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I dati della terza ondata del coronavirus si stanno facendo notare per una sostanziale differenza rispetto alla seconda. La curva dei contagi in queste ultime settimane si sta mantenendo molto più bassa rispetto a quella registrata nel mese di novembre. L’attuale situazione potrebbe far pensare ad un’estate più serena.

L’andamento della terza ondata

Il coronavirus si è ormai esteso a macchia d’olio. Tutti gli Stati in quest’ultimo anno si sono trovati a dover farvi fronte mettendo in atto diverse strategie. Adesso è arrivato il momento di capire quali sono state le più incisive e quali meno. Ma in questo contesto abbastanza delicato non si può non notare che nella terza ondata, ancora in corso, il quadro generale della situazione appare più confortante. Gli elementi che riescono a dare certe rassicurazioni vengono  tracciati nell’ambito di un confronto con quelli che hanno caratterizzato la seconda ondata. Andiamo con ordine.

La seconda fase è stata quella che ha avuto inizio nel mese di ottobre 2020 raggiungendo il picco un mese dopo. Era il 13 novembre quando la Protezione Civile ha diramato un bollettino da paura, con 40.902 casi di contagi raggiunti in un solo giorno. Quelle a seguire sono state settimane molto delicate con bollettini non molto differenti. La curva ha iniziato la sua discesa a partire da dicembre. Un periodo di stasi per poi gradatamente risalire a marzo: il mese della terza ondata. Qui il picco dei contagi è stato raggiunto giorno 19 con 25.707 casi in sole 24 ore. Successivamente i bollettini quotidiani hanno fatto parlare di numeri inferiori. Cosa emerge da questo raffronto?

Innanzitutto quello che balza agli occhi è proprio il numero del massimo numero di contagi registrati nei momenti di picco delle due ondate. I dati clou della terza fase sono quasi la metà rispetto a quelli della seconda. Altro elemento di non poco conto è anche la velocità dei contagi in questi due distinti momenti. Nel primo caso, l’impennata della curva tra la fine di ottobre e il 13 novembre è stata rapida. Nel secondo caso invece, l’ascesa dei dati è stata molto graduale, come se l’epidemia avesse rallentato la sua corsa. Perché il virus si è comportato in modo differente?

Cosa può aver inciso in questa terza ondata

La situazione tracciata in questa terza ondata potrebbe far auspicare in un rallentamento della corsa del coronavirus. Ma è ancora presto per essere completamente ottimisti. A far chiarezza su InsideOver in merito a questa dinamica di marzo è Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università degli studi di Firenze. “Partiamo da un presupposto – ha dichiarato il professore –  È difficile fare delle valutazioni comparative perché le condizioni sono diverse nelle varie situazioni. Trovare la ragione unica non è semplice. Però possiamo dire che da un lato è possibile che una certa incidenza l’abbiano avuta le chiusure”. Il docente fa riferimento alle restrizioni applicate durante il periodo di Natale che hanno avuto una forte incidenza nell’evitare il proliferare dei casi di contagio.

Poi fa anche riferimento ad un altro aspetto rilevante, ovvero il contributo dei vaccini: “Gli operatori sanitari, tra i primi a vaccinarsi – ha affermato Paolo Bonanni – hanno iniziato a dimostrare di infettarsi molto meno (e loro sono proprio quelli che potrebbero entrare nella catena della trasmissione). Poi abbiamo avuto l’abbattimento dei casi dentro le Rsa grazie alle somministrazioni effettuate  agli anziani. Anche se la campagna di vaccinazione sta andando a rilento rispetto a quanto sperato, ha avuto comunque un’interessante incidenza nel frenare i contagi”.

“Dunque – ha concluso il professore – restrizioni e vaccini messi assieme, sicuramente hanno avuto un ruolo non indifferente nel rendere la curva dei contagi più bassa rispetto alle due precedenti ondate”.

“Siamo stati sfortunati, il virus non si è ancora adattato all’uomo”

Sono quindi stati fattori “artificiali” e non naturali ad avere frenato la corsa del virus. La terza ondata è stata meno grave del previsto e questo è un dato confermato anche dal virologo del San Raffaele di Milano, Massimo Clementi: “Stiamo già assistendo a lento decremento della curva – ha spiegato su InsideOver il professore – lo si deve alle misure già in vigore quando i contagi hanno iniziato ad aumentare”. Ma il virus, di per sé, non sta perdendo forza: “Anzi – ha proseguito Clementi – con le varianti la natura ha provato a rendere ancora più contagioso il Sars Cov 2”. L’unica barriera per arginare il virus è data dalle azioni dell’uomo, a partire dai piani di vaccinazione: “Nei Paesi dove sono state iniettate già molte dosi, i risultati si vedono”.

Il coronavirus comparso a Wuhan si è rivelato quindi diverso dai suoi due “predecessori”. La Sars del 2002 – 2003 è scomparsa quasi subito, la Mers del 2012 è rimasta concentrata in ambito locale: “Siamo stati sfortunati – ha aggiunto Massimo Clementi – questo virus non si sta adattando all’uomo e dunque ha continuato ad assediarci”. Una differenza rintracciabile anche rispetto all’ultima pandemia, quella del 2009 causata dal virus AH1N1: “In quell’occasione – ha spiegato ancora il virologo – il morbo era sì nuovo ma di uno stesso ceppo diffuso nella popolazione, per cui c’era già forse un’immunità. Inoltre quel virus si è adattato all’uomo, divenendo da pandemico ad endemico”. Il Sars Cov 2 è invece del tutto nuovo, la popolazione non possiede anticorpi ed ha una natura che lo rende sempre più contagioso. Una miscela che ha obbligato la scienza a fare passi da gigante in pochi mesi per contrastarlo.

Ottimismo in vista dell’estate

Se è vero che occorre l’azione dell’uomo nella guerra al Covid, è anche vero che questa battaglia, a detta degli esperti, la si sta vincendo: “Dobbiamo essere orgogliosi della scienza per quanto prodotto in un anno appena”, è il pensiero di Massimo Clementi. In ottica futura, il virologo si è detto fiducioso: “Con l’arrivo dell’estate e con l’aumento della vaccinazione – ha concluso Clementi – la situazione migliorerà”. Dello stesso avviso anche l’immunologo Paolo Bonanni: “Sono ragionevolmente ottimista. Vista la situazione generale ci dovrebbero essere davvero i presupposti per un periodo più tranquillo nel corso della stagione estiva”.

“Questa fase  di restrizioni che stiamo vivendo dovrebbe essere l’ultima – ha spiegato Bonanni – Poi si spera che grazie ai vaccini potremo convivere meglio col Covid. Se infatti  il virus continuerà a circolare, come plausibile che sia,  e noi saremo protetti, possiamo ritenerlo come un’infezione meno drammatica e nel tempo sperare che diventi endemico”.

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