C’è chi dice che un vaccino risolverà una volta per tutte l’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid. Chi, invece, è più pessimista e ritiene che, nonostante un antidoto efficace, ci vorranno degli anni prima di vincere la battaglia contro il virus. Poi troviamo altri esperti che sostengono come sia più saggio e utile prepararsi a convivere con il nuovo coronavirus. Difficile prevedere il futuro, anche perché gli scienziati hanno a che fare con un agente patogeno ancora in gran parte misterioso e del quale non conosciamo neppure l’origine.
In mezzo a così tanti dubbi e incertezze, è apparso un interessante studio realizzato da un team di fisici nucleari giapponesi. La ricerca in questione sostiene che test su larga scala e isolamento tempestivo dei soggetti infetti possano essere le chiavi per eliminare la pandemia di coronavirus. E questo senza ricorrere ad alcun lockdown o misura di blocco.
Per capire di che cosa stiamo parlando, è utile dare un’occhiata alla ricerca guidata da Nagato Yanagi, del National Institute for Fusion Science. L’esempio che fanno i ricercatori è tanto semplice quanto chiaro: basta isolare una persona positiva dal resto della popolazione entro otto giorni dall’infezione. In quel caso il virus non sarebbe in grado di diffondersi, neppure in una giungla urbana densamente popolata come è la megalopoli di Tokyo.
Controllare una reazione termonucleare
L’originalità dello studio, riportato dal South China Morning Post e pubblicato, senza essere stato sottoposto a revisione paritaria, da medExiv.org, sta nel fatto che l’azione di limitare la diffusione del virus assomiglia molto al controllo di una reazione termonucleare. Il paragone può apparire azzardato eppure, assicurano i ricercatori, vi sono più somiglianze di quante non si possa pensare.
A detta di Yanagi, alcune equazioni matematiche che descriverebbero la diffusione del virus tra gli esseri umani sarebbero quasi identiche a quelle usate nella progettazione di reattori a fusione nucleare. Continuando nel paragone, le persone appena infettate assomiglierebbero in tutto e per tutto agli atomi di cenere creati da una reazione nucleare. Gli stessi che, se non rimossi in tempo, rischiano di destabilizzare il reattore e causare un’esplosione (e quindi un vero e proprio disastro). Insomma, senza un vaccino disponibile, l’unico modo per evitare il disastro sanitario sarebbe quello di puntare su monitoraggio e rimozione.
Il modello basato sulle dinamiche termonucleari
Il modello creato dal team guidato da Yanagi si basa sulle dinamiche termonucleari. Secondo i ricercatori, in presenza di un programma di test efficace per identificare e isolare una persona in un periodo di tempo compreso tra i tre e i cinque giorni dopo l’infezione, misure come la limitazione dei movimenti o la chiusura di scuole e aziende sarebbero inutili. Lo stesso varrebbe di fronte a un monitoraggio “più flessibile”; cioè che impiegasse otto giorni per scovare le infezioni.
La chiave di tutto, quindi, sta nel praticare quanti più test di massa possibili. “Solo i governi centrali e locali possono eseguire test Covid-19 ampi, ripetuti e rapidi e un rapido isolamento”, si legge nel paper. Che, per una migliore azione, consiglia di estendere i test anche alle persone senza sintomi. Anzi: sono proprio gli asintomatici quei soggetti che dovrebbero essere identificati e isolati “il prima possibile”.
In aggiunta agli esperti nipponici, anche un team di ingegneri nucleari cinesi si è lanciato in un paragone apocalittico ma estremamente immediato. Nella battaglia contro il virus le azioni personali, come ad esempio indossare una mascherina, possono essere paragonate all’abbassamento delle barre di piombo all’interno di un reattore nucleare per fermare la reazione a catena e scongiurare un disastro simile alla fusione.