Il 4 marzo, l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha annunciato l’avvio dell’iter per la revisione del vaccino russo, al fine di valutare la conformità del siero agli standard dell’Unione europea “in materia di efficienza, sicurezza e qualità”. Si tratta del primo passo che potrebbe – il condizionale è d’obbligo, come vedremo tra poco – portare lo Sputnik V nel roster di vaccini approvati ufficialmente per il territorio europeo. Non c’è stato neppure il tempo di terminare la lettura del comunicato dell’Ema, che Bruxelles ha subito messo le mani avanti.

Stefan de Keersmaecker, portavoce per la Salute della Commissione europea, ha sottolineato che al momento “non ci sono contatti tra la società e i team negoziatori”. In altre parole, hanno fatto capire dall’Ue, è ancora presto per aprire le porte allo Sputnik. Eppure la carenza di dosi a disposizione dei Paesi membri inizia a farsi sentire. Interi piani vaccinali, pensati appositamente per funzionare grazie al contributo di un certo numero di dosi, sono stati reinventati ex novo, con quantitativi di vaccini nettamente inferiori rispetto alle aspettative.

Pregiudizi e fake news

In un contesto del genere, data la lentezza di Bruxelles, non sorprende che sempre più Paesi membri dell’Ue abbiano pensato – o stiano pensando – di autorizzare lo Spunitk nei loro territori. È forse anche per questo motivo che, dopo anni di tregua, la russofobia, un fenomeno latente che pervade tutta l’Europa, ha ripreso a martellare contro Vladimir Putin. La concezione di fondo è semplice: qualsiasi cosa provenga dalla Russia, o riguardi questa nazione, è sbagliata a prescindere. E poco importa se si tratta di un film o di un vaccino. La valutazione, negativa a priori, è destinata a restar tale.

Sullo Sputnik è stato scritto – e detto – tutto e il contrario di tutto. Perfino che i dati pubblicati dall’Istituto Gamaleya, produttore del siero, fossero truccati ad hoc per consentire a Mosca di superare la concorrenza del vaccino Pfizer-BioNTech. A novembre, gli scienziati russi avevano diffuso i risultati delle prime analisi, che avevano dimostrato un’efficacia del vaccino pari al 92%. Questi numeri sono stati confermati dalla prestigiosa rivista The Lancet qualche mese più tardi, a febbraio. Da quel momento in poi, i pregiudizi occidentali sono evaporati come neve al sole. Allo stesso tempo, la lista dei Paesi acquirenti dello Sputnik si è allungata di giorno in giorno.

I russi e lo Sputnik

Una delle affermazioni più ricorrenti per screditare a priori lo Sputnik, riguarda la sua somministrazione all’interno dei confini nazionali. Il ritornello è sempre lo stesso: “Per quale motivo dovremmo fidarci del siero russo, se di quel farmaco non si fidano neppure i cittadini russi”? Una domanda del genere nasce dai dati sulle vaccinazioni. La Russia avrebbe coperto appena il 2.9% della sua popolazione con almeno una dose; un numero piuttosto basso, confermato dalle statistiche aggiornate al 3 marzo. Considerando le dosi cumulative somministrate per 100 persone, la Russia si ferma a 3.76 dosi, a fronte delle 32.33 del Regno Unito, delle 7.91 dell’Italia e delle 97.52 di Israele. Al 4 marzo, la Russia inoculava 0.10 dosi al giorno per 100 persone, la metà dell’Italia. Come se non bastasse, stando a un sondaggio pubblicato dal Levada Center, appena il 38% dei russi sarebbe disposto a farsi vaccinare. Unendo i punti, i detrattori di Mosca sono giunti alla conclusione che no, i russi non vogliono proprio saperne di farsi iniettare lo Sputnik. Ma è davvero così?

In realtà, almeno per quel che riguarda il proprio territorio, la Russia sembrerebbe esser riuscita a frenare la diffusione del virus. Ed è forse anche per questo motivo che la popolazione non sente più quel febbrile bisogno di farsi vaccinare, fondamentale, invece, nei Paesi in cui la situazione non è affatto sotto controllo. Da dicembre 2020 a oggi, i casi giornalieri sono diminuiti, passando dai quasi 30mila della vigilia di Natale a poco più di 11mila del primo giorno di marzo. Le misure restrittive sono state allentate in gran parte del Paese, anche se il numero di decessi si mantiene sostanzialmente stabile, intorno alle 400-450 unità quotidiane. In generale, anche se i valori epidemiologici restano piuttosto elevati, il peggio sembra alle spalle.

Certo è che, come ha evidenziato la Cnn, a Mosca sono state istituite cliniche particolari per agevolare la campagna di vaccinazione. Uno di questi centri, ad esempio, è stato piazzato nell’esclusivo centro commerciale GUM, a due passi dalla centralissima Piazza Rossa. Qui, i moscoviti possono dilettarsi a guardare le ultime novità esposte dalle costose boutique, prima di accedere al piano superiore e farsi iniettare lo Sputnik V (tra l’altro, ogni vaccinato riceve gratuitamente un gelato cioccolato e vaniglia). Un’altra clinica per le vaccinazioni si trova in una sala del rinomato ristorante Depo Moscow, così da incoraggiare i clienti alla somministrazione del vaccino dopo un buon pranzo. Chi ama la musica classica, infine, può persino approfittare del centro vaccinazioni predisposto all’interno di Helikon, un prestigioso teatro dell’opera di Mosca.