Il 24 luglio scorso a Tokyo una cerimonia inaugura il tabellone dove, nel corso dei prossimi 12 mesi, verrà scandito il conto alla rovescia per l’inizio delle Olimpiadi e la capitale giapponese si prepara dunque all’evento sportivo più importante.
Il secondo, in ordine di seguito a livello soprattutto mediatico, è rappresentato indubbiamente dai mondiali di calcio. Quando si inizia a pensare alle olimpiadi, che si svolgono negli anni bisestili, tradizionalmente il mondo del pallone inizia ad archiviare definitivamente il mondiale precedente ed a scavalcare l’orizzonte temporale pensando al biennio che porterà poi al torneo sempre tanto atteso. Ed oltre l’orizzonte, come ben si sa oramai da anni, si intravedono già le dune del deserto oltre le quali sono ancora in costruzione gli stadi per il mondiale di Qatar 2022.
In Qatar inizia a prendere forma il torneo
Il paese già da tempo si prepara all’evento, assegnato del resto nel 2011 e dunque con ben 11 anni di anticipo. Ma soltanto in questa rovente estate del 2019 il Qatar inizia a rendersi conto di quello che si deve aspettare, sia a livello sportivo che soprattutto sotto il profilo politico ed economico. Nel paese del golfo la febbre del pallone inizia realmente ad avvertirsi soltanto nello scorso mese di gennaio, quando la locale nazionale di calcio trionfa a sorpresa ad Abu Dhabi in Coppa d’Asia. A quel punto, il Qatar inizia a comprendere di avere una squadra in grado di competere, una formazione da poter tifare mentre gli occhi del mondo saranno proiettati sui nuovi stadi di Doha e di altre località del piccolo emirato.
E proprio le nuove strutture, visto l’avanzamento dei lavori rispetto agli anni passati, non appaiono più solo come scheletri ancora da riempire e colmare: gli stadi prendono forma, i cittadini qatarioti vedono giorno dopo giorno comporsi l’intricato puzzle che dovrà fra “appena” tre anni comporre l’intricato schema organizzativo dei mondiali. In poche parole, mentre in Giappone suona il gong che sancisce l’inizio dell’ultimo conto alla rovescia verso le Olimpiadi, a Doha scocca la sveglia che fa accorgere a tutti gli abitanti del Qatar di come si è molto vicini ad ospitare il mondo all’interno del proprio piccolo Stato.
Ma non mancano le controversie
Il tutto però al netto di tante polemiche che dal 2011 accompagnano l’assegnazione del mondiale al Qatar, a cominciare dagli scandali corruzione che nei mesi scorsi portano in carcere anche l’ex numero 10 della Francia ed ex presidente Uefa, Michel Platini. Passando poi per il periodo di svolgimento della competizione, che per l’Europa sarà inedita e risulterà uno shock: le gare infatti saranno giocate a dicembre, in estate fa troppo caldo per poter mettere un qualsiasi pallone sul cerchio del centrocampo.
Ma soprattutto, le polemiche principali riguardano il ruolo del Qatar nell’ambito geopolitico internazionale: Doha sostiene la Fratellanza musulmana, è accusata di appoggiare e propagandare nel resto del mondo una visione molto estremista dell’Islam, gli ingenti proventi di gas e petrolio vengono investiti in giro per il pianeta (anche e soprattutto in giro per l’Europa e l’Italia) spesso in eventi e fondazioni culturali piuttosto dubbie, lo scandalo dei Qatar Papers lo dimostra. A questo occorre aggiungere le condizioni nelle quali lavorano gli operai provenienti dall’estero, per come denunciato nel recente passato da diverse inchieste.
Il mondiale del 2022 è inoltre nel segno dell’embargo economico imposto dall’Arabia Saudita, in vigore dal 2017 il quale, tra le altre cose, costituisce un vero e proprio emblema della situazione attualmente tesa nel Golfo. Il conto alla rovescia verso il torneo allora, appare allo stato attuale ancora molto lungo e per niente lineare.