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Da pioniera dello Sputnik V ad hub per il turismo vaccinale. San Marino, la Repubblica più antica del mondo, e la prima del Vecchio Continente ad aver detto addio al coprifuoco, nei prossimi mesi potrebbe diventare il punto di riferimento per tutti quei cittadini, europei e non, che vogliono vaccinarsi con il preparato di Mosca.

Il 90 per cento dei sammarinesi è stato immunizzato con il vaccino russo. Nella piccola Repubblica, all’inizio di aprile, si è toccato il picco dei 250 contagi giornalieri, mentre oggi i nuovi casi di coronavirus si contano sulle dita di una mano. Il reparto Covid ha chiuso i battenti, le terapie intensive sono vuote. Da qualche settimana, chi è stato immunizzato non ha neppure l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Ecco perché, lo scorso 26 aprile, il governo sammarinese, con i dati della campagna vaccinale sul tavolo, ha emanato una delibera che apre alle vaccinazioni ai turisti.

Lo Sputnik V, in attesa di approvazione da parte delle autorità regolatorie europee, qui potrà essere somministrato a pagamento anche ai non residenti. Il costo della prestazione, per i “turisti” del vaccino, sarà di 50 euro. Dopo l’inoculazione della prima e della seconda dose, somministrate con un intervallo di tempo che va dai 21 ai 28 giorni, bisognerà rimanere per tre giorni sul territorio della Repubblica. Il regolamento deve essere ancora ultimato e manca ancora un accordo con lo Stato confinante, l’Italia. Significa che, per ora, chi risiede nel Belpaese resta escluso da questa possibilità.

“Se San Marino volesse intraprendere questa strada siamo pronti a fornire ulteriori scorte di vaccino da destinare al turismo vaccinale”, assicura il Ceo del Fondo russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev, durante un briefing con la stampa. Da Mosca assicurano che esistono già trattative in questo senso, che potrebbero trasformare il micro-Stato sul monte Titano in un hub vaccinale continentale.

Resta il nodo del Green Pass europeo, che per ora contempla solo i vaccini approvati dall’Ema. Dmitriev, però, è fiducioso che, come è già successo in Grecia e a Cipro, anche altri Stati europei possano includere lo Sputnik V tra i vaccini considerati validi dal lasciapassare. “Non ci sono dubbi – è convinto – che verrà approvato per i viaggi”.

Intanto, da Mosca fanno sapere di essere pronti, una volta arrivato il via libera dell’Ema, a consegnare 50 milioni di fiale di vaccino all’Ue già nei mesi di giugno, luglio e agosto, per immunizzare 100 milioni di persone. Complessivamente, garantiscono i vertici del Rdif, la capacità produttiva delle fabbriche che si trovano in Russia e in altri Paesi consente di sfornare dosi di Sputnik V per 800 milioni di cittadini. “Le trattative – continua il Ceo del Fondo russo – sono in corso con molti Paesi europei, compresa la Germania e diverse regioni italiane”.

Il via libera dell’Ema potrebbe arrivare nel mese di giugno. Lo scorso aprile, l’Agenzia europea del farmaco aveva avviato un’indagine per verificare il rispetto degli standard etici e scientifici durante i test clinici del vaccino russo. “Ora aspettiamo i risultati”, afferma Dmitriev, assicurando di aver garantito all’autorità europea la massima apertura e trasparenza. La strada che conduce all’approvazione dello Sputnik V, però, è tutta in salita. “Ci sono pressioni sull’agenzia da parte della politica e delle case farmaceutiche. Alla lobby delle Big Pharma – denuncia Dmitriev – non piace Sputnik perché hanno paura della concorrenza, ma i cittadini europei sono contrari a questo costoso monopolio e vogliono avere scelta”.

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