”Wuhan Huanan Haixian Pifa Shichang”. La scritta bianca su sfondo blu sopra il cartello posto all’ingresso del famoso mercato del pesce di Wuhan, dove è stato rilevato il primo focolaio di Covid-19 al mondo, è sparita. Le serrande dei piccoli negozietti, in passato affollati da clienti desiderosi di comprare alimenti freschi, sono abbassate dallo scorso primo gennaio. Siamo nel cuore del capoluogo dello Hubei, di fronte a quel che rimane dell’ormai ex Huanan Seafood Wholesale Market, all’incrocio tra New China Road e Development Road, due delle strade più trafficate della città. Il presunto Ground Zero della pandemia di Covid-19 è circondato dai palazzoni dello scintillante Tangjiaduncun Residential District. A pochi passi da qui troviamo la stazione ferroviaria Hankou, il Wuhan museum, banche di ogni tipo, locali Starbucks e McDonald’s.

È quasi passato un anno da quando il focolaio di un misterioso virus è scoppiato all’interno del mercato ittico di Huanan. Quelle polmoniti atipiche che colpivano i clienti del bazar non erano altro che il biglietto da visita del Sars-CoV-2, un nuovo coronavirus emerso chissà come, chissà quando e chissà dove. Nonostante siano trascorsi mesi dai primi casi accertati, gli scienziati non sono ancora riusciti a ricostruire la genesi di questo strano agente patogeno. Sul tavolo ci sono varie ipotesi, la più probabile delle quali, la zoonosi (ovvero il salto di specie da un animale all’essere umano), considera il pipistrello il serbatoio del virus e il pangolino l’eventuale ospite intermedio. Non vi sono neppure certezze sull’esatto luogo d’origine del virus. Anche se molti indizi portano alla Cina, gli esperti cinesi hanno recentemente pubblicato alcuni report fornendo supposizioni alternative.

Pesci e occhiali

Che sia o meno il luogo di nascita del virus, il mercato del pesce di Huanan può essere considerato a tutti gli effetti il Ground Zero della pandemia di Covid-19. I primi pazienti di Wuhan affetti dal coronavirus avevano una sola cosa in comune: l’aver transitato tra i banchi del wet market cittadino. Non sappiamo se in quelle concitate settimane di fine dicembre 2019 c’erano già altri focolai in Cina o in altre parti del mondo. Sappiamo soltanto che le fonti certe partono dallo Huanan Seafood Wholesale Market. Oggi l’area a piano terra in cui sorgeva il mercato è sigillata, ma l’edificio in cui era ubicato è tornato operativo.

Il secondo piano del mercato ospita varie attività commerciali che vendono e riparano occhiali. Per accedere al livello superiore è necessario registrarsi con un apposito Qr Code, proprio come avviene in gran parte dei luoghi pubblici di tutta la Cina. ”Norme anti coronavirus”, spiegano alcuni. In ogni caso, ai tempi d’oro, il mercato era così organizzato: il pianterreno era adibito alla vendita di pesce e altri alimenti, il primo piano a quella di lenti e occhiali. La strana accoppiata pesci-occhiali ha una lunga storia: circa 15 anni fa, alcuni commercianti di occhiali, attratti dai bassi affitti dell’edificio, decisero di trasferire allo Huanan il loro business.

Un salone illegale

Il primo di gennaio 2020 gli operatori sanitari, bardati con scafandri e tute spaziali, hanno iniziato a prelevare campioni tra i banchi del pesce, chiusi, che sorgevano a piano terra. Prima della serrata, ogni giorno più di mille bancarelle vendevano frutti di mare, pesce, carni e anche animali selvatici vivi. Mentre al primo piano i commercianti continuavano a vendere occhiali, sotto di loro era partita la disinfestazione del sito. Dopo il lockdown che ha coinvolto tutta Wuhan, il mercato ha riaperto i battenti lo scorso 12 maggio. “Ho provato a chiamare i vecchi clienti, dicendo loro che è il posto è sicuro – ha spiegato un venditore di occhiali al The New Yorker – ma ovviamente molti di loro non sono voluti venire”. Lo stesso negoziante ha raccontato che nessuno dei suoi conoscenti era stato infettato nel ”mercato degli occhiali”. “Non era come al piano di sotto”, ha aggiunto, raccontando che è ”lì che si è diffusa la malattia”.

Per capire come si è originato il focolaio dello Huanan è dunque necessario scendere ”al piano di sotto”. Dove, accanto alle bancherelle del pesce, sarebbe sorta anche una stanza segreta di mahjong, illegale, ben nascosta e ubicata nei pressi del bagno pubblico. “Ho sentito che quattro persone stavano giocando a un tavolo, e tutti e quattro si sono ammalati”, ha aggiunto il solito negoziante. Impossibile sapere se la malattia infettiva si sia diffusa da questo locale, piccolo e non ventilato, probabilmente portata da un ignoto paziente zero, o tra i pesci esposti.

Al momento i negozi di occhiali sono aperti. Ma il nome del luogo è rovinato e la clientela scarseggia. Il destino dello stabilimento è ancora tutto da scrivere. Due le ipotesi: la demolizione del sito per fare spazio a nuovi grattacieli oppure la trasformazione del complesso in una sorta di museo commemorativo per ricordare l’eroica lotta di Wuhan contro il coronavirus. Rimuovere il ricordo del virus e guardare avanti o guardare avanti forti di quel ricordo: le autorità devono ancora decidere il da farsi.





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