Esplode in Canada il caso di Jessica Yaniv, nata Jonathan Yaniv, transgender che ha presentato 13 denunce al tribunale per i diritti umani della Columbia Britannica contro donne estetiste che si sono rifiutate di eseguire una depilazione intima. Naturalmente, Jessica/Jonathan Yaniv è di fatto un uomo e conserva i genitali maschili e, in alcuni casi, ha usato falsi profili Facebook, mostrando foto di altre donne per richiedere il servizio tramite il Marketplace del social media. È un caso che può sembrare assurdo ma che racconta tutta la follia della cosiddetta “ideologia gender” e la concessione di diritti individuali illimitati radicata nel liberalismo progressista, in nome del politicamente corretto.
Secondo Yaniv, le estetiste lo avrebbero discriminato in quanto transgender perché si sarebbero rifiutate di farle una ceretta inguinale. Un rifiuto che non è affatto comprensibile, a quanto pare. È “transfobico”. È odioso. È un assalto ai diritti umani, nientemeno. Questo, almeno, è ciò che Yaniv sta sostenendo con la sua battaglia legale.
Lo scandalo Yaniv e il politicamente corretto
Come sottolinea lo Spectator, in circostanze normali, potremmo presumere che qualsiasi persona sana di mente riderebbe all’idea di un uomo che tenta di portare una dozzina di donne in un tribunale per i diritti umani perché queste – legittimamente – non vogliono toccare i suoi genitali. Ma l’ideologia dell’identità di genere è penetrata così a fondo nella società canadese che gli uomini sono donne nel momento in cui dichiarano di esserlo, indipendentemente dalla realtà dei fatti. Il problema è che la causa assurda di Yaniv è stata presa davvero sul serio e ora, delle oneste lavoratrici donne, alcune immigrate, ne stanno pagando le conseguenze, senza che la cosiddetta sinistra o i media progressisti muovano un dito in loro difesa.
Secondo lo Spectator, alcune delle donne che sono state prese di mira da Yaniv lavorano da casa. Una di queste, Marcia De Silva, ha dovuto chiudere la sua attività personale a domicilio a causa dello stress causato dalla vicenda. Un rappresentante legale delle donne ha affermato che alcune di loro sono “depresse, ansiose e insonni”. Sono donne che stavano semplicemente cercando di guadagnarsi da vivere fornendo servizi ad altre donne: eppure ora si trovano invischiate in un caso in cui sono accusate di essere “transfobiche” e paradossalmente sessiste da un uomo che dice di essere una donna.
Peraltro, questa assurda pretesa di Jessica/Jonathan Yaniv di godere di un servizio strettamente riservato alle donne, ha messo in grande imbarazzo e difficoltà alcune estetiste aderenti alla religione Sikh. Come ha spiegato l’avvocato che le rappresenta, “alcune di loro sono di religione Sikh. Nel loro credo si sposano a vita con un solo marito e per una donna sposata non è assolutamente permesso toccare i genitali di un altro maschio”.
Follia gender nel Canada progressista
“Qui in Canada – spiega Meghan Murphy – sembra che abbiamo ingoiato con entusiasmo tutto ciò che l’ideologia dell’identità di genere comporta. Amiamo pensare a noi stessi come i più gentili, inclusivi e progressisti di tutte le nazioni. E apparentemente ciò significa che anche delle donne immigrate, per le quali l’inglese è una seconda lingua, che lavorano fuori casa, spesso con bambini piccoli a cui badare, sono obbligate a toccare i genitali di un uomo se prende un appuntamento”.
L’azione legale di Yaniv può sembrare assurda, ma riflette una pericolosa deriva ideologica basata sui diritti individuali illimitati. Ovvero: puoi essere ciò che vuoi e definire il tuo “genere” come ti pare e piace. Ti senti una donna? Allora lo sei, e tutti sono obbligati a darti retta. Chiunque dica il contrario o metta in discussione questa tesi viene etichettato come bigotto, omofobo, transfobico. “Jessica Yaniv è una donna, vero? – riflette Brendan O’Neil – e chiunque dica che Jessica Yaniv non è una donna è bigotto, sì? Ne consegue che le estetiste devono depilare Jessica Yaniv nello stesso modo in cui depilano le altre donne, anche se Yaniv ha un pene anziché una vagina. Non possiamo ignorare questo caso. Solleva questioni fondamentali sui diritti delle donne, su come il transgenderismo minaccia i diritti delle donne, sulla realtà del sesso”.