“Vogliamo raccontare i drammi senza fine del Congo, una terra tormentata da gruppi armati anche di matrice islamista, depauperata dallo sfruttamento delle risorse minerarie, travolta da epidemie e da sfide che riguardano tutti noi. Vogliamo farlo attraverso lo sguardo di chi da anni si occupa di questo Paese: il fotografo Marco Gualazzini e il giornalista Daniele Bellocchio.
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L’illusione ha retto per circa cinque mesi. Sembrava che nella Repubblica Democratica del Congo Ebola fosse ormai un nemico sconfitto, un virus da relegare negli archivi della storia, una battaglia vinta da raccontare alle future generazioni. Lo scorso maggio Kinshasa annunciava la fine dell’ultima epidemia di Ebola a tre mesi dalla segnalazione di una ricomparsa del “nemico invisibile” nel Kivu Nord, a est del Paese. In una nota, l’Unicef spiegava che l’epidemia era stata contenuta grazie alla rapida risposta delle autorità congolesi, e che quella appena soffocata era la terza fiammata di Ebola nel Paese in meno di un anno.

A ottobre la realtà ha stravolto i piani di una nazione nel frattempo aggredita anche dal Sars-CoV-2. Tre nuovi casi di Ebola sono apparsi nell’est del Paese, nel distretto sanitario di Butsili, nei pressi della città di Beni, dove tra l’altro si era verificato l’ultimo focolaio estinto. I funzionari provarono a giustificare quanto accaduto ipotizzando che la riacutizzazione del virus potesse essere collegata alla massiccia epidemia che, a cavallo tra il 2018 e il 2020, aveva ucciso oltre 2.200 persone e infettate più di altre mille. Il risveglio del “fantasma” può essere stato causato da infezioni latenti che, in qualche modo, sono riuscite a resistere all’interno degli organismi dei sopravvissuti. C’era infatti stato un precedente di casi legati all’epidemia 2018-2020: era scoppiato a febbraio e, dopo esser stato contenuto a maggio, aveva causato sei vittime.

Il passato che ritorna

Inizio, fine, inizio, fine. E così fino alla prossima illusione di aver neutralizzato la minaccia Ebola. Il Congo è salito su queste montagne russe fin troppe volte, visto che ha annunciato la fine di oltre undici epidemie. Se i numeri relativi ai recenti contagi e ai decessi sono stati tutto sommato contenuti, lo si deve ai vaccini sperimentali, vero e proprio punto di svolta nel contenere più rapidamente i recenti focolai.

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CAUSALE: Reportage Congo
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Intanto, l'Università di Oxford ha iniziato a reclutare volontari per uno studio di Fase 1 volto a testare un vaccino contro il virus Ebola, sia del ceppo Zaire che del ceppo Sudan, due delle specie più letali. Ma la scienza non può permettersi di perdere un istante, perché la Repubblica Democratica del Congo, nonostante abbia imparato a fare i conti con il "fantasma", si trova in una situazione delicatissima. L'area più a rischio, come detto, sembrerebbe essere quella localizzata nel nord est del Paese, già teatro di un contesto di guerra di vari focolai. Da agosto 2018 sono emersi numeri spaventosi, con oltre 2mila morti e più di 3,100 contagi. Adesso la domanda che si fanno gli esperti è una: l'ultimo focolaio è soltanto un ritorno di fiamma correlato alla precedente ondata oppure è un nuovo capitolo?

Un nemico temibile

La febbre emorragica dell'Ebola è una delle malattie più virulente che l'essere umano conosca. I sintomi provocati da questo virus comprendono febbre, mal di testa e mal di gola. Poco dopo si scatenano dolori addominali, vomito e diarrea, seguiti talvolta da un'eruzione cutanea purpurea e singhiozzo, forse dovuto all'irritazione dei nervi che controllano il diaframma. Di solito, i sintomi più pericolosi si manifestano giorni dopo l'insorgenza della malattia, quando le cellule infettate dal virus si attaccano dentro i vasi sanguigni, provocando la fuoriuscita del sangue da naso e bocca (e non solo).

I contagiati finiscono col subire un calo della pressione sanguigna e morire a causa di choc e collasso multiplo degli organi. L'autore Richard Preston ha definito Ebola "un parassita che trasforma ogni parte del corpo in una melma digerita di particelle virali". E non c'è da sorprendersi di una descrizione del genere, visto che il tasso di mortalità di questa malattia oscilla intorno al 90%. Ebola non è contagiosa ma, allo stesso tempo, è altamente infettiva. Ecco perché il fantasma che infesta gli incubi della Repubblica Democratica del Congo è così spaventoso.





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