Samvel Shakhramanian, il presidente dell’autoproclamata repubblica, ha decretato lo scioglimento dell’entità separatista nel territorio dell’Azerbaigian. L’Iran fornirà nuovi missili alla Russia secondo l’Institute for the study of war. Secondo Greenpeace la centrale nucleare di Zaporizhzhia è a grave rischio per mancanza di controlli. Il candidato repubblicano DeSantis ha annunciato che in caso di vittoria, gli Usa non forniranno più aiuti all’Ucraina. Le elezioni maldiviane sono al centro dello scacchiere geopolitico di Cina e India. Ecco le cinque notizie del giorno
Le forze separatiste armene decretano o scioglimento dell’entità separatista nel territorio dell’Azerbaigian
Il conflitto nella regione sembra volto al termine con la resa delle forze separatiste armene. Samvel Shakhramanian, il presidente dell’autoproclamata repubblica, ha decretato lo scioglimento dell’entità separatista nel territorio dell’Azerbaigian. “Tutti gli organi statali e le organizzazioni che dipendono da loro devono essere sciolti entro il 1 gennaio 2024 e la repubblica del Nagorno-Karabakh cessa di esistere“, si legge nel decreto. Shakhramanian ha esortato gli armeni rimasti a “familiarizzare con le condizioni di reintegrazione fornite dalla Repubblica dell’Azerbaigian, al fine di costituire una comunità indipendente e di decidere in autonomia se rimanere nella regione”. Nel frattempo sono saliti a oltre 65.000 gli armeni fuggiti in Armenia a causa del timore di una pulizia etnica da parte delle forze armene. È il corridoio di Lachin che garantisce in questi giorni il passaggio “libero, volontario e senza ostacoli dei residenti del Nagorno-Karabakh, compreso il personale militare che ha deposto le armi”, si legge nel decreto. I colloqui tra Azerbaigian e Armenia sono previsti a breve.
Nuovi missili iraniani alla Russia
Secondo l’Institute for the study of war (Isw) che cita rapporti dell’intelligence ucraina e israeliana, l’Iran potrebbe concludere a ottobre un accordo per la vendita di missili alla Russia, in particolare a ridosso della scadenza della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che vieta tali accordi, prevista per il 18 ottobre. I missili in questione sarebbero quelli balistici iraniani Fateh-110 e Zolfaghar, entrambi con una gittata di almeno 300 chilometri o più. L’Isw aggiunge che “la scadenza delle restrizioni missilistiche previste dalla risoluzione 2231 in ottobre consentirà all’Iran di esportare missili e tecnologia missilistica senza supervisione internazionale, fornendo all’Iran l’opportunità di soddisfare le esigenze russe”. Sono mesi che questa notizia aleggia nell’aria alla luce dei vari viaggi del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu che ha più volte visitato l’Iran e i suoi arsenali militari. La risoluzione delle Nazioni Unite impone restrizioni missilistiche all’Iran, vietandogli di sviluppare, testare o lanciare missili balistici in grado di trasportare armi nucleari.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia a rischio: il rapporto di Greenpeace
Greenpeace ha messo in guardia la comunità internazionale sulla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Secondo un documento inviato ai governo occidentali, sostiene che l’Aiea non è in grado di monitorare adeguatamente l’impianto a causa della mancanza di ispettori e alle restrizioni che hanno nell’accesso. “L’Aiea rischia di normalizzare quella che rimane una pericolosa crisi nucleare, senza precedenti nella storia dell’energia nucleare, mentre nel contempo esagera la sua effettiva influenza sugli eventi sul terreno”, sostengono gli specialisti nucleari di Greenpeace. Nel documento si legge che la missione dell’Aiea non è in grado di valutare in modo completo le operazioni militari russe a causa delle restrizioni imposte all’accesso e spostamento (degli ispettori) e perchè necessita di una notifica preventiva. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è la più grande d’Europa e al momento è occupata dai russi.
I fondi americani all’Ucraina sono a rischio in caso di vittoria repubblicana
Il futuro della guerra in Ucraina si deciderà probabilmente con l’esito delle elezioni negli Stati Uniti. Il malcontento verso la guerra, e i soldi spesi per essa, stanno generando una corrente anti Kiev che ha come principali promotori i repubblicani, più in particolare Ron DeSantis, candidato repubblicano alla Casa Bianca. “Se sarò eletto alla Casa Bianca, non staccherò assegni in bianco all’Ucraina”, ha dichiarato in un dibattito tv. DeSantis ha criticato la linea Biden riguardo agli aiuti a Kiev affermando che “hanno inviato denaro per pagare le pensioni e gli stipendi dei burocrati ucraini e finanziare piccole imprese in mezzo mondo”. “Nel frattempo – ha continuato DeSantis – il nostro Paese viene invaso. Non abbiamo nemmeno il controllo del nostro territorio. Dobbiamo difendere il popolo americano prima ancora di preoccuparci di tutte queste altre cose”.
Le Maldive al centro del conflitto geopolitico tra Cina e India
Si è concluso il primo turno delle elezioni maldiviane. Sono emersi due candidati che si presenteranno al ballottaggio sabato 30 settembre. Si tratta del presidente uscente Ibrahim Mohamed Solih, di tendenza filo-indiane, e Mohamed Muizzu, sindaco di Malè, appoggiato dalla Repubblica Popolare Cinese. Ecco che il gruppo di atolli dell’Oceano Indiano è al centro delle mire di India e Cina che si contendono l’Oceano Indiano, le sue rotte e i Paesi chiave. L’India potrebbe perdere la sua influenza sull’Isola dal momento in cui il presidente uscente Solih si è intestato il 39% dei voti contro il 46% di Muizzu. I Maldiviani infatti contestano all’ex presidente l’incremento dell’indebitamento delle Maldive verso i Paesi stranieri e lo accusano le accuse di inerzia rispetto al fenomeno della corruzione e il mancato cambiamento del sistema di governo da presidenziale a parlamentare. La sfida tra i due candidati rispecchia la stessa sfida delle due superpotenze.