Che la pandemia di coronavirus sarebbe stata una grandissima sfida per l’India di Narendra Modi era chiaro sin dal principio, considerando le enorme problematiche igienico-sanitarie, sociali e legate alla tradizione stessa del popolo indiano. Tuttavia, alla vigilia dello scoppio dirompente della malattia nel paese le misure prese dal governo federale sembrano essere state messe in piedi con abbondante anticipo, aiutando la situazione del Paese perlomeno a non uscire completamente dal controllo delle autorità.

Nulla di tutto ciò, purtroppo, è però successo: con l’India che proprio nella giornata del 6 settembre ha registrato l’aumento record giornaliero di casi, con 90mila nuovi contagiati (superando di fatto il Brasile di Jair Bolsonaro e “conquistando” il secondo posto nella triste classifica mondiale). E in questo scenario, dunque, l’India evidenzia tutte le criticità e tutte le problematiche espresse nei suoi riguardi sino a questo momento, confermando anche tutte le paure relative alla possibilità che il Paese divenga un “focolaio perenne” di coronavirus – come già accaduto per le grandi malattie del passato.

Povertà e carenze mediche: l’India ha perso la sfida

Esplosa in primo luogo nelle baraccopoli e propagatasi dunque per tutto il Paese, la pandemia di coronavirus ha messo in ginocchio il ceto più povero della popolazione non in grado di permettersi le cure adeguate ed ha soprattutto atterrato lo stesso sistema sanitario. Nonostante le campagne mediatiche volte a formare la popolazione sotto l’aspetto della prevenzione, infatti, la maggioranza degli strumenti di igiene considerati basilari in occidente (come acqua e sapone) sono inaccessibili o irreperibili per la maggioranza della popolazione. E se questo è valevole per quanto riguardo le baraccopoli, non bisogna dimenticarsi di come, nelle campagne, molto spesso non sia disponibile nemmeno l’acqua potabile: elemento questo che complica ulteriormente le cose.

In questa situazione, dunque, la pandemia si è propagata. Con le persone infatti che non vivono nelle condizioni per poter rispettare il distanziamento sociale e con i bambini e gli anziani spesso malnutriti è dunque esplosa la bomba sociale, che ha di fatto atterrato l’India più di qualsiasi altro Paese nel continente asiatico.In uno scenario che, con il passare del tempo, sembra però tutt’altro che essere migliorato.

Il nuovo record di contagi

Come sottolineato precedentemente, il nuovo record di contagi raggiunto dall’India ha portato il Paese al secondo posto tra quelli più colpiti dalla pandemia, dietro agli Stati Uniti e davanti al Brasile (dove sono presenti sostanzialmente le medesime problematiche sociali). E in questa situazione, dunque, è divenuto palese come le misure messe in campo dal governo federale e dalle autorità del territorio non siano state sufficienti ad evitare una catastrofe che, come preventivabile, è destinata a portare avanti i suoi effetti ancora per molti mesi a venire.

Il vero problema, però, nasce dal fatto che una situazione fuori dal controllo non risulta essere un pericolo soltanto per l’India – una delle principali potenze produttive mondiali – ma rischia di portare danni anche al di fuori dei confini. Non soltanto a causa dei rallentamenti delle esportazioni ma soprattutto per il rischio che il Paese diventi un “focolaio perenne” di coronavirus, pronto ad esplodere da un momento all’altro e calando di nuovo il mondo nel grigio della crisi pandemica. In uno scenario che, purtroppo, allo stato attuale sembra molto più vicino che mai.

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