Dopo il Regno Unito tocca alla Danimarca. Copenaghen revocherà tutte le restrizioni contro il Covid-19 ancora in vigore a partire dal prossimo 10 settembre. Il governo danese non considera più la malattia una minaccia per la società, e ha dunque pianificato l’uscita dall’incubo. “L’epidemia è sotto controllo, abbiamo tassi di vaccinazione record. Per questo, il 10 settembre, potremo abbandonare le regole speciali che abbiamo dovuto introdurre nella lotta al Covid-19”, ha spiegato il ministro della Sanità, Magnus Heunicke.
Certo, le autorità allenteranno le misure di sicurezza e i cittadini potranno riassaporare la quotidianità del periodo ante Covid. Eppure – e questo può essere considerato un paradosso – l’esecutivo non sembra affatto essere intenzionato a lanciare messaggi troppo blandi. Detto altrimenti, i danesi non dovranno abbassare la guardia. “Non siamo fuori dall’epidemia”, ha sottolineato ancora il ministro, aggiungendo che il governo “non esiterà ad agire rapidamente se la pandemia metterà nuovamente a repentaglio le funzioni essenziali della società”.
Nel caso in cui tutto dovesse filare liscio, la Danimarca tornerà così a respirare, proprio come ha ripreso a far il Regno Unito dallo scorso giugno, e proprio mentre molto altro Paesi europei temono di dover inasprire le misure restrittive anti Covid.
Vaccinazioni record
Ma per quale motivo la Danimarca può permettersi un simile privilegio? Niente è stato dettato dal caso. Il vero segreto di Copenaghen, più che poter contare su un efficace sistema di tracciamento e su misure altrettanto efficiente, sta tutto nella sua campagna di vaccinazione da record.
Il ministro Heunicke lo ha spiegato alla lettera pubblicando un post inequivocabile sul proprio profilo Facebook: “Stiamo raggiungendo più persone possibile attraverso il nostro programma di vaccinazione, e dobbiamo mantenere il ritmo ora, così avremo gli ultimi che lo faranno. Volontario e libero”. È ancora: “In Danimarca siamo a livelli molto alti quando si tratta di far vaccinare la popolazione e quindi uscire dall’epidemia in modo sicuro ed efficace. Se non hai ancora ricevuto il tuo vaccino ti incoraggio a farlo. Aiuta te stesso, i tuoi cari e tutta la nostra comunità. Grazie”.
Calcolatrice alla mano, la Danimarca è riuscita a vaccinare con un ciclo completo il 71% della popolazione e il 4,6% con almeno una dose. In tutto, Copenaghen ha somministrato 145,77 dosi di vaccino ogni 100 persone. Più del 70% della popolazione del Paese scandinavo di 5,8 milioni è completamente vaccinato; significa che il governo danese ha ottenuto una copertura vaccinale tale da poter controllare il virus e, di conseguenza, allentare le misure restrittive. Ed è proprio questo il traguardo che le altre nazioni – Italia compresa – dovranno raggiungere per sperar di imitare Copenaghen.
Aria di libertà
Il binomio che ha consentito alla Danimarca di programmare l’uscita dal tunnel si basa, da una parte, sulla significativa copertura vaccinale (sono vaccinati 7 cittadini su 10 mentre il Paese può vantare il terzo tasso di vaccinazione più alto d’Europa), e dall’altra sull’ottimo sistema di prevenzione e controllo allestito dal governo. La differenza rispetto all’Italia appare evidente nei numeri relativi alla vaccinazione. Nel nostro Paese ha completato il ciclo vaccinale il 62,8% della popolazione, mentre l’8,3% attende la seconda dose: ancora troppo poco per togliere le restrizioni.
Ricordiamo che nel marzo 2020, la Danimarca era stata una delle prime nazioni a istituire un regime di semi-lockdown con la chiusura di scuole e attività non essenziali. Dopo un primo allentamento delle misure, poche settimane dopo, da agosto 2020, Copenaghen aveva nuovamente e invertito la rotta imbastendo un nuovo confinamento a Natale. Da allora il Paese si è gradualmente riaperto. Il 14 agosto, l’uso della mascherina obbligatoria è scomparso dai mezzi pubblici, unico luogo dove era ancora obbligatorio.
L’obbligo di esibire il green pass nei locali notturni – che riaprono il 1 settembre – e durante i grandi eventi scomparirà il 10 settembre. Era già previsto che il “coronapass” non fosse più richiesto nei ristoranti, nei centri sportivi e nei parrucchieri dal 1 settembre. L’unica spada di Damocle che continuerà a pendere sulla testa dei danesi sarà rappresentata dalle limitazioni inerenti ai viaggi all’estero, che permarranno almeno fino ad ottobre.