Né il pangolino né il pipistrello. Il nuovo “untore” che ha messo in apprensione la comunità scientifica è la marmotta. Il simpatico quanto innocuo roditore della famiglia Sciuridae è finito al centro della nuova emergenza sanitaria che ha costretto Mongolia e Cina a prendere provvedimenti in fretta e furia.
Tutto è partito dalla Mongolia, dove due persone, due fratelli di 27 e 17 anni, hanno contratto la cosiddetta peste della marmotta, così chiamata per via del suo legame con il consumo di carne di marmotta. Il fratello maggiore è ricoverato in condizioni critiche mentre il minore dovrebbe trovarsi fuori pericolo.
In ogni caso, vista la recente pandemia di Covid, le autorità locali hanno messo in quarantena il capoluogo di provincia e uno dei distretti della regione di Khovd, situata al confine con la Russia. Se, come hanno confermato gli esperti, il doppio contagio è stato causato, indirettamente, dalle marmotte, allora il rischio è che più persone possano contrarre il morbo. Un morbo, ricordiamolo, per il quale non vi è alcun vaccino e che presenta un tasso di mortalità che varia dal 30% al 60%. Il motivo di tanta preoccupazione è semplice: in Mongolia, e nelle zone limitrofe, il consumo della carne di marmotta è un’usanza comune.
La peste della marmotta
La marmotta è un animale ricercatissimo in quest’area dimenticata da Dio, incastonata tra la Mongolia, la Mongolia Interna cinese e la Russia. Mosca, ha sottolineato Reuters, è stata costretta a intensificare il pattugliamento per impedire ai cittadini di cacciare marmotte vicino al confine cinese.
L’amministrazione di Bayan Nur, una città nella regione cinese della Mongolia Interna, ha invece emesso un avvertimento di livello 3. Questo significa divieto assoluto di cacciare, mangiare e consumare, in qualsiasi forma, ogni specie di marmotta. Anche qui, proprio come in Mongolia, è stato confermato un caso di peste, con ogni probabilità contratta per via delle marmotte.Il paziente è un pastore, attualmente in quarantena ma in condizioni stabili. Un secondo caso sospetto, affermano i media, riguarderebbe un adolescente entrato in contatto con una marmotta cacciata da un cane.
Ai cittadini è stato chiesto di denunciare altri casi sospetti nonché la presenza di marmotte malate o morte. Il perché è presto detto: le marmotte sono infestate dalla Ceratophyllus silantievi, una pulce che a sua volta ospita lo Yersinia pestis, responsabile della peste. Mangiare carne di un animale infetto, maneggiarne il corpo o la pelliccia, può dunque provocare la peste della marmotta.
Carne e pellicce
La peste bubbonica, assieme alla polmonare e alla setticemica, è uno dei tre tipi di peste più comuni che possono insorgere in seguito all’azione dello Yersinia pestis, lo stesso batterio che nel XIV secolo ha provocato 50 milioni di morti globali. Anche se i focolai di peste bubbonica sono alquanto rari, questa malattia è altamente contagiosa e si diffonde soprattutto tra i roditori.
Proprio la marmotta è finita nel mirino delle autorità. In merito alla situazione sanitaria presente a Bayannur, il China Daily ha scritto che “al momento esiste il rischio che un’epidemia di peste umana possa diffondersi in questa città”, quindi “il pubblico dovrebbe migliorare la propria consapevolezza e capacità di autoprotezione e segnalare prontamente condizioni di salute anormali”.
Storicamente, il consumo di carne di marmotta e la caccia per la sua pelliccia, hanno causato diverse epidemie di peste nella regione autonoma cinese. Si ritiene che questo roditore abbia dato origine all’epidemia del 1911, un disastro sanitario che uccise 63mila persone nel nordest della Cina. In passato, più di una volta, i prodotti realizzati con le pellicce di marmotte infette sono stati commercializzate e trasportate in tutto il Paese, provocando gravi disagi. Oggi nessuno ha intenzione di dover combattere una pandemia all’interno di un’altra pandemia.