“Il Covid potrà anche aver posticipato le Olimpiadi, ma non le ha sconfitte”. Direttamente da Tokyo, sede dei Giochi Olimpici, Tedros Adhanom Ghebreyesus appare soddisfatto. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pochi giorni fa, è stato invitato a parlare di fronte ai membri del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Il massimo responsabile dell’agenzia con sede a Ginevra ha ricordato, con un misto di soddisfazione e orgoglio, che nei 125 anni di storia dei Giochi Moderni, niente e nessuno era mai riuscito a fermare le Olimpiadi. Neppure guerre, crack economici o crisi geopolitiche.

Certo, ha aggiunto Tedros Ghebreyesus: adesso il mondo deve fare i conti con la pandemia di Covid-19. Ma, tutto sommato, e nonostante l’emergenza sanitaria globale, le Olimpiadi di Tokyo dovrebbero andare avanti per dimostrare al mondo cosa si può ottenere adottando i giusti piani di prevenzione e le corrette misure di sicurezza. Detto in altre parole, un evento del genere, se accompagnato da una minuziosa organizzazione, può e deve essere svolto.

Anche perché il mondo ha bisogno di una manifestazione del genere in quanto “le Olimpiadi hanno il potere di unire il mondo, di ispirare, di mostrare ciò che è possibile”. Ghebreyesus, insomma, è stato chiarissimo. Peccato che lo stesso direttore dell’Oms non utilizzi le stesse parole, e lo stesso atteggiamento propositivo mostrato di fronte al CIO, quando si tratta di parlare al resto del mondo. Ovvero ai comuni cittadini desiderosi di ascoltare le ultime novità sulla pandemia.

Due pesi e due misure

Premessa: nessuno intende demonizzare i Giochi Olimpici, né si augura che la tanto attesa manifestazione sportiva possa rivelarsi un flop (anzi, tutto il contrario). Il problema, semmai, è rappresentato dal modus operandi dell’Oms e, in particolare, dall’atteggiamento incoerente dei suoi rappresentanti. Per quale motivo esaltarsi per lo svolgimento delle Olimpiadi, da molti esperti considerate un possibile amplificatore pandemico, e parallelamente terrorizzare il mondo profetizzando l’arrivo di una “nuova ondata di infezioni e decessi”? E ancora: perché puntare il dito contro i governi e gli attori politici di mezzo mondo, colpevoli di non aver saputo impiegare i vaccini nel modo giusto, e allo stesso tempo compiacere il CIO con lo svolgimento dei Giochi?

“La pandemia finirà quando il mondo sceglierà di porvi fine. È nelle nostre mani. Abbiamo tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno. Possiamo prevenire questa malattia, possiamo testarla e possiamo curarla”, ha aggiunto Ghebreyesus, sottolineando tuttavia una pericolosa diseguaglianza nella distribuzione globale dei suddetti strumenti: i vaccini. In parole ancora più semplici, non si capisce perché il massimo dirigente dell’Oms non mostri lo stesso entusiasmo sbandierato in occasione delle Olimpiadi, durante tutte le altre conferenze stampa.

Un messaggio confuso

Forse Ghebreyesus non se ne rende conto. Ma non ha alcun senso spaventare i cittadini con una ipotetica quarta ondata, mentre lui stesso si trova in Giappone per incoraggiare e sostenere le Olimpiadi. Il Giappone, se proprio vogliamo parlare di vaccini, ha tra l’altro immunizzato con una sola dose circa il 34% della popolazione; un numero piuttosto basso se raffrontato ad altre nazioni di pari livello. Nonostante le rigide misure d’ingresso, Tokyo ha poi dovuto fare i conti con le prime, inevitabili, infezioni registrate all’interno della “bolla olimpica”. Niente di trascendentale per il momento, dicono gli esperti. Ma a poche ore dalla Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici sono emerse altre 19 persone positive, tre delle quali residenti nel Villaggio Olimpico.

I contagi da covid-19 continuato a mettere a dura prova i partecipanti alle Olimpiadi, con i casi totali saliti a 106 dal 1 luglio. Come se non bastasse, il governo metropolitano di Tokyo, il 22 luglio, ha segnalato 1.979 contagi da coronavirus. Si tratta del bilancio peggiore registrato nell’area metropolitana dallo scorso gennaio, e contribuisce ad alimentare il timore che i Giochi possano trasformarsi in un vasto cluster d’infezione. Al di là di quello che potrà succedere, Ghebreyesus e colleghi dovrebbero abbandonare al più presto ogni ambiguità. Se le Olimpiadi possono svolgersi grazie ad accurate misure di prevenzione, allora, a maggior ragione, è possibile anche tornare a una parvenza di normalità quotidiana: è questo il messaggio che l’Oms dovrebbe dare all’umanità.

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