È sicuro e può contare su un’efficacia pari al 90%. Il vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’americana Pfizer e dalla tedesca Biontech, il BNT162b2, ha completato le sperimentazioni sull’uomo con risultati più che eccellenti. L’annuncio è arrivato direttamente da Albert Bourla, amministratore delegato del colosso farmaceutico statunitense. Adesso si dovrà attendere la pubblicazione ufficiale dei dati, i quali dovranno poi essere valutati attentamente dalle singole autorità regolatorie dei vari Paesi.
Che tipo di vaccino è?
Il BNT162b2 è un vaccino a Rna messaggero. Si tratta di una tecnologia innovativa che consiste nell’iniettare un frammento di Rna artificiale del virus (ovvero alcune parti del suo codice genetico) all’interno dell’organismo umano. A quel punto l’Rna entra nelle cellule e ordina loro di produrre la spike, cioè la punta della corona che forma la struttura del coronavirus. La spike, nell’organismo, non provoca danni. Anzi: stimola il sistema immunitario, dunque proteine virali simili ma non uguali a quelle dell’agente patogeno. Così facendo il sistema immunitario può allenarsi nel riconoscere la loro presenza.
Come funziona?
Si deve ancora fare chiarezza. Al momento, dal comunicato diffuso da Pfizer, sappiamo che il vaccino è in grado di proteggere 9 persone esposte al virus su dieci. Una percentuale di efficacia più che ottima, considerando che ci si sarebbe accontentati anche del 50%, la soglia minima fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per l’approvazione. Non sappiamo invece se il BNT162b2 proteggerà le persone dal contagio dell’infezione o soltanto dai sintomi una volta che si è infettati.
Il vaccino interromperà la trasmissione del virus?
Il vaccino dovrebbe ridurre il rischio di contrarre il Covid-19 in forma sintomatica. Non è dato sapere se ridurrà il rischio di diffusione della malattia. Detto altrimenti: è possibile che persone vaccinate non si ammalino ma continuino ad avere particelle contagiose nella loro saliva. In tal caso potrebbero trasmettere malattia ad altri soggetti vulnerabili. Ecco perché gli esperti continuano a ripetere che il farmaco sarà una manna dal cielo ma non risolverà di colpo tutti i problemi.
Quanto dura la protezione?
Non sappiamo se il vaccino garantirà un’immunità a vita o a breve termine. La sperimentazione ha rilevato l’efficacia del vaccino 28 giorni dopo l’inizio del trattamento. Considerando che il farmaco consiste in due dosi somministrate a distanza di tre settimane l’una dall’altra, la protezione viene raggiunta 28 giorni dopo la prima dose.
Perché il vaccino è inefficace nel 10% dei casi?
Le motivazioni possono essere molteplici. Per dare spiegazioni più approfondite bisognerebbe conoscere i pazienti in cui il vaccino si è rivelato inefficace. In generale, un vaccino agisce in modo diverso su persone diverse. L’efficacia può dipendere dall’età dei soggetti e da altre variabili. Senza approfondire i dati della sperimentazione è impossibile rispondere a questa domanda.
Il vaccino funzionerà su persone di tutte le età?
Non sono ancora stati rilasciati dati suddivisi per età. Sappiamo che nella sperimentazione condotta erano inclusi bambini di età superiore ai 12 anni e adulti fino agli 85 anni. Solitamente la maggior parte degli antidoti funziona meglio nei giovani che non negli anziani. L’organismo di questi ultimi, infatti, non sempre attiva un’efficace risposta immunitaria a un’infezione naturale.
È sicuro il vaccino Pfizer?
Il comunicato diffuso da Pfizer e BionTech parla di vaccino sicuro ed efficace nel 90% dei casi. I due colossi hanno sottolineato come, al momento, non siano emersi problemi di sicurezza. Tra i possibili effetti collaterali potrebbero esserci braccia doloranti e febbre: caratteristiche comuni e in linea con le altre vaccinazioni.
Paul Hunter, professore di medicina presso la University of East Anglia, ha affrontato sul Guardian un tema interessante: “Dato che si tratta di un nuovo tipo di vaccino – uno che utilizza una tecnologia che fino ad ora non era mai stata approvata per l’uso negli esseri umani – non è impossibile che qualcuno possa essere allergico a un suo componente”.
Quando arriverà?
Non c’è una data certa. Quantità limitate di vaccino potrebbero essere disponibili già entro la fine del 2020. Pfizer prevede di sfornare 50 milioni di dosi entro la fine dell’anno corrente e oltre 1,3 miliardi nel 2021.
Quale Paese lo avrà per primo
Scendendo nel dettaglio, l’Unione europea aveva ordinato 200 milioni di dosi ed è pronta a esercitare l’opzione per altre 100 milioni. Il Regno Unito ne aveva ordinate 30 milioni ma ieri il premier Boris Johnson ha parlato di 40 milioni. Gli Stati Uniti, che puntavano molto sul vaccino di Moderna, hanno ordinato 100 milioni di dosi ma hanno l’opzione per acquistarne un altro mezzo miliardo.
E ancora: il Giappone ha prenotato 30 milioni di dosi e il Canada altre 20, con l’opzione di arrivare a 76 milioni. Pfizer non ha ancora deciso le modalità di distribuzione delle dosi tra le varie nazioni. Resterà inoltre da capire come risolvere la carenza di magazzini frigoriferi – necessari per mantenere il vaccino a basse temperature – in alcune aree del mondo, tra cui varie parti di Asia, America Latina e Africa.
Ci saranno anche altri vaccini?
È molto probabile. Al momento sono in corso altre sperimentazioni cliniche, in particolare da parte di Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson. I risultati ottenuti da Pfzier fanno ben sperare.