L’Economist l’ha già rinominata Aporkalipse Now, riunendo in una sola parola la grave emergenza che sta mettendo in ginocchio la Cina. Stiamo parlando della peste suina africana; una vera e propria apocalisse, come il famoso film di fantascienza, solo che questa è la cruda realtà e riguarda il Paese che fino a poco tempo fa ospitava la metà dei maiali del mondo.
Cos’è la peste suina africana
La peste suina africana è una malattia letale per i suini ma innocua per gli esseri umani. Il virus, così chiamato perché rilevato in Africa oltre un secolo fa, si diffonde tra i maiali e provoca la loro morte nel 90% dei casi. Si trasmette attraverso le zecche o quando gli animali entrano in contatto con superfici contaminate e cibi infetti. Gli effetti sono letali: le emorragie provocano la morte dei suini infetti in meno di una settimana. Al momento non esistono vaccini.
La negligenza di allevatori e governi locali
In Cina il primo caso di maiali entrati in contatto con la peste suina africana si è registrato nell’agosto 2018 nella provincia nord-orientale di Liaoning. Le autorità locali presero subito provvedimenti, ma a causa del silenzio di un buon numero di allevatori che hanno preferito continuare a vendere carne di maiale infetta piuttosto che perdere il loro guadagno, il virus ha potuto propagarsi. Secondo la legge cinese, infatti, gli allevatori dovrebbero ricevere un compenso per ogni maiale selezionato per prevenire la diffusione di malattie. Tuttavia i governi locali, a corto di soldi, non sono incentivati ad aprire le casse statali per situazioni simili.
Il prezzo della carne suina schizza alle stelle
I focolai di peste suina africana sono scoppiati dal 2016 a oggi un po’ in tutto il mondo, compresa l’Europa. Le conseguenze più letali e drammatiche sono avvenute però in Cina. Gli effetti economici sono nefasti. Intanto decine di milioni di allevatori sono finiti sul lastrico per la morte dei loro animali. Inoltre i prezzi del maiale sono schizzati alle stelle, e per il più grande Paese consumatore di carne suina è un bel guaio. Oggi i consumatori cinesi, per acquistare carne suina, devono sborsare il 40% in più rispetto a un anno fa. Solo nell’ultimo mese i prezzi sono aumentati del 14%. Il rischio più grande, avvisano gli esperti, è che possa salire l’inflazione.
Numeri da paura
Sembrerà uno scherzo del destino ma è proprio nell’anno del maiale che Pechino vede falcidiare i suoi allevamenti di animaletti rosa. Il governo ha dichiarato che a fine aprile, su un totale di 500 milioni di maiali presenti prima dell’epidemia, gli allevatori hanno ne hanno abbattuti un milione per bloccare il contagio della peste suina africana. Il numero appare tuttavia troppo basso, considerando che in Vietnam, un Paese che ospita molti meno maiali della Cina, ne sono stati uccisi 1,3 milioni. È probabile quindi che la soppressione di molti animali non sia stata comunicata al governo; altre fonti, ad esempio, parlano di 150 milioni di maiali infettati in tutta la Cina.
A rischio un terzo dei suini cinesi
Le proiezioni per il futuro non fanno presagire niente di buono. È altamente probabile che la Cina perda un terzo dei suoi suini, ovvero più o meno lo stesso numero di maiali presenti in tutta l’Unione Europa. Per gli esperti serviranno anni prima che questa emergenza possa rientrare.