Da 70mila a 10mila nuovi casi Covid al giorno in meno di un mese “grazie” al lockdown per i non vaccinati: il crollo dei contagi rilevati in Germania è davvero una conseguenza della misura introdotta da Berlino? Nelle ultime ore il modello tedesco è stato preso come esempio ideale da seguire e imitare, se non altro per convincere quante più persone possibile a farsi iniettare almeno le prime due dosi di vaccino, in attesa del booster.
L’assunto base ruota attorno alla cosiddetta strategia del 2G, e cioè che senza vaccino anti Covid è impossibile partecipare alla vita pubblica. Geimpft e Genesen, vaccini e guariti: soltanto queste due categorie di cittadini possono accedere alla maggior parte dei luoghi. In precedenza, infatti, era sufficiente presentare un tampone negativo per ottenere un green pass temporaneo e accedere così a bar, ristoranti e partecipare a grandi eventi.
I getestet, chi ha fatto il test Covid ed è risultato negativo, hanno smesso di entrare in palestre e piscine al chiuso, ospedali, case di risposo, ristoranti e bar al chiuso, strutture di assistenza per disabili, centri estetici e parrucchieri e altre strutture ricettive. Limitando la circolazione dei non vaccinati, le autorità tedesche hanno pensato di poter stroncare la curva dei contagi. Al momento, i risultati sembrano dare ragione al governo tedesco.
Che cosa è successo in Germania
È davvero bastato trasformare la regola del 3G nella regola del 2G per arginare la temibile ondata di Covid che si era abbattuta sulla Germania? Quando all’inizio di dicembre Berlino ha varato la stretta anti no vax, Angela Merkel spiegava che “la cultura e il tempo libero a livello nazionale” sarebbero stati aperti “solo a coloro che sono stati vaccinati o guariti”. In quei giorni, soltanto il 68,06% della popolazione tedesca risultava essere vaccinato contro il Covid, mentre il 2,87% era in attesa di ricevere la seconda dose.
Tre settimane dopo, il numero di tedeschi completamente vaccinati è arrivato al 70%, e molto probabilmente chi stava aspettando la doppia dose ha ricevuto la seconda iniezione. Resta da capire quanti no vax di ferro si siano lasciati convincere dalla mossa di Merkel, visto che lo “spostamento” della quota dei vaccinati con una dose è stato pressoché irrisorio. Allo stesso tempo, il numero di contagi è drasticamente diminuito.
Cosa dicono i dati
I dati parlano chiaro: dopo tre settimane di lockdown per i non vaccinati i contagi quotidiani sono scesi. Ma possiamo parlare di un’effettiva correlazione tra il crollo delle infezioni e le restrizioni per chi non ha ricevuto dosi? Entriamo in un ginepraio spinato. Senza ombra di dubbio, aver ridotto la circolazione dei non vaccinati ha contribuito a limitare l’insorgere di casi gravi. E questo vale sia per la Germania, come abbiamo visto, che per l’Austria, che ha adottato regole simili a quelle tedesche. A Natale, Vienna contava 1.717 positivi a fronte dei circa 15mila di un mese e mezzo fa.
Eppure un simile abbassamento dei contagi lo abbiamo avuto in Paesi che non hanno affatto limitato la vita ai no vax. Anzi: in Europa dell’Est, dove in molti Stati le percentuali di vaccinazione arrivano a fatica attorno al 40%, la quarta ondata di Covid è passata senza lockdown per chicchessia. Attenzione: questo non significa che la strategia attuata da Romania, Bulgaria e Polonia sia risultata migliore rispetto al piano tedesco; significa semplicemente che ogni ondata, prima o poi, è destinata a fare il suo corso in maniera autonoma. La differenza è data dagli effetti provocati da quella stessa ondata, che possono essere limitati – come nel caso di Germania e Austria – o pesantissimi – come in Romania e Bulgaria.