Nel 2012 la miniera di Tongguan, nella provincia cinese dello Yunnan, ha ospitato un virus assassino molto simile al Sars-CoV-2. Un lontano parente del nuovo coronavirus di Wuhan che, all’epoca, ha provocato il ricovero di sei lavoratori a causa di una polmonite incurabile e la morte di tre di loro.

Nel sudest della Cina, nei meandri di una miniera di rame abbandonata, tra il guano dei pipistrelli e la presenza di ratti e toporagni, un gruppetto di operai stava ripulendo il pavimento della grotta. Un lavoro come un altro, se non che, dopo qualche giorno, tutte quelle persone si sono ritrovate ricoverate in condizioni più o meno gravi. Che cosa era successo? Nessuno lo sapeva.

Per fare luce sull’accaduto, le autorità spedirono nello Yunnan alcuni scienziati del laboratorio di Wuhan. Ebbene, secondo la ricostruzione del Sunday Times, gli esperti scoprirono un virus quasi identico al coronavirus che ha recentemente messo in ginocchio il mondo intero. Nel caso in cui questo scenario dovesse essere confermato, le origini della pandemia tornerebbero nuovamente sotto i riflettori.

Già, perché a quel punto sorgerebbe spontaneo chiedersi perché un virus scoperto anni fa nelle caverne dello Yunnan e trasportato fino al laboratorio di Wuhan sia potuto riemergere nel dicembre 2019 provocando il disastro sanitario che abbiamo più volte raccontato.

Un parente del Sars-CoV-2

Torniamo alla nostra storia. Pare che gli scienziati inviati nella miniera raccolsero il virus per conservarlo a una temperatura di meno 80 gradi nel laboratorio di Wuhan. Il loro obiettivo? Studiarlo, analizzarlo, capire le sue origini e, chissà, magari anche trovare un vaccino. A guidare la “caccia al virus” fu mobilitata la virologa Shi Zhengli, la Bat Woman cinese, soprannominata anche donna dei pipistrelli.

La squadra di Shi entrò nella miniera equipaggiata a dovere: tute, maschere di protezione, reti e pale per raccogliere campioni di feci da 276 pipistrelli e da analizzare, in un secondo momento, in laboratorio. I risultati di quegli studi mostrarono che la metà dei pipistrelli di quella grotta erano portatori di coronavirus. Molti avevano contemporaneamente addirittura più geni di un genere. Una condizione del genere, tra l’altro, può creare una pericolosa miscela di patogeni.

Intanto gli anni passano, e nel 2016 Shi ha pubblicato uno studio intitolato “La coesistenza di multipli coronavirus in diverse colonie di pipistrelli in una miniera abbandonata”. La virologa ha scritto che due sequenze genetiche trovate in sei specie di pipistrelli erano dello stesso genere che provocò la Sars nel 2003. Uno di questi coronavirus, riscontrato nel Rhinolophus affinis, fu rinominato RaBtCoV/4991.

La miniera, il laboratorio, il mercato

Il RaBtCoV/4991 era un virus simile al Sars-CoV-2; la somiglianza raggiungeva una percentuale vicina al 100%. Dove furono trasportati i campioni del pericoloso virus? Sempre secondo la ricostruzione del Sunday Times, all’interno di un laboratorio di massima sicurezza (livello 4 di biosicurezza) appena costruito a Wuhan.

Shi stava studiando il campione per capire se e come avrebbe potuto infettare gli esseri umani. Le ricerche proseguirono nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017. Gli scienziati effettuavano esperimenti di infettività virale, combinavano vari coronavirus e cercavano di capire come avrebbero potuto diventare più trasmissibili.

La stessa Bat woman, qualche mese fa, arrivò a esprimere alcuni dubbi: il Sars-CoV-2 era per caso uscito da quel laboratorio in seguito a un errore umano? La stessa virologa si affrettò a dire che no, il Covid-19 non era uscito dalle sue provette. Non ci sono tuttavia verifiche indipendenti per confermare le sue parole.

In ogni caso, dal momento che il mercato di Huanan, ground zero del contagio, si trova a due passi dal laboratorio in cui veniva conservato il RaBtCov/4991, è possibile che un animale infettato dal virus (magari un pangolino) possa aver viaggiato dal sud della Cina fino al mercato. Oppure che uno dei ricercatori che stava analizzando il virus possa esser diventato asintomatico.