Donald Trump non è sostenuto da una parte della Chiesa cattolica americana. Questo non è un mistero. Dalla questione del muro al confine con il Messico alle politiche di The Donald in materia di sicurezza e migrazioni, tanti vescovi americani hanno pubblicamente espresso un malcontento in questi quattro anni di presidenza.

Quello che sta accadendo in seguito alla morte di George Floyd non fa eccezione: i cattolici progressisti sono tra coloro che stanno spalleggiando le rivendicazioni di chi protesta. Per quanto vada operato un distinguo tra le manifestazioni pacifiche e quelle che invece si tramutano in violenze e in saccheggi. I cattolici progressisti hanno assunto la stessa posizione del Partito Democratico: contro le devastazione, ma a favore dei diritti civili e della tesi dell’esistenza di un razzismo sistemico tra i confini statunitensi.

Il quadro statunitense non si distingue da quello delle altre nazioni occidentali: una parte di Chiesa è favorevole alla diffusione dei cosiddetti “nuovi diritti”; l’altro emisfero è per il ripristino del tradizionalismo ecclesiale e per il primato gerarchico della bioetica sulle questioni sociali. I progressisti si confrontano con i conservatori in ogni angolo del pianeta. Volendo semplificare, si potrebbe affermare che al primo insieme appartengono cardinali come Joseph Tobin, Kevin Farrell, Donald Wuerl e Blase Cupich. Nel secondo inseriremmo i cardinali Raymond Leo Burke e Daniel DiNardo. Ma la questione è più complessa di così.

La base cattolica americana ha già dimostrato di essere dalla parte del presidente. Le elezioni del 2016 hanno lasciato pochi dubbi. Tra i vertici, le sensibilità sono invece molto diverse. Quando The Donald, anche per dare un segnale a coloro che si erano recati in prossimità della Casa Bianca, vandalizzando la St. John Episcopal Church, si è recato dinanzi alla chiesa, facendosi peraltro immortalare con una Bibbia tra le mani, è scattata la reazione delle alte cariche ecclesiastiche. Non per fare paragoni con l’Italia, ma le dichiarazioni a tema politico delle alte sfere sono associabili perché molto simili.

Come si legge su Rai News, l’arcivescovo della città di Washington Wilton D.Gregory ha subito alzato i toni, domandando a Trump di non procedere mediante strumentalizzazioni di carattere religioso. Gregory, afroamericano e progressista, è stato nominato poco fa da papa Francesco, in sostituzione del cardinal Donald Wuerl, che si è invece dimesso da arcivescovo dopo alcuni scandali legati anche ad accuse partite dal basso per la presunta cattiva gestione di alcuni episodi riguardanti abusi ai danni di minori.

Dall’altra parte del guado, invece, è intervenuto monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti. Viganò ha scritto una missiva in cui avverte anche il presidente del rischio che lo Stato profondo, il cosiddetto Deep State, stia muovendo le fila per evitare che Trump venga confermato alle presidenziali di novembre. La posizione di Viganò può essere interpretata anche alla luce degli schieramenti che abbiamo circoscritto poc’anzi: il consacrato italiano è una delle principali voci del tradizionalismo.

Queste divisioni influiranno in qualche modo sul risultato elettorale?

La situazione di partenza quattro anni fa non era molto differente da quella odierna. I cattolici progressisti americani, anche cardinali e vescovi, hanno sempre preferito l’opzione democratica a quella repubblicana. Il discorso inverso vale per l’equazione che prevede una compartecipazione delle istanze tra cattolici tradizionalisti e repubblicani. La novità è semmai costituita dal numero di alte cariche ecclesiastiche, davvero cospicuo, che ha sposato la narrativa anti trumpiana. Risulta più semplice elencare gli ecclesiastici che in questi anni hanno evitato di schierarsi contro Trump, e non il contrario.

È altresì necessario annotare una caratteristica del rivale di Trump che può esercitare un ruolo in prospettiva elettorale: Joe Biden è cattolico. Anzi, Biden è espressione di quel cattolicesimo democratico perfettamente integrabile con l’idea di Chiesa promossa dalla cultura liberal (e da certo clero).