Il vaccino anti Covid non rende immuni al Sars-CoV-2, tanto è vero che anche chi è vaccinato può contagiarsi e contagiare. Il vaccino ha un altro compito, fondamentale ai fini della salute dei cittadini, soprattutto degli anziani e dei più fragili, e del corretto funzionamento dei sistemi ospedalieri: scongiurare il manifestarsi di forme gravi o gravissime della malattia provocata dal coronavirus.

Con l’evoluzione dell’agente patogeno rilevato per la prima volta quasi due anni fa – che oggi sembrerebbe essere più contagioso ma meno pericoloso – l’obiettivo dei governi occidentali si sta progressivamente spostando dal traguardo dei “contagi zero” a una sorta di embrionale convivenza con il virus. Per farlo senza contraccolpi, sostengono gli esperti, è necessario che la popolazione sia il più possibile vaccinata, possibilmente con tre dosi a causa della comparsa di nuove varianti.

Il vaccino, pur non impedendo l’eventuale contagio, riesce a silenziare gli effetti nefasti del Covid-19, rendendola una malattia controllabile. È tuttavia successo che persone vaccinate (con due, ma anche con tre dosi) abbiano contratto l’infezione, offrendo alla galassia no vax un’occasione a buon mercato per puntare il dito contro l’efficacia degli stessi vaccini. Come abbiamo visto, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Eppure, anche tra gli esperti, c’è chi appare sorpreso.

Tripla dose e contagi

Un tweet scritto qualche giorno fa dall’epidemiologo francese Martin Blachier su terze dosi e contagi è diventato virale in poche ore. Blachier ha riportato i dati delle autorità sanitarie danesi sulla variante Omicron citando tre percentuali: “8% nei tripli vaccinati, 5,5% nei doppi vaccinati e 1,2% nei non vaccinati”. A parte il fatto che l’esperto non ha spiegato il significato dei suddetti numeri, il cinguettio proseguiva così: “Omicron seleziona i vaccinati perché la fuga del vaccino gli conferisce un vantaggio in queste persone”.

In altre parole, una simile lettura potrebbe far pensare che la variante Omicron riuscirebbe a contagiare maggiormente i tripli vaccinati e, in generale, chi si è sottoposto alla vaccinazione. Che cosa c’è di vero in questa affermazione? Innanzitutto questi dati provengono da un documento dello scorso 13 dicembre dello Statens Serum Institut, un istituto di ricerca danese che ha preso in esame l’andamento della pandemia in Danimarca nel periodo compreso tra il 22 novembre e il 12 dicembre.

Il testo suddivide il numero dei contagi causati da Omicron e quello delle altre varianti secondo tre differenti profili: vaccinati con richiamo (che Blachier chiama “tripli vaccinati“), vaccinati integralmente ma senza richiamo (“doppiamente vaccinati“) e non vaccinati. Da qui, si evince che Omicron rappresenta l’8% dei casi nei vaccinati con richiamo, il 5,6% dei casi in quelli completamente vaccinati (senza richiamo) e l’1,2% dei casi nei non vaccinati.

Fact checking

I numeri ripresi – e tolti dal loro contesto – indicano quindi che i tripli vaccinati sono più facilmente contagiabili da Omicron rispetto agli altri, o peggio, che i vaccini sono del tutto inutili? Niente di tutto ciò. Omicron tende a sfuggire all‘immunità vaccinale, e dunque non dovrebbe sorprendere che questa variante sia proporzionalmente più presente nelle persone vaccinate rispetto alle altre varianti. Nel caso ipotetico, poi, in cui i vaccini fossero efficaci al 100% contro tutti i ceppi tranne Omicron (non è il nostro caso), il vaccinato verrebbe infettato solo da Omicron.

Per quanto riguarda i non vaccinati, questi continuano ad essere infettati con le altre varianti, e quindi la quota di Omicron è “inferiore”. Non vuol dire, dunque, che Omicron colpisce maggiormente i tripli vaccinati che non le persone non vaccinate. Gli stessi dati danesi – per altro continuamente aggiornati – hanno infatti fotografano il rischio di contrarre Omicron per ciascuna delle tre categorie riportate. Ebbene, i vaccinati con un richiamo (tripli vaccinati) hanno 2,6 volte meno probabilità rispetto ai non vaccinati di contrarre la variante. I vaccinati senza richiamo (doppia dose), dal canto loro, corrono ancora più rischi dei non vaccinati, anche se il rapporto è solo di 1,3.

In ogni caso, Mahmoud Zureik, professore di epidemiologia e salute pubblica presso UVSQ, ha spiegato a Liberation che questi dati, così come sono, risultano “troppo frammentati e insufficienti“. Il motivo è semplice: “Non ci sono informazioni su tratti importanti come età, sesso e posizione geografica. Inoltre, quando si ha un numero relativamente ridotto di casi, il peso dei possibili cluster è importante. Queste informazioni non consentono di trarre conclusioni in un modo o nell’altro, e non sono pubblicate a questo scopo. Servono studi veri”.

Dovessimo sintetizzare, ci sono tre cause che potrebbero, in parte, spiegare perché Omicron contagia anche i vaccinati con tre dosi: 1) la diminuzione dell’efficacia dei vaccini contro la nuova variante del virus; 2) le tempistiche legate alla somministrazione delle terze dosi; e 3) la minor attenzione nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine. Risultato: Omicron sembrerebbe avere la capacità di “bucare” i vaccini attualmente in circolazione, ma gli stessi vaccini consentono comunque di ammortizzare il colpo, evitando casi gravi e ricoveri.

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