Le armi tedesche sono state “decisive” per la controffensiva dell’Ucraina, parola di Olaf Scholz. Il Cancelliere tedesco un tempo tiepido rispetto ai compagni di governo della sua Spd, Verdi in testa, sul sostegno militare a Kiev dopo la controffensiva vittoriosa delle truppe di Volodymyr Zelensky pare aver cambiato registro.

Il 14 settembre Parlando ai giornalisti durante una conferenza stampa con il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili alla cancelleria di Berlino, Scholz ha difeso il trend della Germania nelle consegne di armi in Ucraina contro le crescenti critiche secondo cui il cancelliere non si starebbe impegnando abbastanza nonostante il pressing di Annalena Baerbock, Ministro degli Esteri e titolare della leadership dei Verdi. Scholz ha ricevuto da più parti critiche sulla matrice dell’assistenza all’Ucraina e gli è stato rinfacciato che il suo governo dovrebbe anche inviare carri armati Leopard e veicoli da combattimento di fanteria Marder per sostenere Kiev. Il Cancelliere ha ribadito che Berlino ha fornito 10 obici Panzerhaubitze 2000, 24 semoventi antiaerei Gepard e varie armi più leggere, pubblicate in una lista governativa. In sostanza, è la tesi di Scholz, i caccia-carri di Berlino avrebbero giocato un ruolo decisivo nello smorzare l’opposizione russa al contrattacco e la presenza dei Gepard avrebbe dissuaso l’aeronautica russa da un deciso contrasto alle truppe di Kiev.

Scholz, in sostanza, vuole rimandare in avanti il discorso sulla necessità di trovare un equilibrio politico al dilemma sugli aiuti militari a Kiev. I partner, Verdi e Liberali (Fdp), pressano sul govero affinché Scholz rompa ogni possibile ambiguità sulla volontà di imitare Stati Uniti e Regno Unito sulla natura dell’appoggio a Kiev. Sulla Cancelleria federale emergono pressioni divergenti.

Marie-Agnes Strack-Zimmermann, una deputata liberale che è a capo della commissione difesa del Bundestag parlando alla radio pubblica Ard lunedì ha fatto appello a tutti coloro “che non hanno ancora capito che in una situazione di guerra come questa, i successi dell’Ucraina possono essere sostenuti solo se ottengono le armi di cui hanno bisogno ora”. E, nota il Financial Times, “l’industria tedesca degli armamenti sta anche esortando Scholz a prendere in considerazione l’abbandono della sua resistenza alla fornitura di carri armati. Martedì, il produttore di armi Rheinmetall ha dichiarato di aver riparato 16 Marder dalle vecchie scorte della Bundeswehr: i veicoli erano pronti per essere inviati in Ucraina, ma non avevano ancora ottenuto un permesso di esportazione dal governo”.

D’altro canto in seno alla Spd, malumori crescenti sorgono e mettono in difficoltà il Cancelliere entro il suo stesso partito. Ad agosto, in particolare, l’ala giovanile della formazione si è espressa per una posizione di pacifismo ortodosso. Dall’opposizione la Cdu contesta il capo del governo, che dalla sua rivendica di aver aumentato, lui per primo, le spese militari e ora rilancia, complici i complimenti ricevuti dal governo di Kiev per l’utilità delle armi sul campo, sulla natura mirata del suo sostegno.

A essere maligni, ci può essere anche un tornaconto economico-industriale da questa presa di posizione: complice il maxi-piano da 100 miliardi di euro deliberato in primavera ci si aspetta che l’impegno della Germania sulla spesa militare e la produzione di armamenti aumenti nei prossimi anni e che si aprano opportunità per l’export. Già inn questo 2022 le esportazioni tedesche di attrezzature militari sono aumentate considerevolmente, in larga parte proprio perché Berlino fornisce armi all’Ucraina per aiutarla a difendersi dall’attacco della Russia. Al 24 agosto il valore delle esportazioni militari autorizzate ammontava a poco meno di 5,1 miliardi di euro, il 75,86% in più rispetto ai circa 2,9 miliardi di euro a cui Berlino era giunta nello stesso periodo dell’anno scorso.

Il ministro della Difesa Christine Lambrecht ha ribadito nella giornata di lunedì che il futuro supporto proseguirà sulla linea dei mezzi già forniti, dicendo che nessun altro paese stava fornendo carri armati costruiti dall’Occidente all’esercito ucraino “e abbiamo raggiunto un accordo con i nostri partner che la Germania non andrà da sola”. L’Ucraina darà una seconda primavera al Gepard, già utilizzato da diversi Paesi Nato (Belgio e Romania ad esempio) e non, come il Brasile? E il PzH 2000 conoscerà una seconda giovinezza? L’arrivo di esportazioni di quest’ultimo obice in Ungheria a fine agosto è una traccia di ciò che potrebbe accadere in futuro al mercato delle armi tedesche.

Scholz rivendica dunque successi politici anche per coprire il rischio che un’escalation nell’invio di munizioni e armi apra il vaso di Pandora della reazione russa sul fronte più temuto: l’energia e la weaponization delle forniture di gas da cui Berlino non può ad oggi prescindere. Un tentativo equilibristico con ricadute opportuniste che mostra però la difficoltà della Germania di tracciare una rotta precisa nella sua condotta in Europa e nella politica internazionale. Segno del declino di una centralità germanica nel Vecchio Continente che procede dalla fine del governo di Angela Merkel.

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