Prima del Covid come si faceva a sapere il numero dei decessi per influenza o la diffusione dei normali virus stagionali? Nessuno tra i cittadini ricorda file in farmacia o nei laboratori di analisi per tamponi rapidi o molecolari. Eppure a fine stagione o a fine anno erano pronte statistiche e dati di ogni tipo. I virus comuni non vengono tracciati allo stesso modo del nuovo coronavirus. La ragione è semplice: dal caso 1 di Codogno del 21 febbraio 2020 in poi si è reso necessario, vista la situazione epidemica, un quadro preciso della situazione. Ma oggi c’è chi suggerisce un tracciamento analogo a quello dei virus stagionali. Non solo scienziati tra loro, ma anche capi di governo come ad esempio Boris Johnson o Pedro Sanchez. Questo in virtù della diffusione della variante Omicron, giudicata sempre più come simile a un comune virus influenzale.
In cosa consiste il conteggio “a sentinella”
Quando da Madrid è stata rilanciata l’idea del premier Sanchez su un nuovo tipo di conteggio per il Covid, a livello mediatico è stato coniato il termine “sentinella“. Il monitoraggio cioè avrebbe la funzione di mera vigilanza, senza la necessità di contare uno per uno i casi di contagio. Un po’ come già avviene per le influenze stagionali. Si è iniziato a parlare di sentinella, ma si potrebbe anche parlare di conteggio a campione. In Italia viene effettuato durante i mesi in cui ci si aspetta un’importante diffusione dei virus comuni. A spiegare come avviene questa tipologia di campionamento è l’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Alla 46esima settimana dell’anno si attiva il monitoraggio che termina poi alla 17esima settimana dell’anno successivo. Durante questo periodo, come si legge sul sito Iss, si prendono in considerazione in particolare due dati. Il primo riguarda il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg), una cifra ricavata dalla raccolta del numero di decessi quotidianamente registrati in 20 città campione. Il secondo invece è quello relativo ai casi gravi registrati nelle terapie intensive. Dall’incrocio dei due dati si ottiene una stima dei decessi provocati dall’influenza, primo indicatore dell’andamento delle epidemie stagionali. Non si ha quindi un dato preciso.
“Nessuno dei due sistemi di monitoraggio – si legge sul sito dell’istituto – fornisce il numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno in Italia”. La stima media di decessi per influenza nel nostro Paese raggiunge quota 8.000 all’anno. Il campionamento è sempre riuscito a dare un quadro di riferimento sulla situazione, nonostante la mancanza di un capillare e giornaliero controllo come avviene per il Covid. Può essere utile applicare il conteggio a sentinella a un virus che ancora oggi è causa di una pandemia? In realtà questo tipo di monitoraggio in Italia, i cui dati confluiscono nel portale Flu-News, è stato per la prima volta messo a punto proprio durante un’altra pandemia, quella del 2009 causata dal virus A/H1N1: “L’idea di FluNews-Italia nasce nell’ottobre 2009 – viene infatti specificato nell’archivio del portale – quando, in piena pandemia influenzale, si rendeva necessario un resoconto periodico complessivo con il punto della situazione e una lettura integrata dei risultati raccolti”. Ed è proprio scorrendo l’archivio dei dati raccolti durante quell’influenza che è possibile rintracciare la definizione precisa del conteggio a sentinella: “Il sistema di sorveglianza sentinella – si legge in una slide in cui si presentano le cifre relative agli ingressi al pronto soccorso nell’ottobre del 2009 – si basa sulla trasmissione settimanale dei dati relativi al totale degli accessi ai pronto soccorso individuati dagli assessorati regionali alla Sanità. Da questi dati vengono selezionati i codici ICDIX-CM che identificano le sindromi respiratorie acute, incluse le polmoniti. Attraverso un modello statistico di regressione ciclica, viene calcolata la linea di base e le soglie di allerta”. Dunque, una pandemia in Italia è stata già controllata in questo modo. E forse con lo sviluppo dei contagi dovuti a Omicron è possibile fare lo stesso.
Non è solo una questione di comunicazione
Per adesso l’unica “concessione” alle regole di conteggio in vigore dal febbraio 2020 è legata alla possibilità di non presentare più quotidianamente il bollettino, rendendo la diffusione dei dati Covid a cadenza settimanale. A favore di questa proposta si sono schierati anche membri del Comitato Tecnico Scientifico: “Potrebbe essere arrivato il momento di ridurre la frequenza di trasmissione non tanto per una questione numerica – ha spiegato su Radio24 Fabio Cicliano, segretario del Cts – ma perché potrebbe essere meno impattante per i cittadini che vivono da due anni questo martellamento di dati”. L’obiettivo sarebbe quindi quello di frenare l’onda emotiva scatenata da quasi 24 mesi di quotidiano commento di cifre legate a positivi, malati e persone decedute. Ma al di là della diffusione dei dati, non si è parlato nel nostro Paese almeno per il momento di cambiare anche il conteggio e il sistema stesso di monitoraggio. Molti virologi hanno sottolineato come l’estrema contagiosità di Omicron ha fatto saltare il tracciamento. Le attuali norme si presenterebbero dunque “superate” rispetto alla nuova situazione. Tracciare giorno per giorno e tampone dopo tampone non sarebbe più possibile. Un monitoraggio a sentinella, oltre a evitare una comunicazione martellante per i cittadini, consentirebbe di superare i problemi attuali legati a lunghe file per i tamponi e tutte le altre difficoltà del difficile sistema di tracciamento.
L’idea di Spagna e Gran Bretagna
Cambiare dall’oggi al domani però non è per nulla semplice. Specialmente dopo due anni di applicazione di un sistema oramai ramificato soprattutto in Europa, dove la pandemia ha colpito più duramente. Sta iniziando però ad emergere una precisa volontà politica di discontinuità con il recente passato. Spagna e Regno Unito sono i due Paesi nel Vecchio Continente che per primi hanno parlato di variante Omicron come una vera e propria influenza comune a cui è possibile applicare un conteggio a sentinella. I due rispettivi governi si stanno muovendo in questa direzione. Un azzardo per alcuni, un passaggio obbligato per altri. Di certo, l’abbandono del tracciamento attuale a favore di quello a campione sarà uno dei segnali della fine definitiva della pandemia.