La diffusione della variante Omicron ha spinto molti governi, in tutto il mondo, ad accettare una possibile convivenza con il Covid-19. Questa scelta si fonda sul presupposto che la variante, seppur più contagiosa, è meno letale e non rischia di provocare il collasso dei sistemi sanitari (in presenza di immunità naturale o da vaccinazione). Negli Stati Uniti le cose stanno andando diversamente. I pazienti ricoverati in ospedale a causa del virus sono poco circa 155mila, ai livelli più alti dall’inizio della pandemia, l’esercito è dovuto scendere in campo in sei Stati per aiutare il personale sanitario e le strutture ospedaliere sono al limite della capienza.
I principali distretti scolastici hanno interrotto le lezioni in presenza a causa degli alti tassi di casi di Covid-19 e dell’assenza degli insegnanti e persino i funzionari di New York sono tornati a prendere in considerazione la didattica a distanza appena una settimana dopo aver detto che era stata inutile durante la pandemia. I casi confermati di Covid-19 sono cresciuti, secondo i dati della John Hopkins University, fino a toccare una media giornaliera di 771,580 ed in realtà sono sottostimati perché una parte dei casi confermati con test rapido non viene conteggiata ed aggiunta al database. Gli stessi test rapidi sono in via di esaurimento e ciò contribuisce a far crescere il numero di persone che rimane all’oscuro della propria positività e che quindi non si sottopone ad isolamento e continua ad infettare gli altri.
Covid grave ed obesità
Il Professor David Larsen, epidemiologo ed esperto di salute pubblica della Syracuse University di New York, ha riferito alla Bbc che gli Stati Uniti hanno “una popolazione mediamente anziana e meno in salute rispetto ad altre parti del mondo”. Nel Paese sono diffuse obesità ed ipertensione, due fattori di rischio importanti per il Covid severo ed in più le cure mediche non sono accessibili a tutti. Si tratta di un mix letale a cui vanno aggiunti un basso tasso di vaccinazione (pari al 63% della popolazione che ha terminato il ciclo vaccinale), una forte resistenza nei confronti delle mascherine e la variante Delta, più letale, che continua a circolare seppur in forma ridotta.
Non bisogna poi dimenticare, come ricordato da Larsen, che siamo “nel pieno della stagione invernale”, un periodo delicato per le malattie respiratorie. Gli Stati Uniti sono la nazione con la percentuale più alta di popolazione adulta obesa (36.3%) tra i Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) mentre nel mondo raggiungono il dodicesimo posto e sono preceduti dalla maggior parte delle nazioni dell’Oceania, dove genetica e tradizioni culturali hanno un peso determinante e dal Kuwait, in Medio Oriente. La relazione schizofrenica tra gli americani ed il cibo ha le sue fondamenta in campagne pubblicitarie senza scrupoli, in un consumo di calorie schizzato alle stelle grazie alla presenza sovrabbondante della carne e alla costante presenza di fast-food.
Il futuro della pandemia
Omicron causa molte infezioni in un lasso di tempo ridotto ma alla fine, come ricordato dall’immunologo Bruce Walker su Usa Today, “le persone da infettare finiranno e sperimenterà una fase di declino”. Questo non accadrà simultaneamente ovunque ma ci saranno una serie di ondate definibili come “crisi che si muovono geograficamente attraverso il Paese”. La possibilità che chi è immunizzato e ha ricevuto il booster si ammali gravemente sono “fortemente ridotte“. In più una volta che larga parte della popolazione si infetterà bisognerà ideare delle strategie per proteggere chi è rimasto vulnerabile, come chi è più anziani, e chi ha fattori di rischio multipli o un sistema immunitario compromesso. La risposta alla pandemia potrebbe, dunque, cambiare a partire dalla stagione primaverile e diventare molto più mirata. Non dovrebbe essere più necessario proteggere tutti e ci si potrebbe focalizzare sulle persone più fragili e sui trattamenti farmacologici loro destinati.