I vaccini non saranno l’unica arma in grado di sconfiggere il Covid. Sembrerà strano dirlo, e forse pure un po’ scontato, ma accanto ai nomi in codice dei vari composti sviluppati da Pfizer-BioNTech, Johnson & Johnson e Moderna, troviamo una lista sempre più lunga di promettenti cure che, in tempi non lontanissimi, potranno essere utilizzate per “fiaccare” il Sars-CoV-2.
Sia chiaro: un’arma non può e non deve escludere l’altra, almeno non ancora e non in questa fase. Poter contare su validi vaccini, i cui effetti sulla riduzione delle ospedalizzazioni sono ben visibili nei grafici relativi ai Paesi con i tassi di vaccinazione più elevati, deve essere l’ancora alla quale aggrapparsi. Poi, solo quando test e sperimentazioni avranno fornito buoni risultati, allora potremo iniziare a integrare vaccini e cure o – perché no – magari affidarci anche solo a uno spray o un farmaco, proprio come accade con la banale influenza.
Al momento, è bene ribadirlo, non esistono ancora cure approvate e riconosciute capaci di sostituirsi al vaccino. C’è però un enorme cartello di “lavori in corso” a indicare che la comunità scientifica è al lavoro per fornire quanto prima nuove frecce alla faretra di armi anti Covid (varianti incluse). Cerchiamo di fare un po’ di ordine, passando in rassegna le cure contro il coronavirus più promettenti fino ad oggi.
Sperimentazioni in corso
Non è vero che non esistono cure anti Covid. Gli scienziati hanno trovato piste interessanti, che tuttavia richiedono di essere analizzate nella loro interezza prima di poter cantare vittoria. Detto in altre parole, esistono farmaci potenzialmente validi nella lotta contro il coronavirus, ma questi si trovano ancora in fase di sperimentazione (seppur, in certi casi, avanzata). Altri sono invece in via di sviluppo, e potrebbero volerci mesi se non anni prima di trovarli in commercio.
L’importante è che i pazienti – e con loro l’opinione pubblica – non si lascino abbindolare da fantomatiche cure propagandate su web e social network da bizzarri esperti. Al contrario, bisogna pazientare ancora un po’ per vedere all’opera diversi trattamenti antivirali giunti in avanzata fase di sperimentazione clinica. Il conto alla rovescia è cominciato. Molnupiravir, PF-07321332, PF-07304814 e uno spray Synairgen: sono questi i nomi dei quattro farmaci anti Covid più caldi e promettenti.
I quattro farmaci più promettenti
Partiamo dal primo, Molunapiravir, definito profarmaco, ovvero una molecola che, dopo essere stata processata dalle cellule umane, si trasforma in un principio attivo. Questo, come ha spiegato lo scienziato Enrico Bucci sul Corsera, viene poi incorporato dal genoma dei virus a Rna nel loro cosiddetto processo di replica, causando “errori di copia letali”. Inizialmente usato per l’influenza, Molnupiravir è stato giudicato promettente anche per arginare il Covid. Le sperimentazioni sono arrivate alla terza fase, i cui risultati sono attesi entro la fine dell’anno. In caso di fumata bianca, potrebbe essere il primo antivirale orale contro il Sars-CoV-2, dovrà essere assunto all’insorgere dei primissimi sintomi, così da alleggerire la gravità della malattia.
Pfizer è invece all’opera con PF-07321332, un inibitore di proteasi virale per tutti i betacoronavirus, cioè la famiglia della quale fa parte anche il nostro Sars-CoV-2. Poche settimane fa è iniziato lo studio clinico di fase 3; i risultati sono previsti per l’inizio del 2022. Certo è che l’impronunciabile composto targato Pfizer dovrà eventualmente essere usato assieme all’antivirale Ritonavir nei pazienti sintomatici prima della loro ospedalizzazione. Pfizer sta analizzando anche PF-07304814, un profarmaco inibitore di proteasi arruolato, in un primo momento, contro la Sars. Gli studi sono fermi alla fase 2 e potrebbe volerci più tempo. Stiamo comunque parlando di un trattamento per via endovenosa dedicato ai pazienti con sintomi più seri.
Arriviamo, infine, allo spray realizzato da Synarigen, azienda inglese che ha da poco avviato la fase 3 per un farmaco molto interessante. Si tratta di uno spray di interferone beta che, una volta assunto per via inalatoria, raggiunge i polmoni per ostacolare gli effetti del virus. Promettente contro i pazienti con sintomi non troppo severi; risultati attesi per il 2022.