La tecnologia moderna, fatta di social media, canali streaming e un’infinità di siti internet si è rivelata col tempo un sistema di propaganda che forse nemmeno gli inventori della Silicon Valley potevano immaginare. Di certo non era loro intenzione che gli strumenti creati diventassero utili per la divulgazione di idee terroristiche. È stato soprattutto l’estremismo musulmano a utilizzare negli ultimi anni il web come mezzo di propaganda. Se dai messaggi video di Osama Bin Laden sono passati decenni, ora la jihad sfrutta app di messaggistica e social media per reclutare nuovi adepti e diffondere il suo messaggio di violenza.
Le app più usate dall’Isis
Come riporta l’edizione americana di Wired, gli uomini dell’Isis sono diventati dei veri esperti nell’utilizzare le ultime applicazioni di comunicazione, quasi fossero dei teenager californiani attenti all’ultima moda tech. Abbandonati i troppo controllati Facebook, Twitter e Instagram (anche se si possono ancora trovare numerose pagine di reclutamento in questi piattaforme online) e messo da parte il fin troppo conosciuto Whatsapp, sono diverse le app dove la Jihad cerca seguaci, con messaggi e comunicazioni che non sono così difficili da scovare. D’altronde i siti utilizzati sono pubblici e spesso gratuiti: fra i preferiti dall’Isis c’è Rocketchat, una piattaforma open-source che conta dieci milioni di utenti. Nashir News Agency e Khilafah News, due agenzie di stampa strettamente legate all’Isis, usano proprio questo sito per chiamare a raccolta i seguaci o fare rivendicazioni. Basta una mail con un link per accedere alle chat private dei terroristi islamici. Viber, Bleep e perfino Yahoo Together sono altre tipologie di chat molto usate dai talebani online, soprattutto perchè in queste applicazioni i messaggi si cancellano dopo essere stati letti dal ricevente.
Jihad nei videogame
Un altro metodo innovativo usato dall’Isis per reclutare militanti e cercare nuovi seguaci è stato quello di infiltrarsi nelle chat dei videogiochi online. Grazie all’app Discord, che ha centotrenta milioni di utenti e dà la possibilità di organizzare stanze per chattare, i terroristi si riuniscono sul web e festeggiano gli ultimi attentati avvenuti o ne inneggiano l’arrivo. Spesso, in gruppi dal nome inequivocabile come Al Baghdadi e Daesh, gli utenti iscritti postano link a messaggi di reclutamento e a testi fondamentalistici che sono di facile coinvolgimento per giovani e teenager in cerca di qualcosa da seguire. Qualche scambio sui social può sembrare innocuo o temporaneo, ma in realtà è proprio in questo modo che l’Isis trova nuove persone interessate ad arruolarsi. Il fatto che i dirigenti di queste applicazioni non intervengano per bloccare i contenuti malvagi è un problema ancora più grande e che potrebbe portare a danni peggiori. Quando chat di terroristi sono cominciate ad apparire su siti come Telegram e TamTam, gli sviluppatori di questi portali si sono impegnati da subito a chiuderle e a bloccarne gli utenti, costringendo così i fondamentalisti a spostarsi altrove. Nel vasto mondo del web però, ci vuole poco a trovare un’altra opzione per mantenere la propria presenza online: l’Isis è a conoscenza di ciò e bisognerà sbrigarsi a intervenire anche online per fermarne l’avanzata.