Varianti, vaccini, durata della protezione: il futuro della pandemia di Covid-19 ruota attorno a tre variabili ben precise. Per capire come si svilupperà la guerra contro il nemico invisibile che ha cambiato il mondo, dobbiamo imparare a conoscere questa specie di triangolo della morte. Partiamo dal fattore varianti.
Sars-CoV-2, pur con tutte le peculiarità del caso, segue le stesse regole di tutti gli altri agenti patogeni che abbiamo fin qui avuto modo di conoscere. Infezione dopo infezione, i virus vanno incontro a continue mutazioni, alcune delle quali potenzialmente pericolose per la popolazione. È possibile infatti che un virus, nel tentativo di adattarsi al suo ospite, diventi più aggressivo, oppure che riesca a bypassare la barriera creata dai vaccini esistenti. Per evitare guai, la comunità scientifica monitorare ogni possibile mutazione virale, in modo tale da calibrare i vaccini pre esistenti e silenziare così gli effetti delle nuove varianti.
Ecco il secondo vertice del triangolo: i vaccini. A differenza di quanto fatto credere, non basta un vaccino per debellare un virus come Sars-CoV-2. Ci troviamo al cospetto di un virus intelligente, che probabilmente diventerà sempre più contagioso e meno pericoloso. Significa che i vaccini anti Covid dovranno continuamente essere riadattati e rinnovati per restare al passo delle varianti, in una sorta di gioco infinito (ma, del resto, è quanto accade da sempre con il virus dell’influenza).
Arriviamo al terzo e ultimo fattore da considerare: la durata della protezione indotta dai vaccini. In un primo momento gli esperti ritenevano che la doppia dose potesse offrire una copertura estesa diversi mesi, se non anni. A quanto pare, soprattutto dopo la comparsa di Omicron, questa certezza è evaporata come neve al sole.
Varianti e vaccini
Basta ascoltare Albert Bourla, numero uno di Pfizer, colosso farmaceutico che per primo ha prodotto un vaccino anti Covid assieme ai tedeschi di BioNTech. Nel corso di una videoconferenza con la banca d’affari Goldman Sachs, Bourla ha spiegato che Sars-CoV-2 ha sostanzialmente mescolato le carte in tavola.
“Ciò che complica la situazione oggi è Omicron, che ci fa chiedere se abbiamo bisogno di una quarta dose rapidi per poi procedere con il piano di vaccinazioni annuali. Già oggi Omicron ha spinto a dare la terza dose non a sei mesi come era inizialmente previsto, ma a tre. E questo cambierà drasticamente il panorama”, ha dichiarato, come riportato dal quotidiano Il Tempo, lo stesso Bourla. Pfizer, al contrario, si stava concentrando su un piano ben diverso per contrastare Delta, ovvero la variante precedente a Omicron: produzione di una terza dose in tutto il mondo e quarta dose in autunno. A quanto pare, invece, sarà necessario accelerare per procedere con una vaccinazione annuale.
E qui si apre un nuovo problema, relativo questa volta alla logistica. Se, come sembra, sarà necessaria una vaccinazione annuale, Pfizer e gli altri colossi farmaceutici dovranno incrementare a dismisura le loro capacità produttive. Piccolo inconveniente: bisognerà probabilmente pazientare un po’ prima di avviare i motori, visto che nessuno si aspettava di dover sfornare così tante dosi in un lasso di tempo così risicato.
Vaccinazione annuale
Pfizer quasi sicuramente darà luce a un vaccino ad hoc contro Omicron entro marzo-aprile. Ma c’è da chiedersi se i governi lo utilizzeranno, dato che da qui a quando tutto sarà pronto potrebbero emergere altre varianti. “Non so se ci sarà quella necessità o altre, perché sto già vedendo emergere dopo Omicron numerose altre varianti”, ha aggiunto Bourla.
Il discorso è più complesso del previsto, perché accanto al lato sanitario c’è da considerare anche la dimensione economica. I grandi investitori dovranno infatti decidere quanti soldi impiegare in Pfizer (e nelle altre Big Pharma che partecipano e parteciperanno alla corsa del vaccino); nel caso in cui davvero dovremmo andare incontro a una vaccinazione annuale, la torta potrebbe essere gustosa.
Tornando sul lato sanitario, Bourla ipotizza la seguente road map: terza dose per tutti seguita da una quarta vaccinazione come preludio all’immunizzazione annuale. A quel punto, si spera, il Covid potrebbe davvero esser diventato endemico come l’influenza.