Il miglior modello di contenimento della diffusione del nuovo coronavirus? Per la maggior parte degli esperti la risposta è semplice: il modello cinese. Eppure, a due passi dalla Cina, c’è un altro Paese che ha saputo vincere la sua battaglia personale contro il Covid-19, senza tuttavia ricevere lo stesso clamore del vicino da parte della stampa internazionale.
Si tratta del Vietnam che, con una popolazione di 97 milioni di persone e un lungo tratto di confine proprio con il gigante cinese, non ha ancora registrato vittime a causa della pandemia. La Cnn ha definito la lezione vietnamita “una storia di successo”. Anche perché il Vietnam, con risorse economiche inferiori, ha saputo limitare i danni al pari della citata Cina, di Taiwan, Hong Kong e della Corea del Sud.
Secondo i dati della Johns Hopkins University, i casi confermati di Covid-19 all’interno di questa nazione sono meno di 500: appena 328. Come ha rimarcato l’agenzia Adnkronos, uno studio condotto da una ventina di esperti di salute pubblica del Paese ha evidenziato come il 43% dei primi 270 casi di Covid accertati fossero pazienti asintomatici. In teoria, questo, avrebbe potuto essere un ostacolo in più per una nazione costretta a fronteggiare un nemico sconosciuto e invisibile. Così non è stato, e i dati sono lì a dimostrarlo.
La ricetta del Vietnam
Il Vietnam conta otto medici ogni 10mila persone; come se non bastasse, ogni anno il Paese vietnamita viene visitato da milioni di cinesi. È anche per questo che alcuni scettici hanno storto la bocca davanti a dati epidemiologici così positivi. “Sono tutti i giorni nei reparti, conosco i casi, so che non ci sono stati decessi“, ha detto alla Cnn Guy Thwaites, un medico, esperto di malattie infettive che lavora in uno dei principali ospedali per pazienti Covid e che dirige la Oxford University Clinical Research Unit di Ho Chi Minh City.
A questo punto vale la pena cercare di spiegare il segreto del Vietnam. La ricetta è un mix di vari fattori: si va dalla risposta tempestiva del governo per evitare la diffusione del virus alle rigorose misure di tracciamento dei contatti e quarantena, dalla campagna di informazione capillare con una mobilitazione dell’apparato propagandistico. Non solo: Hanoi si era preparata all’emergenza prima dei due casi confermati il 23 gennaio. All’indomani della notizia le autorità hanno bloccato tutti i voli da e per Wuhan.
“Non abbiamo aspettato solo le linee guida dell’Oms – ha spiegato Pham Quang Thai, numero due del Dipartimento di controllo delle infezioni dell’Istituto nazionale di igiene ed epidemiologia di Hanoi – Abbiamo usato i dati che arrivavano dall’estero e dall’interno del Paese per agire in anticipo“. A gennaio il Paese aveva già predisposto il controllo della temperatura per i passeggeri in arrivo, via aerea, da Wuhan.
Un modello che funziona
La Cina ha saputo mettere la museruola al Covid-19 affidandosi a un lockdown severo, affiancato da una mobilitazione dal basso, con il lavoro sul campo dei comitati di quartiere, le cellule di condominio e dei militanti di base, e da un capillare controllo tecnologico dall’alto, grazie a varie applicazioni di tracciamento. Il Vietnam non è stato da meno. Come ha scritto la Cnn, a metà gennaio il vice premier vietnamita Vu Duc Dam chiedeva alle agenzie governative “misure drastiche” per contenere la diffusione del virus.
Il primo febbraio venivano sospesi tutti i voli con la Cina e il giorno arrivava lo stop ai visi per i cittadini cinesi, fino ad arrivare a fine marzo con il divieto d’ingresso per tutti gli stranieri. La campagna di informazione governativa ha poi sfruttato al meglio giornali e tv per informare la popolazione sui pericoli sanitari. Ma il modello Vietnam si è rivelato efficiente anche a emergenza in corso.
I pazienti Covid, ha chiarito ancora Pham, devono fornire alle autorità un elenco dettagliato di tutte le persone incontrate negli ultimi 14 giorni, mentre giornali e tv informano quando e dove si è recata una persona infetta. Per fare un esempio, quando al Bach Mai Hospital di Hanoi sono stati accertati decine di casi di coronavirus, le autorità hanno subito imposto il lockdown per la struttura e tracciato quasi 100.000 persone che vi si erano recate. A fine aprile, dopo tre settimane di lockdown, sono state revocate le misure di distanziamento fisico e sociale. Hanno riaperto gli uffici. Scuole e università hanno riaperto questo mese. Adesso che il peggio è passato la vita sta gradualmente tornando alla normalità.