“È come trovare un ago in un pagliaio. E per di più è già passato un anno da quando è scoppiata l’emergenza. Non riusciremo mai a fare luce sull’intera vicenda che ha originato la pandemia di Sars-CoV-2“. È questo il pensiero più diffuso all’interno della comunità scientifica internazionale, come ha confermato a InsideOver una fonte italiana che ha seguito la vicenda a distanza. Sembrava che la situazione dovesse sbloccarsi all’inizio del nuovo anno, in concomitanza con la missione organizzata l’Organizzazione Mondiale della Sanità per fare chiarezza su quanto accaduto a Wuhan tra il dicembre e il gennaio del 2020. Ma così non è stato.

Il team di esperti dell’Oms è sbarcato in Cina alla fine dello scorso gennaio, con l’obiettivo di raccogliere dati e indizi per chiarire l’origine del nuovo coronavirus. Terminati i 14 giorni di quarantena previsti dalle misure sanitarie cinesi, gli scienziati si sono subito messi al lavoro, operando spalla a spalla con i colleghi locali. Eppure, al termine dei 28 giorni trascorsi nella megalopoli dello Hubei, proprio dove erano stati registrati ufficialmente i primi contagi di Covid al mondo, l’équipe dell’Oms non è riuscita a trovare le risposte che si aspettava.

O meglio: gli esperti hanno messo sul tavolo quattro possibili ipotesi di trasmissione del Covid, aggiunto qualche dettaglio in più rispetto a quelli (pochi) già noti e rimandato tutto a ulteriori studi. Il report finale della missione, di oltre 120 pagine e intitolato WHO-convened Global Study of Origins of SARS-CoV-2: China Part. Joint WHO-China Study, sintetizza il contenuto della missione esplorativa degli uomini dell’Oms in quel di Wuhan, senza tuttavia fornire definitive chiavi di lettura.

I luoghi chiave

Il team agli ordini dell’agenzia con sede a Ginevra ha visitato i siti più importanti della città, analizzandone la conformazione, l’ambiente e i collegamenti con il resto della Cina. I luoghi sono stati suddivisi in quattro categorie distinte:

  1.  Siti relativi ai trattamenti, diagnosi e indagini epidemiologiche dei primi casi. Qui rientrano gli ospedali di Wuhan, i laboratori, il mercato ittico di Huanan e il suo quartiere (indiziato come possibile epicentro del contagio). Per completare le analisi sono stati intervistati commercianti, fornitori, i primi pazienti contagiati, funzionari locali e giornalisti.
  2. Centri per il controllo delle malattie umane e animali, per capire l’evoluzione dei contagi.
  3. I cosiddetti key surveillance partners, ovvero i partner chiave per la sorveglianza epidemiologica delle strutture sanitarie e scientifiche presenti a Wuhan. In questa categoria sono inclusi i centri per la donazione del sangue e altri laboratori comunali e provinciali incaricati di studiare le malattie simil-influenzali.
  4. Altri luoghi e soggetti, tra cui le autorità di regolamentazione dei mercati cittadini, ricercatori, ambiente e settore agricolo. Scendendo nel dettaglio, il team Oms ha fatto tappa presso lo Xinhua Hospital, il Jinyintan Hospital for Infectious Diseases, il Baishazhou Wholesale Market e lo Huanan Seafood Wholesale Market, il famigerato Wuhan Institute of Virology e lo Jianxinyuan Community Centre.

Un’indagine complessa

Prima della pubblicazione del report, si pensava che i primi casi riconosciuti di Covid-19 fossero emersi a Wuhan all’inizio del dicembre 2019. Prima di allora, nei mesi e nelle settimane precedenti, le informazioni preliminari non avevano infatti rilevato tendenze insolite o picchi preoccupanti della misteriosa polmonite causata dal Sars-CoV-2. Attenzione però, perché l’infezione può anche essere asintomatica, o provocare sintomi talmente lievi da essere trascurati. Dunque, quando ancora nessuno era a conoscenza del Covid, è possibile che un numero indefinito di individui possa esser stato infettato dall’agente patogeno ben prima del dicembre 2019. In tal caso, il Sars-CoV-2 si sarebbe diffuso silenziosamente all’interno della comunità cittadina.

Ma qui ci troviamo di fronte a un altro enigma. Come possiamo essere certi che il virus sia comparso a Wuhan, e non prima in un’altra provincia cinese o addirittura in un altro Paese? Da questo punto di vista, il ministero degli Esteri cinese è stato chiaro: “Se l’Oms crede di dover indagare ancora e non ha trovato niente sulle origini del coronavirus in Cina, è chiaro che deve spedire i suoi ricercatori in altri Paesi del mondo”. Dall’altra parte, gli Stati Uniti hanno denunciato una mancanza di trasparenza nella condivisione di dati e informazioni da parte degli esperti cinesi. “Il quadro è parziale. Le autorità cinesi non sono state trasparenti e non hanno cooperato del tutto. Mancano ancora all’appello dati cruciali”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca.

Le domande lasciate ancora senza risposta sono molte e, purtroppo, cruciali. Ad esempio: qual è il luogo esatto in cui si è originato il Sars-CoV-2? Quando, come e dove è avvenuto il primo contagio? Se, come è stato considerato “estremamente probabile”, il virus è stato trasmesso all’uomo dai pipistrelli, il salto di specie è avvenuto in maniera diretta o tramite un animale intermedio? E, in quest’ultimo caso, di quale animale si tratta? Perché, inoltre, si è scatenato tutto proprio a Wuhan?

Le quattro ipotesi dell’Oms

La parte più interessante del report agli occhi dell’opinione pubblica è probabilmente quella in cui vengono enunciate le quattro ipotesi in merito all’origine della pandemia di Sars-CoV-2. Gli esperti dell’Oms ritornati dalla missione in Cina hanno stilato quattro scenari principali, ordinandoli secondo una scala arbitraria che va dall'”estremamente improbabile” al “molto probabile”.

  • Trasmissione zoonotica diretta: secondo questa ipotesi (“probabile”) il virus sarebbe transitato da un animale all’essere umano mediante un qualche tipo di contatto ravvicinato. L’epidemia si sarebbe quindi diffusa a macchia d’olio a causa di superdiffusori ed eventi che avrebbero favorito la superdiffusione, come ad esempio i mercati. L’animale x in questione sembrerebbe essere il pipistrello, all’interno del quale, in alcune specie (Rhinolophus), sono stati rinvenuti antenati molto simili al Sars-CoV-2. È pur vero, tuttavia, che un’analisi dettagliata ha evidenziato prove di diversi decenni di spazio evolutivo di distanza tra il nuovo coronavirus e il virus parente rinvenuto negli stessi pipistrelli.
  • Trasmissione all’uomo tramite ospite intermedio seguita da zoonosi: questa, al momento, è l’ipotesi più probabile. Il tassello mancato esplicato nella prima teoria potrebbe essere occupato da un piccolo animaletto intermedio solito entrare in contatto con l’uomo per i più svariati motivi. Si parla di un pangolino, o di un’altra bestiola selvatica probabilmente venduta in qualche wet market. Se così fosse, un pipistrello avrebbe contagiato l’host intermedio, il quale avrebbe poi trasmesso il virus agli esseri umani e ad altri animali. Come è avvenuto il contagio? Non vi sono certezze, anche se l’Oms prende in considerazione l’ipotesi della trasmissione del virus mediante cibo o in un mercato.
  • Trasmissione mediante i prodotti alimentari della catena del freddo: ipotesi “possibile ma non probabile”. La suddetta catena potrebbe essere un potenziale veicolo di trasmissione tra gli esseri umani, ma la teoria deve essere ulteriormente approfondita e non trova numerosi riscontri in campo internazionale.
  • Diffusione del virus in seguito a un incidente di laboratorio: ipotesi “estremamente improbabile”. L’Oms ha preso in esame un’ipotetica infezione accidentale capitata a un membro dello staff di un laboratorio, escludendo categoricamente “l’ipotesi di rilascio deliberato o bioingegneria deliberata di Sars-CoV-2” esclusa “da altri scienziati a seguito di analisi del genoma” del virus. Gli incidenti di laboratorio possono avvenire, anche se risultano piuttosto rari, soprattutto dentro i centri dotati di elevati standard di sicurezza, quali sono gli istituti presenti a Wuhan.

È pur vero che il virus più simile al Sars-CoV-2, il RaTG13 (96.2% di somiglianza), rilevato nei tamponi anali di pipistrello, è stato sequenziato presso il Wuhan Institute of Virology. Il laboratorio CDC di Wuhan si è inoltre trasferito il 2 dicembre 2019 in una nuova sede vicino al mercato di Huanan. “Tali mosse possono essere di disturbo per le operazioni di qualsiasi laboratorio”, ha fatto presente l’Oms nel suo report. “Leggeremo il report e ne discuteremo il contenuto con tutti i Paesi del mondo. Tutte le ipotesi sono ancora sul tavolo e serviranno studi completi e approfonditi, oltre a quelli fatti sinora”, ha in ogni caso tuonato il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.