La Corea del Sud sta seguendo con apprensione l’evolversi della crisi israeliana. A Seoul, gli analisti hanno preso appunti sull’improvvisa pioggia di razzi lanciata da Hamas contro Israele, sulle tattiche di guerriglia impiegate dal gruppo islamico filo palestinese, e pure sulle falle mostrate dalle Forze di difesa israeliane (Idf).

Per quale motivo un Paese asiatico, ben lontano dall’epicentro delle tensioni tra Tel Aviv e la Striscia di Gaza, dovrebbe interessarsi a queste vicende? Semplice: basta sostituire Hamas e Israele con Corea del Nord e Corea del Sud, e la spiegazione è presto detta.

Il recente attacco a sorpresa dei militanti di Hamas ha spinto il governo sudcoreano a rivalutare la propria strategia di deterrenza contro una potenziale invasione nordcoreana. Nello specifico, sui media sudcoreani gli analisti hanno sottolineato la necessità che Seoul si prepari, in caso di conflitto con la Corea del Nord, a fare i conti con attacchi sferrati su più fronti da parte di Pyongyang. Che, a quanto pare, potrebbe imitare quanto fatto da Hamas in Israele.

La strategia di Hamas preoccupa Seoul

Hamas ha lanciato migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, impiegando tattiche di guerriglia che hanno coinvolto centinaia di uomini armati che si sono infiltrati nel Paese via terra, mare e aria. Alcuni hanno persino utilizzato parapendii. La portata senza precedenti del raid – che ha colto di sorpresa le forze di sicurezza israeliane – ha insomma sollevato preoccupazioni per attacchi simili da parte della Corea del Nord contro la Corea del Sud.

“L’attacco di Hamas ha dimostrato che un Paese che fa molto affidamento su attrezzature militari avanzate potrebbe non riuscire a difendersi in caso di attacchi improvvisi“, ha spiegato Yang Uk, membro senior dell’Asan Institute for Policy Studies, sottolineando il fallimento dell’Iron Dome israeliano, considerato il principale sistema di difesa aerea al mondo. Nonostante il tasso di intercettazione noto del 90%, l’Iron Dome è stato sopraffatto dalla raffica di razzi lanciati da Hamas, alcuni dei quali sono riusciti ad aggirare il sistema provocando vittime civili e danni alle infrastrutture.

“Se l’Iron Dome non riesce a fermare tutti i razzi di Hamas, come potrebbe la Corea del Sud fermare tutti i razzi della Corea del Nord in un attacco? Penso che questa sia la domanda che i sudcoreani dovrebbero iniziare a porsi perché la Corea del Nord ha missili molto più efficaci di Hamas”, ha dichiarato Bruce Bechtol Jr., ex ufficiale della Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti, al Korean Times.

Affinità e divergenze

Tra la crisi israeliana e la guerra congelata nella penisola coreana, dunque, emerge subito un’importante differenza: Hamas, come detto, ha in dotazione missili e armi nettamente meno efficaci rispetto a quelli che formano l’arsenale di Kim Jong Un. Tante, però, sono le affinità da tenere in considerazione. A cominciare dalla possibilità che la Corea del Nord possa imitare, a grandi linee, la stessa strategia adottata dal gruppo islamico: attacco su più fronti accompagnato da una pioggia di razzi.

Secondo fonti militari sudcoreane, Pyongyang ha schierato più di mille pezzi di artiglieria a lungo raggio vicino alla linea di demarcazione militare (MDL), capaci di sparare circa 16mila proiettili all’ora. Di questi, circa 340 possono essere diretti a Seoul e dintorni.

La Corea del Sud in passato aveva considerato l’acquisto dell’Iron Dome, ma alla fine ha glissato perché il sistema in questione è stato sviluppato per scoraggiare i colpi di mortaio, che sono meno potenti dei proiettili di artiglieria e dei missili balistici a corto raggio eventualmente sparati dai nordcoreani. Per evitare di farsi cogliere di sorpresa, nell’immediato il governo sudcoreano potrebbe (e dovrebbe) rafforzare le capacità di intelligence per monitorare il vicino settentrionale, in modo tale da captare preventivamente i segnali di un possibile raid.  

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