Il virus H1N2, un raro ceppo dell’influenza suina, ha infettato per la prima volta un essere umano in Canada. È accaduto lo scorso metà ottobre nella provincia occidentale dell’Alberta, dove le autorità sanitarie hanno segnalato l’inaspettato contagio. Il caso positivo è stato scoperto dopo un test per il coronavirus effettuato in ospedale (la prassi, in caso di positività all’influenza, è quella di effettuare un ulteriore test per capire di quale virus si tratti).

Al soggetto infetto, gestito di fatto come un paziente Covid, è stato consigliato di restare a casa per 10 giorni. Si tratterebbe di un caso isolato e, a giudicare dalle spiegazioni fornite dai funzionari locali, non vi sarebbe alcun rischio per i cittadini. “Questo è l’unico caso di influenza riportato in Alberta finora in questa stagione influenzale”, hanno sottolineato. Eppure, visto il precedente con Sars-CoV-1, nessuno se la sente di dormire sogni tranquilli.

Già, perché la misteriosa malattia che a cavallo tra il dicembre e il gennaio 2019 aveva messo in ginocchio Wuhan, assicuravano gli esperti, non avrebbe mai e poi mai potuto trasmettersi tra persone. E invece sappiamo tutti com’è andata a finire. Dunque, tornando al caso canadese di H1N2, la situazione ha destato una certa preoccupazione. Sappiamo che il paziente infetto ha manifestato lievi sintomi, molto simili all’influenza. È stato testato e poi si è rapidamente ripreso. Al momento, hanno ribadito le autorità, “non ci sono prove che il virus si sia diffuso ulteriormente”.

L’origine e la provenienza del virus

Una domanda sorge subito spontanea: come ha fatto il virus H1N2 ad arrivare in Canada? Un altro interrogativo è quasi automatico: com’è avvenuto il contagio? Nonostante le prime dichiarazioni, fonti di agenzia riportano che le autorità canadesi stanno esaminando la provenienza del virus per verificare che non si sia ulteriormente diffuso. La dottoressa Deena Hinshaw, che ricopre il ruolo di direttore sanitario della salute dell’Alberta, e il dottor Keith Lehman, veterinario provinciale, hanno provato a fare il punto della situazione.

“Tutti i casi rinvenuti nel passato sono stati collegati al contatto diretto o indiretto con i suini, e nessuno dei casi precedentemente segnalati ha causato una trasmissione da uomo a uomo prolungata”, ha detto Hinshaw. In effetti dal 2005 a oggi sono stati segnalati appena 27 casi in tutto il mondo di persone infettate dall’H1N2, da non confondere con il più comune virus dell’influenza suina H1N1. Il ceppo H1N2 non è una malattia legata al cibo e non è trasmissibile agli esseri umani mangiando carne di maiale o altri prodotti suini. “Questo è un raro tipo di influenza negli esseri umani, tipicamente acquisito dall’esposizione a suini infetti e non si diffonde facilmente da uomo a uomo”, hanno specificato i funzionari.

Il governo canadese ha spiegato che le infezioni umane di H1N2v (dove “v” sta per variante) di solito si verificano dopo l’esposizione diretta o indiretta a suini infetti. “Quando un maiale infetto tossisce o starnutisce, le sue goccioline respiratorie si diffondono nell’aria. Se ti trovi nelle vicinanze e inali le goccioline infette, puoi essere infettato. Puoi anche essere infettato se tocchi qualcosa di infetto e poi ti tocchi la bocca o il naso”, si legge nel messaggio.

Un rebus complesso

Il rebus è piuttosto complicato. Il paziente infetto, del quale non sono state fornite le generalità, avrebbe potuto contrarre il virus in seguito a una prolungata esposizione con suini infetti, magari in una fattoria. Ma stiamo parlando soltanto di un’ipotesi tra le tante presenti sul tavolo (seppur la più papabile). Comunque sia, il dottor Lehman sostiene che non vi sarebbe alcun collegamento con i mattatoi.

Sebbene rarissimo tra gli esseri umani, il virus H1N2 è abbastanza comune nei suini, dove è noto per causare difficoltà respiratorie e febbre. Il dottor Lehman ha detto che in genere è solito assistere dai 10 ai 30 casi di H1N2 suini ogni trimestre, per lo più situati nel Canada occidentale, aggiungendo che è diventato un po’ più diffuso negli ultimi anni, insieme ad altri ceppi di influenza. In ogni caso, i funzionari sanitari canadesi hanno quasi finito di analizzare tutti i test per Covid e influenza condotti nelle ultime due settimane nell’Alberta. Fin qui non sarebbe stato registrato alcun nuovo caso di H1N2.