Allarme rosso nello Heilongjiang, provincia situata nel nord est della Cina. Nelle ultime ore la città di Suifenhe, non distante dal confine con la Russia, ha fatto registrare 79 nuovi casi importati di Covid-19, tutti riferiti a cittadini cinesi rientrati in patria. I dati ufficiali, riportati dall’agenzia Xinhua, parlano di un totale di 326 casi complessivi nell’intera provincia, 322 dei quali proprio a Suifenhe.

Il Global Times ha scritto che la provincia ha subito ”mobilitato gli abitanti nella battaglia contro l’epidemia” offrendo ”una ricompensa di 3mila yuan (circa 388 euro) a chi vive nelle zone di confine e segnala ingressi irregolari” nel territorio cinese. I premi salgono addirittura a ”5mila yuan a chi cattura” persone che oltrepassano ”illegalmente” il confine e le consegna alle autorità. Nel frattempo, mentre lo scorso 8 aprile la megalopoli di Wuhan ripartiva dopo il lockdown imposto il 23 gennaio, il governo cinese ha imposto il blocco alla citata Suifenhe, con restrizioni agli spostamenti.

Il rischio di una nuova Wuhan

Suifenhe potrebbe diventare, al netto delle dimensioni e del numero di abitanti (all’incirca 70mila), la nuova Wuhan cinese, e la provincia dello Heilongjiang il nuovo Hubei. La situazione è complessa, tanto che Pechino ha subito preso due misure drastiche: via ai lavori per la costruzione di un ospedale temporaneo capace di accogliere i pazienti infetti (costruzione già terminata) e stop a tutti gli ingressi dalla Russia. Un divieto, quest’ultimo, che vale anche per i cittadini cinesi.

Insomma, la Cina non ha assolutamente intenzione di ritrovarsi tra le mani un nuovo epicentro per una potenziale seconda ondata di Covid-19. I rischi sono elevati, perché Suifenhe è uno dei principali punti di transito per gli spostamenti tra Russia e Cina e l’intero Heilongjiang è terra di frontiera. Il porto di Suifenhe, un importante valico di frontiera, ”ha chiuso il suo canale di ispezione passeggeri e ha rafforzato i controlli sul canale di ispezione merci”, ha dichiarato a Xinhua il signor Wang Yongping, sindaco della città.

Confini sigillati

Da qualche giorno tutto il personale in ingresso da Suifenhe deve sottoporsi a test dell’acido nucleico ed essere messo in quarantena in strutture designate. Oltre 120 operatori sanitari sono stati inviati da tutta la provincia per sostenere il sistema sanitario locale, colpito dai contagi importati. Suifenhe, ha spiegato un dipendente del gruppo di investimento Longjiang Trading, con sede ad Harbin, è stata messa in quarantena, e una sola persona per ciascuna famiglia può uscire per fare la spesa.

“Molti cinesi in Russia vogliono tornare in Cina in un momento in cui l’epidemia si sta attenuando nel loro paese, ma devono considerare il rischio di infezione durante il viaggio”, ha aggiunto il funzionario che ha richiesto l’anonimato. La battaglia del Dragone contro il Covid-19 non è ancora terminata anche se l’ultimo bollettino è tutto sommato positivo.

La Cina ha registrato 46 nuovi casi di coronavirus e nessuna vittima nelle ultime 24 ore. Dei nuovi contagi 34 sono stati importati dall’estero.  Dei casi interni, tre sono stati registrati nella capitale Pechino, che ha applicato severe misure di quarantena e di distanziamento sociale. Altri quattro sono stati segnalati nella provincia nord-orientale di Heilongjiang. La Cina ha ora un totale di 3.342 morti e 82.341 casi.





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