Nelle utlime settimane diversi media internazionali hanno acceso i riflettori su un tema controverso: la presenza, all’interno di Paesi terzi, di presunte stazioni di polizia segrete cinesi accusate di effettuare le peggiori nefandezze a danno di malcapitati cittadini cinesi, o peggio, di cattuarre i dissidenti fuggiti oltre la Muraglia. È difficile analizzare la notizia, anche perché il tema si è subito inserito nel clima da Guerra Fredda che antepone il blocco occidentale incarnato dagli Stati Uniti ai Paesi non democratici, come Russia, Cina e Iran.

A parlare per la prima volta del tema è stata l’organizzazione per i diritti umani Safeguard Defenders, che ha dato alla luce un report intitolato Chinese Transnational Policing Gone Wild. Secondo l’ong spagnola, gli uffici di pubblica sicurezza di due province cinesi avevano istituito 54 “centri di servizio di polizia d’oltremare” in cinque continenti e 21 Paesi. La maggior parte di questi centri si trova in Europa. Nove strutture sono state individuate in Spagna, quattro in Italia, due nel Regno Unito, uno a Glasgow. E ancora, la ricerca parla di Austria, Irlanda e Paesi Bassi, ma anche di Canada e Stati Uniti.

Per Safeguard non ci sono dubbi: siamo di fronte ad una rete globale di stazioni di polizia cinesi costruita più o meno in segreto. L’organizzazione elenca nel proprio rapporto più di 30 presunte sedi, complete di recapiti telefonici e indirizzi. La scorsa settimana il governo irlandese ha ordinato la chiusura di un ufficio a Dublino che, secondo un cartello all’ingresso, si chiamava Fuzhou Police Overseas Service Station. A Londra, la Camera dei Comuni ha persino discusso il rapporto, mentre in Olanda è in corso un’indagine. Ci troviamo di fronte ad un fraintendimento, come ha spiegato Pechino, ad una notizia strumentalizzata per fini geopolitici o ad una vera e propria minaccia?

Il report della Ong

Innanzitutto, sottolinea Safeguard Defenders, le strutture sono state apparentemente create per affrontare la criminalità transnazionale e svolgere svariati compiti amministrativi, tra i quali citiamo il rinnovo delle patenti di guida cinesi. L’ong non ha però dubbi nel sostenere che questi uffici svolgerebbero in realtà “operazioni di persuasione” volte a costringere eventuali dissidenti a tornare in patria. Se così fosse, avamposti del genere potrebbero violare l’integrità territoriale di un Paese ospitante, aggirando le giurisdizioni nazionali e le tutele offerte dal diritto interno.

Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che quella descritta nel report dell’ong non è un’operazione centralizzata da Pechino. Al contrario, la maggior parte degli uffici citati sarebbero stati allestiti negli appartamenti, negli uffici o nei ristoranti di cittadini cinesi espatriati, e qui raggruppati in associazioni culturali. Il tutto, va da sé, su base volontaria.

In Germania lo stesso Der Spiegel avrebbe scoperto che nel Paese vi sarebbero almeno una mezza dozzina di cittadini cinesi che, in violazione di tutte le convenzioni diplomatiche, avrebbero operato come intermediari per agenzie cinesi del tutto indipendenti dall’Ambasciata cinese a Berlino e dai suoi consolati presenti. Diversi di loro, inoltre, sarebbero stati elencati, insieme ai loro numeri di cellulare, in un articolo su un quotidiano di settore cinese nel febbraio dello scorso anno come contatti per i cittadini cinesi che vivono all’estero.

La spiegazione della Cina

Se per la ong queste strutture sono “stazioni di polizia segrete”, il portavoce degli Affari Esteri cinesi, Wang Wenbin, ha chiarito che quegli uffici non sono altro che stazioni di servizio per i cittadini cinesi all’estero, e che la Cina ha pienamente rispettato la sovranità giudiziaria degli altri Paesi.

I funzionari cinesi, dunque, non hanno negato l’esistenza delle stazioni di servizio, ma hanno altresì affermato che esistono per fornire, appunto, servizi burocratici ai cittadini cinesi, e che non portano avanti operazioni di polizia di alcun tipo.

L’ambasciata cinese in Canada, ad esempio, ha fatto sapere che le stazioni esistono per consentire ai cittadini cinesi di completare mansioni come il rinnovo della patente di guida: “Lo scopo principale della stazione di servizio all’estero è fornire assistenza gratuita ai cittadini cinesi d’oltremare a questo proposito”.

Insomma, per Pechino l’intera vicenda non sarebbe nient’altro che un grande malinteso. In attesa di saperne di più, i media olandesi hanno calcato la mano, accusando il governo cinese di aver creato almeno due “stazioni di polizia” non dichiarate nei Paesi Bassi incaricate di fornire servizi diplomatici ma utilizzate per cercare di mettere a tacere i dissidenti cinesi in Europa. Mentre le accuse si moltiplicano c’è il rischio che l’intera faccenda possa essere strumentalizzata. Da una parte e dall’altra.

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