A quanto pare il “modello Cina” ha funzionato. Numeri alla mano, grazie alle sue drastiche misure, Pechino è riuscita a sferrare un colpo fatale alla diffusione del coronavirus all’interno dell’ex Impero di Mezzo. L’unica strategia per arginare efficacemente l’avanzata del Covid-19 – ha spiegato l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – prevede una lista di leggi più o meno ferree: ridurre al minimo l’interazione sociale, bloccare gli spostamenti, centellinare le uscite, sospendere eventi pubblici e prendere precauzioni di igiene personale.

Pechino ha applicato tutto ciò alla lettera e, in circa due mesi, è riuscito quasi a debellare il “demone” misterioso che turbava il sonno di Xi Jinping. Dopo una prima fase di totale incapacità, tra presunte notizie nascoste o date in ritardo, il Dragone ha deciso di tagliare l’albero dei problemi alla radice. Due tagli secchi: con il primo è stata chiusa l’intera provincia dello Hubei, l’epicentro del contagio, mentre con il secondo si è obbligata la popolazione a reinventare la propria quotidianità.

Il “periodo speciale”, il teshu shiqi, come lo chiamano in Cina, è stato subito accolto dai cittadini con la massima serietà. Le severe pene previste per i trasgressori delle disposizioni hanno contribuito ulteriormente a far rispettare le norme temporanee.

Il plauso dell’Oms

L’Oms ha creato una commissione internazionale ed effettuato una missione in Cina per capire com’è la situazione oltre la muraglia. Il gruppo, formato da 25 esperti, ha espresso un giudizio più che positivo sull’operato di Pechino, arrivando persino a sostenere che “gran parte della comunità globale non è ancora pronta, nella mentalità e materialmente” ad attuare misure come quelle cinesi, “le uniche efficaci”.

Quattro sono i punti focali del modus operandi della Cina: sorveglianza proattiva per rilevare subito i casi positivi, diagnosi rapide con isolamento immediato dei pazienti positivi, monitoraggio rigoroso e massima quarantena dei contatti stretti. Da un punto di vista sanitario, gli esperti hanno notato che il 20% delle persone infette, in Cina, ha avuto bisogno di cure ospedaliere per settimane. Il Paese dispone letti d’ospedale per curare lo 0,4% della popolazione allo stesso tempo, senza considerare che molti di questi posti erano occupati da pazienti che avevano altre malattie. Da qui la decisione cinese di contenere con forza la diffusione del virus, con l’obiettivo di mantenere basso il numero delle persone gravemente malate.

In un secondo momento sono stati aumentati il numero dei letti, così come materiale e personale. Implementati, inoltre, vari metodi di trattamento della malattia; i più efficaci sono stati implementati a livello nazionale. Morale della favola: adesso il tasso di mortalità in Cina è inferiore rispetto a quello di un mese fa.

I provvedimenti politici

Gli effetti positivi del metodo cinese non sono tardati ad arrivare. Come sottolinea Science, adesso negli ospedali cinesi iniziano ad abbondare i letti vuoti, quegli stessi letti creati nella fase cruciale dell’emergenza. Molti non credevano alla Cina ma il rapporto dell’Oms non lascia spazio all’immaginazione: “Le misure estreme adottate dalla Cina per contenere la diffusione del virus hanno cambiato il corso di un’epidemia che si stava allargando rapidamente”.

La provincia dell’Hubei è finita in quarantena dallo scorso 23 gennaio: una cinquantina di milioni di persone sono quindi isolate da quel giorno. Con gli spostamenti del cluster iniziale bloccati, la diffusione si è arrestata. Non solo: il governo ha lanciato un piano senza precedenti. Al fine di rintracciare tutte le persone che avevano avuto contatti con gli infetti sono state allestite migliaia di squadre composte da almeno cinque persone.

Cancellati, inoltre, tutti gli eventi sportivi, i teatri, le scuole di ogni ordine e grado e le attività commerciali non necessarie. Obbligo di indossare la mascherina per chi esce di casa: fino a qualche giorno fa poche persone potevano abbandonare la propria abitazione, giusto qualche membro della famiglia, per poche ore e nemmeno tutti i giorni (regola variabile da città a città). Questi dispositivi hanno ridotto la vita sociale dei cinesi ma in compenso i nuovi contagi sono scesi sempre più in basso.





Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.