Da una parte troviamo la posizione dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che nel momento di maggiore apprensione si è affrettata a spiegare che no, ricevere pacchi postali o lettere “non comporta alcun problema per il contagio“. Dall’altro lato troviamo l’avvertimento di numerosi esperti, che hanno ricordato come il Sars-CoV-2 riesca a sopravvivere, all’aria aperta, diverse ore su varie superfici prima di alzare bandiera bianca.
Un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine suggerisce che il virus resisterebbe fino a 72 ore su plastica e acciaio, 24 ore sul cartone e 4 sul rame. L’arco temporale, quindi, varierebbe a seconda delle caratteristiche della superficie. Pare che quelle meno porose, come ad esempio plastica e acciaio, siano le peggiori in quanto assorbirebbero meno facilmente le goccioline attraverso le quali si trasmette il virus e preserverebbero l’agente patogeno attivo.
Tornando ai pacchi, oltre alle superfici, bisogna considerare anche le condizioni ambientali in cui avvengono le spedizioni. Tra i fattori che più influenzerebbero la sopravvivenza del virus ci sarebbero la quantità di areazione dei locali (spesso gli oggetti viaggiano all’interno di furgoni o altri mezzi) e l’umidità presente al loro interno.
Indagini in corso
Insomma, il virus può stare su una superficie ma il rischio che possa avvenire il contagio attraverso la spedizione di pacchi è estremamente bassa. Riassumendo le voci fin qui raccolte, è evidente che ci troviamo di fronte a un virus del quale non conosciamo assolutamente nulla. L’ultimo focolaio scoppiato a Pechino, all’interno del mercato di Xinfadi, ha tuttavia sollevato numerosi dubbi sulle modalità di trasmissione del virus.
Le autorità cinesi stanno cercando di ricostruire le origini del cluster. Inizialmente tutte le ipotesi erano ricadute sui salmoni congelati importati dall’Europa; erano infatti state ritrovate tracce virali sopra un tagliere usato per preparare il pesce in questione. In un secondo momento gli esperti hanno scagionato il povero salmone.
Eppure Wu Zunyou, capo epidemiologo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato che le basse temperature e l’elevata umidità sarebbero due condizioni che favorirebbero la sopravvivenza virale. In base a questo, alcuni esperti hanno pensato subito alle importazioni di cibo congelato. È da lì che il Sars-CoV-2 è entrato nel mercato di Xinfadi? Le indagini sono ancora in corso.
Cibo e pacchi nel mirino dei funzionari cinesi
Cibo e pacchi, in teoria, non dovrebbero essere pericolosi ai fini della trasmissione del virus. Eppure, fa sapere Reuters, i funzionari di Pechino stanno conducendo test a tappeto per rilevare possibili tracce di coronavirus sugli addetti alla consegna di cibo e pacchi. Stando a quanto riferito da Beijing News, i lavoratori di SF Express, la seconda più grande società di servizi di consegna della Cina, si sono presentati in massa nei punti cittadini allestiti dalle autorità per sottoporsi al test dell’acido nucleico.
La ditta di consegna di alimenti Meituian Dianping ha dichiarato che i suoi dipendenti sarebbero stati testati, e che quelli che avevano recentemente effettuato consegne in aree ad alto rischio sarebbero stati temporaneamente messi fuori servizio (in una quarantena casalinga di 14 giorni. I clienti di Meituna, inoltre, potranno visualizzare tutti i dettagli sulla disinfezione del pacco ricevuto e la temperatura corporea del corriere. In Cina si sospetta che la contaminazione possa avvenire attraverso l’imballaggio, e che spedizioni contaminate possano contribuire a diffondere il virus. Gli esperti sono all’opera per fare luce su tutte le zona d’ombra.