Mentre tutti gli occhi del mondo sono puntati sulla pandemia di Sars-Cov2, c’è un’altra malattia che sta facendo danni altrettanto gravi un po’ in tutto il mondo, tanto sanitari che economici. Stiamo parlando della peste suina africana, una malattia emorragica innocua per gli esseri umani ma letale per i maiali. Un paio di anni fa, i funzionari cinesi spiegavano che la diffusione di un virus mortale era altamente trasmissibile e che rappresentava una grave minaccia per il miglioramento della stabilità economica della nazione e della prosperità della popolazione.
Dietro a un linguaggio molto burocratese si nascondeva in realtà un messaggio importantissimo, che all’epoca dei fatti ben poche nazioni riuscirono a cogliere al volo. La peste suina avrebbe presto creato un’apocalisse tra i maiali cinesi, si sarebbe espansa a macchia d’olio nel resto del pianeta e avrebbe, di riflesso, generato un terremoto economico legato all’aumento dei pezzi della carne suina. Al di là della Muraglia, il governo cinese ha subito rassicurato la comunità internazionale spiegando che arginare l’epidemia sarebbe stato un importante compito politico, nonché un ordine militare.
Il punto è che, nonostante gli sforzi di Pechino, la peste suina ha continuato a far danni, eclissata dall’emergenza coronavirus. Un altro aspetto da considerare è che i maiali forniscono una delle più importanti fonti di cibo e sostentamento a decine di milioni di agricoltori cinesi. E che l’effetto domino scatenato dall’allarme peste suina ha creato (e potrebbe ricreare) pericolosi terremoti dai risvolti socio-economici.
L’ombra della peste suina africana
Secondo quanto riferito dall’Economist, in netto contrasto con la sua efficace battaglia contro il coronavirus, la Cina non sarebbe riuscita a sconfiggere la peste suina. E questo nonostante le continue rassicurazioni fornite dalle autorità alla comunità internazionale. “Sembra che la Cina non possa fare per i maiali quello che ha fatto per le persone”, ha spiegato al settimanale un anonimo dirigente di un’azienda cinese di suini.
Per capire l’importanza della questione, bisogna sottolineare che la Cina possiede uno dei più alti tassi di consumo di carne suina al mondo, e che il Paese ospita circa la metà degli stock di suini globali. Tuttavia, all’inizio del 2018, i maiali cinesi sono stati colpiti da una feroce epidemia di peste suina. Risultato: approvvigionamento carne suina devastato, oscillazioni selvagge nei prezzi della stessa carne di maiale e, soprattutto, decine (se non centinaia) di milioni di maiali morti.
I funzionari affermano che nel 2019 sono morti tra un quinto e un terzo dei suini presenti nel Paese, a causa di malattie o abbattimenti. Stando ai calcoli della Asian Development Bank, quell’anno l’industria cinese dovette fare i conti con danni compresi tra i 50 e i 120 miliardi di dollari.
Gli ultimi sviluppi
A quanto pare l’ombra della peste suina africana continua a minacciare la Cina (e non solo). Tra il 2019 e il 2020, quando la pandemia di Covid-19 ha canalizzato su di se tutte le attenzioni, il governo cinese – sempre secondo fonti dell’Economist – avrebbe tenuto il pubblico in gran parte all’oscuro di quanto stava accadendo. A luglio i funzionari hanno dichiarato che ci sono stati 11 focolai della malattia dall’inizio del 2021, alcuni situati nell’estremo nord-est e altri nel sud-ovest del Paese.
I dirigenti di varie aziende di suini in Cina sostengono che la situazione sia “fuori controllo”, che le autorità segnalano solo una piccola parte delle infezioni e che il governo sarebbe dipingendo un quadro troppo roseo. Per quale motivo? Ammettere la portata del problema comporterebbe l’abbattimento di un elevato numero di suini.
Nel caso in cui ciò dovesse accadere, la Cina potrebbe fronteggiare interruzioni per anni nelle forniture di carne di maiale, mentre la carenza e gli alti prezzi della carne potrebbero far infuriare i cittadini. Solitamente, quando vengono segnalati casi di peste suina vicino alle loro fattorie, i proprietari spesso vendono i loro animali prima che mostrino i sintomi. Questo, tuttavia, aiuta il virus a diffondersi. Con ripercussioni in Cina e all’estero.