La grande conquista del guadagno netto di energia ottenuto ai laboratori federali di Livermore, California, è un salto in avanti scientifico notevole in un campo complesso come la fusione. E rappresenta la base solida su cui progettare una ricerca a tutto campo che può aver risvolti civili, ovviamente, ma anche miltiari.
Il dual use della ricerca scientifica statunitense è noto: molte grandi conquiste arrivate al mercato sono spesso state perseguite partendo da domini afferenti la sicurezza nazionale. Dal Gps al World Wide Web, per non parlare dello stesso nucleare a fissione, la storia di questi decenni è piena di casi del genere. E non è un caso che il guadagno netto di energia di 1,5 volte ottenuto in California sia avvenuto alla National Ignition Facility, la più grande struttura al mondo per la ricerca sulla fusione a confinamento inerziale, un impianto costato tra i 3,5 e i 4 miliardi di dollari, operativo dal 2009 e pensato dal governo federale per le ricerche sulle bombe termonucleari. Unici ordigni a usare, seppur indirettamente, processi di fusione al loro interno.
Alla Nif è operativa la divisione Weapons and Complex Integration (Wci) che si occupa di studiare tramite simulazioni gli effetti che l’esplosione di una bomba a idrogeno può causare sulla materia a livello di reazione atomica. Del resto, le bombe a idrogeno usano una reazione di fissione e un’atomica interna come innesco della fusione termonucleare della nube di idrogeno che circonda il primo stadio. L’obiettivo militare è parallelo oggi a quello civile: dirottare verso un’applicazione industrializzabile una fusione pura. Il Nif fu progettato proprio per l’obiettivo di garantire un pieno accesso sperimentale alle forze armate e al governo Usa per controllare gli sviluppi della fisica delle armi nucleari, comprese simulazioni tridimensionali per la simulazione di vari tipi di detonazione.
Il laboratorio Lawrence Livermore sul suo sito, del resto, parla esplicitamennte dello Stockpile Stewardship Program interno al Wif, “uno sforzo continuo per applicare una comprensione fondamentale basata sulla scienza delle prestazioni delle armi nucleari – dallo sviluppo di strumenti avanzati di sorveglianza delle testate che rilevano l’insorgenza di problemi alle unità di produzione che sviluppano componenti critici”.
Il luogo e il tempo dell’annuncio non sono casuali. La Nif è una componente strategica del Sancta Sanctorum del deterrente atomico americano e produce la più importante ricerca di frontiera della scienza Usa del XXI secolo nel pieno del braccio di ferro geopolitico con la Russia e della crescente rivalità con la Cina. Un monito a tutto campo: le centinaia di milioni di gradi raggiungibili grazie al laser del Nif, il più grande del mondo, consentono di ricreare su piccola scala le reazioni che avvengono nei nuclei delle stelle e nelle armi termonucleari consentendo di andare fino in fondo nello studio della materia e anche su nuove frontiere dell’immaginario riguardante armi a fusione pura, non mediata come nelle attuali armi termonucleari, e bombe all’idrogeno sempre più distruttive.
Quello fatto dagli Usa è a tutti gli effetti un esperimento nucleare sia civile che militare, per quanto conforme ai limiti di potenza segnalati dal Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (Ctbt). E per QualEnergia, del resto, “la fusione nucleare civile ha molto più in comune con le bombe che non con le stelle: le reazioni coinvolte sono quelle delle armi, quelle di più facile innesco fra le molte possibili”. Infatti, “con l’eccezione delle Supernove la densità di potenza, i kW per metro cubo, prodotta nelle stelle è oltremodo modesta, inferiore a quella del nostro metabolismo basale di 100 W. Nessuna fonte di questa intensità sarebbe conveniente per sostenere la fame energetica del mondo moderno, che nei paesi sviluppati divora 10 kW pro capite”. La Nif sfrutta il bombardamento del nucleo metallico con laser potentissimi per ottenere l’accelerazione del processo, tramite riscaldamento, di fusione dei nuclei di idrogeno, deuterio e trizio.
L’energia concentrata in un punto simula quanto su scala ancora più ampia avviene nelle bombe termonucleari. Per Washington l’avvertimento geopolitico e strategico insito nella scoperta e diretto ai rivali diplomatici e, in potenza, militari è esplicito. Jennifer Granholm, segretaria all’Energia di Joe Biden, annunciando la scoperta ha messo la tematica della sicurezza nazionale al primo posto nei settori influenzati dal guadagno d’energia della fusione. Il perché è chiaro alla luce del ruolo per cui il Nif è stato, inizialmente, concepito. E per il quale, pure in un contesto dual use, non cessa di operare.