La serrata globale decisa giorno dopo giorno da sempre più Paesi ha messo la popolazione mondiale sull’allarme, volta ad accaparrarsi il maggior numero di beni di prima necessità possibile per far fronte alle prossime dure settimane. Con mezzi supermercati europei svuotati, carta igienica finita e sterilizzanti esauriti ormai già da settimane, la grande distribuzione è rimasta spiazzata di fronte ai prodotti che sono stati considerati di prima necessità da parte della popolazione. Un caso particolare – riscontrato in più parti del Mondo – deve però lasciar pensare, soprattutto su tutto ciò che riguarda le paure delle persone: l’esponenziale incremento delle vendite di armi.
In Ungheria i negozi di armi lavorano cinque volte di più
È un dato quasi inquietante quello che viene evidenziato da un’indagine portata avanti dall’agenzia di stampa Reuters, riguardante il reale incremento della vendita di armi a Budapest. Stando a quanto riferito da un commerciante ungherese, gli acquisti sarebbero infatti cinque volte maggiori rispetto a quelli attesi per il mese di marzo: a chiaro segnale di come la pandemia abbia spinto la popolazione ad armarsi, in attesa degli scenari peggiori. Simili incrementi sono intanto stati segnalati anche in Repubblica Ceca.
Per alcuni si tratta di semplice paura, per altri di semplice precauzione: l’importante alla fine è non farsi mai trovare impreparati. Tuttavia, il quadro che si delinea evidenzia come – in tempo di crisi – i sentimenti peggiori delle persone vengono alla luce; e tale fattore andrebbe analizzato anche sotto altri aspetti ben più vicini alla nostra quotidianità.
Negli Stati Uniti si fa la fila davanti ai negozi
Come è stato riportato nei giorni scorsi, il fenomeno della corsa all’acquisto delle armi ha avuto particolare rilevanza soprattutto negli Stati Uniti, con la città di New York che ha registrato il più grande incremento delle vendite. Code davanti ai negozi e persone che si preparano a scenari apocalittici non sono che la punta di un problema che attanaglia da anni il Paese e che la psicosi da Coronavirus non ha fatto altro che aggravare.
Anche in questo caso, il ragionamento di base è lo stesso riscontrato in Ungheria: prepararsi al peggio, nel caso in cui l’ordine stabilito venga abbattuto dalla durezza della pandemia del Covid-19. Tuttavia, l’aumento delle armi in circolazione in un momento di difficoltà accresce anche il rischio di crimini – come furti e rapine – nonché di utilizzi impropri da parte di persone non adeguatamente formate al loro utilizzo. E sono proprio queste problematiche a creare i peggiori presagi per il prossimo futuro, mentre il numero dei contagiati continua la sua parabola ascendente.
Perché le armi sono una necessità?
Da un punto di vista psicologico, siamo abituati a sentirci – più o meno, a seconda dei Paesi – sicuri grazie alle tutele fornite dalle forze dell’ordine in una condizione di sostanziale stabilità. Gli sconvolgimenti potenziali causati dalla pandemia di Covid-19 aprono alla possibilità che le più basilari certezze in termine di ordine pubblico possano cadere, conducendo sostanzialmente all’anarchia. E in questo scenario, la difesa autonoma non diventa più una possibilità per molte persone, che di conseguenza tendono a prepararsi in anticipo nell’evenienza che la situazione evolva proprio nel modo peggiore. Al limite, i soldi spesi per gli armamenti potranno tornare utili per una crisi futura di dimensioni ancora più elevati; o si possono considerare persi alla pari di tanti altri nel corso della propria vita.
Il problema nasce però da un fattore molto semplice: la presenza di un maggior quantitativo di armi in circolazione aumenta proprio le possibilità che la situazione possa sfuggire di mano. Dunque, da soluzione di ipotetico problema esse possono divenire in un battibaleno proprio la causa della sua nascita, con le conseguenze che ne derivano. E in situazioni di emergenza, anche per i più liberali Stati Uniti, un pizzico di accortezza in più a livello politico forse si sarebbe dovuta riservare al fenomeno: considerando soprattutto le problematiche che già in tempi tranquilli vessano il Paese.