Evitare focolai di Covid-19 in scuole, ristoranti, centri commerciali e negozi. Tracciare nel minor tempo possibile tutti i contatti avuti negli ultimi giorni da eventuali pazienti infetti. Scongiurare il ritorno di fiamma del virus dopo che la seconda ondata è stata domata con efficienza. Sono questi i tre obiettivi che si prefigge di centrare Singapore, uno dei tanti Paesi asiatici riuscito a respingere l’assalto del Sars-CoV-2 grazie a un mix di organizzazione e tecnologia.
A Singapore, da agosto in poi, i contagi giornalieri sono progressivamente diminuiti, tanto che da settimane si contano poche decine di casi, per lo più importati dall’estero. In vista dell’imminente ingresso della città-stato nella cosiddetta fase tre della sua riapertura, le autorità sono pronte a lanciare un nuovo approccio di lotta al coronavirus.
Il “modello Singapore”
Piccolo passo indietro necessario per raccontare il “modello Singapore”. Oltre alla classica app di tracciamento, caratteristica che accomuna molti Paesi – con tassi di efficienza più o meno elevati – Singapore si è affidata fin da subito a SafeEntry, un sistema digitale nazionale che registra i dati dei clienti che entrano in un luogo pubblico.
Che entrino in un bar o in un ristorante, i cittadini devono esibire per la scansione un documento d’identità o un QR Code memorizzato sullo smartphone. I gestori provvedono al controllo tramite un lettore. I dati vengono acquisiti, crittografati e archiviati sul telefono dell’utente per 21giorni, ovvero il periodo d’incubazione del virus. Questo sistema, integrato al funzionamento dell’app TraceTogheter, avvisa le autorità non appena una persona registrata si rivela positiva. Conoscendo sia le interazioni avute dal soggetto che i luoghi da lui visitati, è facile intervenire bloccando sul nascere la possibile catena di contagio.
App e token obbligatori
Ebbene, entro la fine di dicembre, a Singapore non basterà più farsi scansionare il proprio smartphone per poter accedere nei luoghi pubblici. All’ingresso dei suddetti luoghi sarà obbligatorio effettuare un check-in con l’app TraceTogheter o mediante un apposito token, un dispositivo che dovrà esser sempre portato con sé.
L’uso di tali tecnologie dovrebbe iniziare nei cinema, per poi estendersi altrove. Ma come funziona questo sistema? Sia l’app che il token scambiano segnali bluetooth con altre app o token situati nelle vicinanze. In caso di necessità entrambe consentono un rapido tracciamento di soggetti entrati potenzialmente in contatto con utenti contagiati. I dati raccolti vengono crittografati e raccolti per circa un mese, prima di essere eliminati automaticamente.
L’intervento nelle scuole
Niente banchi a rotelle. Per rendere più sicure le scuole a Singapore hanno scelto di abbracciare la tecnologia. La stessa tecnologia impiegata nel resto della società per frenare la corsa del coronavirus. Secondo quanto riportato dalla Bbc, gli alunni della città-stato asiatica di età superiore ai setti anni dovranno utilizzare l’app di localizzazione dei contatti TraceTogheter o il citato dispositivo indossabile. Sia chiaro, non tutti gli alunni hanno la possibilità di accedere ai propri telefoni. In quel caso c’è l’alternativa di usare il token, indossabile su un cordino e trasportabile in ogni luogo.
In generale, al netto delle polemiche sulla privacy, la misura mira a coinvolgere “almeno il 70% della popolazione di Singapore nel programma TraceTogether, una tecnologia di tracciamento dei contatti per rilevare le persone che erano state in stretta vicinanza con i pazienti con Covid-19”, hanno spiegato fonti del governo al quotidiano The Strait Times. Almeno per il momento Singapore ha evitato l’onda d’urto della pandemia. Vedremo se sarà in grado di proseguire lungo lo stesso percorso.