Nonostante gli sforzi del governo, nel 2018 il tasso di nascita in alcune province cinesi, compresa la capitale Pechino, continua a diminuire. A darne notizia è il China Daily, il quotidiano controllato dal Partito comunista cinese, in riferimento ai dati del 2018 provenienti da fonti ufficiali.
Nel 2016, il governo aveva già abolito la politica del figlio unico, consentendo alle giovani coppie di concepire un secondogenito. L’iniziativa si è rivelata però insufficiente a invertire quella che i demografi definiscono una tendenza a lungo-termine, dovuta all’aumento del benessere economico, ma anche alle preoccupazioni relative ai costi da sostenere per crescere un bambino.
I dati ufficiali registrano un ulteriore calo delle nascite nel 2018 in confronto all’anno precedente. A Pechino, nel 2017, per ogni mille abitanti nascevano in media 9,06 bambini, mentre nel 2018 il numero è sceso a 8,24. A Shanghai invece si è passati dall’8,1 del 2017 al 7,2 ogni 1000 del 2018. Nel Liaoning, provincia del nord-est cinese in cui la popolazione è in forte calo da diversi anni, le nascite sono diminuite dal 6,49 del 2017 al 6,39 nell’anno passato.
Numeri che saltano all’occhio maggiormente se confrontati con il 12,43 nascite ogni mille abitanti, media nazionale dell’anno 2017. Secondo il National Bureau of statistics, in totale, nel 2018 in Cina sono state registrate 15,23 milioni di nascite. Una cifra in calo per il secondo anno consecutivo, e di ben 2 milioni in meno rispetto al 2017.
Da alcuni anni la Cina sta attraversando una seria crisi demografica, con il tasso di natalità più basso registrato dal 1961, l’ultimo dei tre anni della grande carestia cinese. Se il governo non riuscisse ad invertire la tendenza nei prossimi anni, le conseguenze sull’economia potrebbero essere disastrose.
La portentosa crescita cinese degli ultimi 40 anni è stata infatti possibile principalmente grazie alle masse di lavoratori, che iniziano ad andare in pensione senza però avere un ricambio generazionale adeguato.
Secondo gli istituti di ricerca, la popolazione cinese raggiungerà il picco di 1,4 miliardi di persone nel 2029, per poi iniziare a decrescere in modo inarrestabile. Questa tendenza potrebbe portare alla diminuzione di circa 200 milioni di unità nella forza lavoro del Paese in un arco di circa 30 anni.
Attualmente, gli ultra 70enni compongono quasi un quinto della popolazione cinese. Si calcola che nel 2050 il numero dei lavoratori dovrà supportare oltre 400 milioni di persone over 60, con un conseguente aumento della pressione su pensioni, sanità e servizi sociali.
Il problema demografico è stato affrontato anche nel corso della Doppia sessione all’inizio del mese, in cui alcuni dei delegati hanno proposto nuove misure drastiche volte a favorire l’incremento della popolazione.