scombussolata da continue incertezze e cambi di rotta. Il 17 ottobre sono stati chiusi bar e ristoranti, è stata vietata la vendita di alcol dopo le otto di sera, è stato reso obbligatorio il telelavoro ed è stato adottato il coprifuoco tra la mezzanotte e le cinque di mattina (la comunità francofona della Vallonia ha poi scelto di anticiparlo alle 22).

Il 2 novembre si è deciso di procedere con un lockdown e sono stati chiusi tutti i negozi non essenziali, inclusi saloni di bellezza e parrucchieri, per sei settimane. La riapertura dei negozi, avvenuta il primo dicembre, è stata possibile grazie alla regolamentazione dello shopping consentito, salvo necessità, unicamente in forma individuale e per non più di 30 minuti per esercizio commerciale. Anche le visite presso i domicili privati sono state regolamentate. Divieto di invitare più di un ospite alla volta e di avere più di un contatto stretto per persona (con la deroga a due per chi vive da solo) mentre all’aperto è stato possibile incontrarsi solamente in gruppi da quattro.

Sono poi stati imposti limiti alla partecipazione ad eventi religiosi, matrimoni e funerali. A partire dal 22 gennaio (il provvedimento è ancora in vigore) sono stati vietati tutti gli ingressi non essenziali in Belgio ed il paese è stato trasformato in un fortino inespugnabile. Gli sviluppi più recenti vanno nel segno delle riaperture e della concessione di maggiori libertà ai belgi. Tra il 13 febbraio ed il 1 marzo sono stati riaperti parrucchieri, saloni di bellezza, studi di tatuatori, villaggi per le vacanze e parchi avventura con animali.

Una battaglia da vincere

Gli effetti del lockdown belga sono piuttosto evidenti. Negli ultimi quattordici giorni sono stati segnalati 288 casi di Covid-19 ogni 100mila abitanti, l’assalto del virus alle case di cura è stato arrestato ed il tasso di mortalità è in continua decrescita. Si tratta di una buona notizia se si pensa che il Belgio ha il secondo peggior tasso di mortalità da Covid al mondo, superato unicamente da San Marino, con 192.22 morti per 100mila abitanti.

La nazione è stata colpita così duramente dalla pandemia per una serie di ragioni: la densità abitativa tra le più alte d’Europa, il suo ruolo di crocevia di culture al centro dell’Unione Europea e, soprattutto, la mancanza di fiducia e coordinamento tra le diverse regioni del paese. Solamente l’intervento del primo ministro De Croo ha fatto sì che venisse abbandonato l’approccio regionale in favore di quello nazionale.

La decisione di prolungare, quasi permanentemente, le restrizioni in vigore dall’inizio di novembre è stata criticata dai gruppi per i diritti umani che hanno contestato alcune delle misure e l’uso poco appropriato dei dati sanitari. I funzionari continuano ad esortare i cittadini a rispettare le restrizioni ma tutto ciò potrebbe non rivelarsi sufficiente a causa della presenza della variante inglese che si diffonde velocemente e che ha portato ad un aumento dei casi confermati. L’esecutivo De Croo, composto da sette partiti di centro-sinistra (il premier è Liberale), potrebbe ritrovarsi costretto a coinvolgere quantomeno la destra nazionalista della Nuova Alleanza Fiamminga in caso di ulteriori difficoltà che ostacolino il cammino del Belgio nel prossimo futuro.

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