Lo spazio è fronte diretto e indiretto della guerra russo-ucraina. Diretto, perché l’annuncio anticipato da parte degli Stati Uniti della mossa russa e dell’invasione iniziata il 24 febbraio scorso è stato reso possibile anche dal ruolo dell’intelligence geospaziale e della sorveglianza satellitare nel monitoraggio dei movimenti delle truppe di Vladimir Putin. Indiretto, perché lo spazio è vittima della guerra asimmetrica apertasi tra Russia e Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina: una guerra cyber, di intelligence, di sanzioni e diplomatica, che rischia di travolgere definitivamente le prospettive di cooperazione spaziale tra le parti e di far traslare anche nelle orbite extratmosferiche la rivalità geopolitica terrestre.

Marcello Spagnulo, ingegnere che vanta oltre trent’anni di esperienza nel settore aerospaziale ed è editorialista di Airpress e autore del saggio Geopolitica dell’esplorazione spazialeha recentemente fatto notare che le conseguenze riguardano in primo luogo l’Europa: la rottura tra Occidente e Russia, in campo spaziale, può lasciare il Vecchio Continente scoperto sul fronte dei lanci più strategici, dato che la dipendenza dai razzi Soyuz delle compagnie europee è evidente. Questo era strutturato anche nell’agenda del 2022 “che prevedeva quest’anno”, ha fatto notare Spaguno in un dialogo con Airpress, “otto lanci del razzo Soyuz, di cui cinque dal cosmodromo russo di Baikonur in Kazakistan e tre dalla Guyana francese”, nella base di Kourou da cui ora i tecnici russi se ne sono andati. In particolare “’l’Europa aveva previsto di imbarcare ad aprile sulla Soyuz anche due nuovi satelliti della costellazione Galileo per la radionavigazione” e contava su Mosca per il sostegno alla missione ExoMars ora messa nel congelatore.

Va detto, nota Spagnulo, che “l’Europa non perde alcuna autonomia nell’accesso allo Spazio per effetto di questa decisione contingente, e nemmeno se si rivelasse una decisione permanente”, dato che la scelta di affidarsi a Soyuz era stata prettamente politica. L’Italia può sfruttare con forza i lanciatori Vegama si tratta di un dato politico-strategico il fatto che alcuni attori, come la Francia, abbiano preferito rivolgersi a un provider straniero e al contempo a un Paese tanto difficilmente affidabile come la Russia.


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Certo è che le considerazioni di Spagnulo aprono a un’analisi su come la guerra russo-ucraina cambi la partita spaziale. Così come il cyber, anche lo spazio è definitivamente sdoganato come terreno di contesa sistemico. Quarto e quinto dominio coesistono, assieme al sesto (la guerra economica) come trittico simmetrico di risposta dell’Occidente alle mosse russe contro l’Ucraina, che si sviluppano sui tre domini tradizionali del conflitto. La geopolitica terrestre si riflette in cielo, mentre il decoupling spaziale tra Russia e Occidente, già di fatto in corso da anni, accelera.

Spagnulo nel suo saggio ha ricordato di come la nuova corsa allo spazio, sempre più muscolare, non abbia avuto bisogno con la stessa intensità del richiamo ideale alla scienza e all’esplorazione che ha avuto la partita dell’era della Guerra Fredda. Nonostante questo, spazi di cooperazione si sono a lungo mantenuti anche mentre la rivalità strategica si faceva sempre più complicata: la guerra tra Russia e Ucraina può cambiare tutto. ExoMars, missione congiunta tra Esa e Roscosmos, è in stand-by. Science News ricorda che tra le vittime del conflitto si segnala anche il telescopio eROSITA, un dispositivo a raggi X costruito dal tedesco Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics in collaborazione con Roscosmos e lanciato da Baikonur nel 2019, ha visto le sue attività di studio della struttura su larga scala dell’universo frenate da Berlino a fine febbraio nel quadro del distacco dalla cooperazione con Mosca. La Nasa ha frenato sulla partecipazione alla missione a guida russa Venera-D il 26 febbraio scorso. E nel mirino potrebbe addirittura finire il proseguimento delle attività della Stazione Spaziale Internazionale, simbolo di una cooperazione spaziale di stampo Anni Novanta e primi Duemila che appare ormai superata dal braccio di ferro geostrategico.

Chi può analizzare la situazione dal punto di vista più strategico sono gli Stati Uniti. I quali grazie alla conquista dell’accesso indipendente allo spazio col partenariato pubblico-privato possono gradualmente ridurre la dipendenza dal Soyuz e, in prospettiva, possono riguadagnare l’alleato europeo come partner strategico nella nuova corsa allo spazio. Un riallineamento atteso da tempo a Washington e che, dietro la Russia, guarda in prospettiva alla Cina come grande avversario. Un’altra delle accelerazioni imposte da questa guerra al contesto globale riguarda il nuovo dominio di scontro tra le potenze. Destinato a diventare sempre più decisivo nei decenni a venire.

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