La Nasa (National Aeronautics and Space Administration) continua a guardare con fiducia al futuro dell’esplorazione spaziale, aumentando gli investimenti sulle tecnologie di nuova generazione che garantiranno l’accorciamento dei tempi di viaggio e l’aumento delle capacità per la ricerca scientifica. Alla base di ciò c’è il programma Niac (Nasa Innovative Advanced Concepts), nel quale sono stati inglobate 23 idee “potenzialmente rivoluzionarie” presentate da industrie e ricercatori accademici all’agenzia spaziale statunitense. In totale sono stati stanziati 7 milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo iniziale di questi concetti innovativi, capaci -come spiegato dai funzionari della Nasa- di “permettere di superare le sfide che saranno affrontate dalle future missioni scientifiche ed esplorative”.
Un programma diviso in 3 fasi, nel corso delle quali vengono aumentati gli investimenti da parte della Nasa. Tra questi vi è lo studio per migliorare la possibilità di osservazione dei pianeti esterni al sistema solare orbitanti attorno ad altre stelle. In totale sul programma sono stati stanziati 2 milioni di dollari, necessari per individuare le tecnologie necessarie affinché sia possibile realizzare questo progetto che prevede l’utilizzo di piccoli veicoli spaziali alimentati da vele solari, capaci di navigare nello spazio a quasi un anno luce di distanza dalla Terra. Un modo questo per catturare immagini da distanze minori rispetto a quelle attuali, assicurando fotografie comparabili a quella scattata da William Anders nel corso della missione Apollo 8.
I programmi per la Luna
Non c’è solo lo studio dello spazio profondo, però, tra le idee sulle quali la Nasa ha deciso di investire. Alcune proposte riguardano anche la mappatura degli asteroidi e dei piccoli corpi presenti nel sistema solare, ma anche la realizzazione di prodotti farmaceutici creati appositamente per gli astronauti impegnati a lungo nello spazio. Idee che potrebbero essere inglobate nel programma Artemis, tramite il quale la Nasa ha intenzione di riportare un uomo sulla Luna entro il 2024 avviando la costruzione, anche, di una base in orbita lunare per il 2028. Anche per questo motivo l’agenzia spaziale statunitense si è detta interessata a programmi farmaceutici realizzati ad hoc per lo spazio, così come a due tecnologie che potrebbero interessare direttamente la Luna. Tra questi vi sono un sistema di estrazione d’acqua dalle profondità lunari e un altro, più ambizioso, che prevede l’utilizzo della faccia nascosta della Luna come base per un radiotelescopio gigante.
Un’idea maturata dopo anni di studi che consiste nell’installazione di una rete metallica larga 1 km da una parte all’altra di un dato cratere, ancora da individuare ma che -secondo la stima della Nasa– dovrà avere un diametro massimo di 5 chilometri. La maggiore difficoltà sarebbe nel trasportare e installare la rete metallica sulla faccia nascosta della Luna perché a farlo dovrebbe essere un robot capace di resistere a lungo a temperature estreme, ma soprattutto le comunicazioni con la Terra avverrebbero in ritardo non solo per la distanza ma anche per il necessario utilizzo di un “ponte radio” satellitare.
Qualora la Nasa riuscisse a superare queste problematiche, avere in funzione un radiotelescopio basato sulla faccia nascosta della Luna permettere di accrescere in modo esponenziale le capacità di studiare in modo approfondito lo spazio profondo.
Il futuro della sfida spaziale
Dopo anni di incertezza dovute alla riduzione dei fondi e all’avanzata cinese nell’esplorazione e nelle tecnologie spaziali, a fare la differenza potrebbe essere nuovamente la Luna. Così come già avvenuto negli anni ’60 del secolo scorso, quando gli Stati Uniti riuscirono a “sconfiggere” l’Unione Sovietica piantando per primi -e unici- la bandiera sulla superficie del satellite naturale della Terra; anche nei prossimi 10 anni la Luna potrebbe essere il terreno di scontro tra superpotenze. A fare la differenza, però, potrebbe non essere solamente il ritorno dell’uomo sul satellite, ma piuttosto lo studio approfondito della superficie (magari tramite l’estrazione di acqua dal sottosuolo) e l’utilizzo della stessa come punto di partenza per continuare l’esplorazione spaziale.
Nel confronto a distanza tra le potenze mondiali non ci sono solamente le sfide spaziali in ambito militare (dove gli Stati Uniti stanno aumentando le capacità anche tramite la creazione della Space Force), perché anche le possibili nuove scoperte scientifiche potranno fare la differenza rappresentando un’eccellente cartina di tornasole delle reali capacità delle agenzie spaziali.