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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) continua a far parlare di sé per la – a dir poco – sconclusionata gestione dell’emergenza Covid. Tralasciando i pasticci collezionati in serie nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, ovvero dagli imbarazzi sulle ricerche volte a determinare l’origine della pandemia ai suggerimenti lanciati ai governi, con consigli spesso poco chiari e contradditori l’uno con l’altro, adesso l’agenzia con sede a Ginevra sembra aver iniziato una crociata morale contro i Paesi “più ricchi”.

Già durante l’inaugurazione delle Olimpiadi di Tokyo, Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva fatto capire il nuovo registro che di lì a breve avrebbe adottato l’Oms. “La pandemia finirà quando il mondo sceglierà di porvi fine. È nelle nostre mani. Abbiamo tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno. Possiamo prevenire questa malattia, possiamo testarla e possiamo curarla”, dichiarava Ghebreyesus direttamente dal Giappone, sottolineando tuttavia una pericolosissima diseguaglianza nella distribuzione globale dei vaccini, cioè gli strumenti evocati dal massimo dirigente della stessa Oms.

Insomma, dopo essersi rivelata inefficace nel fornire indicazioni sanitarie precise e dettagliate nella fase in cui tutti i Paesi non sapevano che cosa fare, adesso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pensato bene di fare la morale a certe nazioni, ree di utilizzare troppi vaccini.

La posizione dell’Oms

In teoria l’obiettivo di ciascun Paese dovrebbe essere quello di proteggere i propri cittadini dalla diffusione del virus. In base a questo – che fra l’altro è quanto ha indicato la stessa Oms – ci si aspetterebbe un plauso da parte di Ghebreyesus nei confronti di quei governi che hanno effettuato un elevato numero di vaccinazioni. Come ha fatto notare National Interest, la situazione è invece ben diversa.

“Non possiamo e non dovremmo accettare il fatto che i Paesi che hanno già utilizzato la maggior parte della fornitura mondiale di vaccini decidano di usarne ancora di più mentre le persone più vulnerabili del mondo rimangono senza protezione”, ha dichiarato il capo dell’Oms in una recente conferenza stampa.

Detto in altre parole, Ghebreyesus avrebbe lanciato indirettamente una sorta di crociata – come l’ha definita il Washington Post – contro le immorali disparità che dividono le capacità vaccinali delle varie nazioni del mondo. Le prime risposte a una affermazione alquanto assurda non hanno tardato ad arrivare. Il segretario stampa dell’amministrazione Biden, Jen Psaki, ha detto chiaramente che l’Oms si sta impegnando in una “falsa scelta”.

Una logica pericolosa

La logica adottata dall’Oms è pericolosa poiché dà la sensazione di elevare la giustizia sociale a una specie di causa religiosa. L’aspetto più curioso è che l’appunto mosso da Ghebreyesus è arrivato in un momento particolare, e cioè proprio mentre le economie più avanzate, tra cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito, hanno iniziato a discutere in merito alla somministrazione di nuove dosi alle rispettive popolazioni, in maggioranza già largamente vaccinate con una o addirittura due dosi.

La crociata dell’Oms, in ogni caso, non appare correlata ad alcuna analisi costi-benefici, quanto – secondo alcuni – a una posizione eccessivamente ideologica. In una fase del genere, infatti, sono emersi concetti un po’ ambigui, quali internazionalismo ed egualitarismo. Sia chiaro: nessuno sostiene che debbano esistere Paesi di Serie A e Paesi di Serie B. Ma non ha neppure senso puntare il dito contro i primi, sperando di migliorare la situazione all’interno dei secondi. Anziché demonizzare le economie più ricche avrebbe più senso creare piattaforme concrete ed efficienti che riescano ad attutire questo importante gap globale.

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