Dire che “la Cina ha già un vaccino” è un’affermazione vera e allo stesso tempo falsa. È vera, perché diversi vaccini anti Covid realizzati oltre la Muraglia hanno ricevuto l’autorizzazione di emergenza per poter essere somministrati, volontariamente, ad alcune categorie di persone. Ma è anche falsa, dal momento che il Dragone ha tra le mani vaccini sperimentali, per i quali cioè si attendono ancora gli ultimi dati per scongiurare l’insorgenza di effetti indesiderati nel lungo periodo.

Nelle prossime settimane, o comunque a stretto giro, la Cina dovrebbe avere a disposizione 600 milioni di dosi di vaccini pronti all’uso. Nel frattempo molti cinesi residenti all’estero hanno pensato bene di tornare in patria, farsi iniettare il siero sperimentale e salutare nuovamente amici e parenti. Come ha sottolineato l’agenzia Adnkronos, nell’ultimo mese sarebbero migliaia i cinesi, che vivono in Italia, partiti per tornare in Cina, vaccinarsi e rientrare. Una testimonianza tra le tante è quella di Gioia Wuang, commerciante di Roma di nazionalità cinese appena rientrata in Italia.

Una storia come tante

“A novembre mi sono vaccinata contro il Covid19 in un ospedale in Cina. Ora sono immune“, ha raccontato Wuang. “Sto bene, non ho avuto né febbre né dolori – ha aggiunto la donna – spiegando che il vaccino, in Cina, “non è obbligatorio, chi vuole può farlo”. Da ottobre la popolazione cinese ha effettivamente iniziato a vaccinarsi contro il coronavirus. “Nello Zhejiang, la mia regione, non c’è più nessun contagiato. Zero”, ha rivelato ancora Wuang.

“Tanti cinesi sono partiti dall’Italia per andare a fare il vaccino in Cina, molti sono partiti anche da altri paesi come Spagna e Germania. Ora molti miei connazionali che vivono in Italia, e che sono andati in Cina per il vaccino, hanno paura di tornare qui per l’alto numero di contagi. È stata una mia idea, non mi ha contattata nessuno. Ho pensato che dopo aver fatto questo vaccino sarei stata più tranquilla“, ha dichiarato la commerciante.

La vaccinazione in Cina

Wuang ha raccontato di aver fatto due punture per un costo complessivo di 60 euro. “Un mio amico, dopo aver fatto il vaccino, è andato in ospedale e ha fatto il test per vedere se aveva gli anticorpi contro il Covid19 e ce li aveva. Il valore era 2,1″, ha proseguito nella sua narrazione la commerciante. “Consiglierei a tutti di farlo – ha ribadito – perché a me non ha fatto male, se tutti lo facessero nessuno si ammalerebbe”.

Nonostante l’alto numero di contagi, la percentuale di cittadini cinesi, residenti in Italia, che sono stati ricoverati negli ospedali per il coronavirus è molto bassa. Per quale motivo? Non ci sono misteri particolari. Al netto della vaccinazione di chi ha avuto modo di rientrare in patria, a detta di Wuang, tale condizione è dovuta al fatto che “noi stiamo molto attenti, mettiamo sempre la mascherina quando usciamo di casa e non la togliamo mai. Igienizziamo sempre le mani, non siamo usciti di casa per andare a mangiare al ristorante, per vedere gli amici o per andare in vacanza. Quest’anno siamo stati sempre a casa”. In merito all’attuale situazione in Cina, Wuang ha dichiarato che “normalmente nella mia città non si usa più la mascherina ma se si entra in un negozio bisogna indossarla e viene misurata subito la temperatura. Se trovano anche solo un contagiato, immediatamente fanno i tamponi gratuiti a tutta la città”.

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