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Per la prima volta dal 1949, anno della fondazione della Repubblica Popolare, la Cina deve fare i conti con la diminuzione della sua immensa popolazione. Un problema ampiamente diffuso in Occidente e in numerosi Stati del mondo. L’anticipazione arriva da un’indiscrezione riportata dal Financial Times, che ha potuto leggere i numeri contenuti nell’ultimo censimento cinese. Il documento, completato a dicembre ma ancora in attesa di essere reso pubblico, riporterebbe la popolazione complessiva del Paese a meno di 1.4 miliardi di unità. Se confermato, si tratterebbe del primo declino demografico dai tempi della carestia scoppiata durante il Grande Balzo in avanti, la famigerata politica economica lanciata da Mao Zedong alla fine degli anni ’50, che costò la vita a decine di milioni di persone.

Da quel momento in poi, la Cina si era rimessa in careggiata, macinando ogni record economico e arrivando, ai giorni nostri, a competere economicamente perfino con gli Stati Uniti. In attesa di leggere il report finale, possiamo affermare che il suddetto calo è arrivato nonostante l’allentamento delle rigide politiche di pianificazione familiare, attuate dalle autorità proprio per invertire il calo del tasso di natalità della nazione più popolosa al mondo. A quanto pare il censimento avrebbe dovuto essere pubblicato all’inizio di aprile ma, sempre stando a quanto riferito dal quotidiano finanziario, la sua diffusione non sarebbe più così certa. Il motivo? Numeri troppo allarmanti per l’opinione pubblica, che si ritroverebbe di fronte agli occhi una pericolosa inversione di marcia.

La prima chiave di lettura: l’inizio del declino

Un simile trend avrà senza ombra di dubbio ripercussioni non solo all’interno della Cina, ma anche sul resto del mondo. A questo proposito, ci sono due chiavi di lettura per analizzare il presunto calo della popolazione cinese. “I risultati del censimento avranno un enorme impatto su come i cinesi vedono il loro paese e su come lavorano i vari dipartimenti governativi”, ha spiegato al FT Huang Wenzheng, un analista del Center for China and Globalization, un think tank con sede a Pechino. I più disfattisti sostengono che il rallentamento demografico del Dragone rappresenti il primo passo del declino della potenza cinese.

Se non altro perché le previsioni dei funzionari erano ben diverse da quelle presumibilmente contenute nell’ultimo censimento. Il picco di abitanti, seguito da una inevitabile discesa, sarebbe stato raggiunto non prima del 2025. A quanto pare qualcosa non ha funzionato a dovere, e le tappe sono state bruciate avanti tempo. E questo spiegherebbe la mancata diffusione del documento misterioso: nel caso in cui venissero diffusi dati simili, l’opinione pubblica potrebbe infatti perdere fiducia nel futuro. In ogni caso, un sensibile calo della popolazione cinese rischia di esigere un pesante pedaggio dalla più grande economia asiatica, oltre che di influenzare praticamente ogni ambito, dai consumi all’assistenza agli anziani.

La seconda chiave di lettura: benessere raggiunto

C’è tuttavia un’altra chiave di lettura. Il calo della popolazione cinese potrebbe indicare non tanto il declino della Cina, bensì il suo ingresso ufficiale nell’era del benessere generalizzato. Se in passato le autorità introdussero la politica del figlio unico per limitare la nascita dei figli, e quindi delle bocche da sfamare (1979), in seguito, per poter crescere economicamente, il Dragone capì che avrebbe dovuto cambiare strategia. E così, dal 2016, alle coppie è permesso avere anche un secondo figlio.

Del resto, la poderosa crescita economica della Cina si affida a due pilastri: i consumi derivanti dal mercato interno e la forza lavoro proveniente per lo più dalle campagne. La situazione è cambiata? Sì, ma meno del previsto, visto che nel 2020, come ha sottolineato il Corsera, sono stati registrati 10.4 milioni di neonati, ovvero il 15% in meno rispetto al 2019 e il numero più basso dal 1949. Eppure, il calo delle nascite potrebbe essere il sintomo più evidente del miglioramento delle condizioni di vita del popolo cinese, più attento a godersi la vita che non a pianificare famiglie numerose. Non resta che attendere la pubblicazione del censimento per sapere, nel dettaglio, che cosa è successo veramente alla popolazione cinese.

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