Il Gruppo di Visegrad (anche conosciuto come V4) è un’alleanza di natura politica e culturale a cui prendono parte Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria. L’obiettivo del Gruppo è quello di potenziare la cooperazione tra i paesi aderenti e di rafforzarne le posizioni in ambito comunitario. Le nazioni che vi aderiscono sono tutte membri dell’Alleanza Atlantica (NATO) e dell’Unione Europea ed il loro orientamento politico è spiccatamente atlantista e parzialmente euroscettico. Le relazioni tra il Gruppo di Visegrad e Bruxelles sono piuttosto burrascose e negli ultimi anni si è sfiorata, in più occasioni, la rottura dato che su molte tematiche, come l’immigrazione e l’integrazione europea, le parti sono agli antipodi.
Le radici del Gruppo di Visegrad sono molto antiche e risalgono al 1335, quando i Re di quelle che oggi sono la Repubblica Ceca, la Polonia e l’Ungheria si incontrarono presso la città ungherese di Visegrad per discutere di cooperazione politica e commercio. Nel 1991, molti secoli dopo e poco prima della dissoluzione del Patto di Varsavia, i rappresentanti di queste tre nazioni si sono incontrati nel castello della medesima città e si sono impegnati a rafforzare i rapporti bilaterali in vista dell’integrazione europea. La dichiarazione di Visegrad ha contribuito ad aprire una nuova fase politica in Europa Centrale e gli esecutivi dei paesi coinvolti si sono forniti assistenza reciproca anche nel corso della difficile transizione da un sistema politico ed economico di stampo marxista ad uno liberale. La Slovacchia ha scelto di aderire al gruppo nel 1993, lo stesso anno in cui ha raggiunto l’indipendenza. Le nazioni del Gruppo di Visegrad sono entrate a far parte della Nato e dell’Unione Europea tra il 1999 ed il 2004 riuscendo così a raggiungere, nel giro di pochi anni, gli obiettivi che si erano prefissate. L’integrazione europea non ha indebolito ma rafforzato la cooperazione tra i paesi membri. Questi ultimi hanno scelto di tutelarsi in sede comunitaria tramite un coordinamento che ha scatenato numerose controversie.
La cooperazione all’interno del Gruppo di Visegrad non riguarda unicamente gli affari europei ma si estende anche alla risoluzione delle problematiche che riguardano l’Europa Centrale. Tra le priorità ci sono l’espansione della rete infrastrutturale ed il rafforzamento della sicurezza energetica della regione. I paesi aderenti dipendono dalle forniture provenienti dalla Russia per quanto riguarda l’approvvigionamento del gas naturale, una risorsa vitale per garantire il funzionamento dell’apparato produttivo. Le strette relazioni intessute tra Budapest e Mosca, tanto a livello energetico quanto politico, hanno dato origine ad attriti all’interno del Gruppo, in primis con la Polonia, e con Bruxelles. L’Ungheria ha raggiunto, nel gennaio del 2021, un accordo per le forniture di gas naturale dopo che il contratto tra le parti, in vigore da 26 anni, era scaduto nell’ottobre del 2020. La costruzione di un interconnettore di 15 chilometri tra la rete ungherese e quella serba consentirà l’arrivo di 6 miliardi di metri cubici di gas l’anno dal gasdotto Turkstream, destinato a rafforzare la presa di Mosca sull’Europa Meridionale.
La cooperazione in ambito culturale, educativo e scientifico per rafforzare l’identità comune tra gli stati membri e lo sviluppo del settore turistico sono altri ambiti importanti per quanto concerne l’attività di Visegrad. La contiguità geografica tra i paesi aderenti può favorire lo sviluppo di itinerari in grado di condurre i viaggiatori internazionali da una nazione all’altra portando un beneficio comune a tutti gli stati coinvolti. Il Gruppo di Visegrad ha inoltre stretto legami con altre organizzazioni regionali, come il Benelux e spera di essere un modello di transizione democratica per le vicine nazioni balcaniche.
La presidenza polacca del Gruppo di Visegrad, in carica dal 30 giugno del 2020 al primo luglio del 2021, ha fissato una serie di priorità da soddisfare in questo arco temporale e relative all’ambito economico, della sicurezza e della società. Tra gli obiettivi c’è la necessità di coordinare le attività del Gruppo di Visegrad nell’Unione Europea per renderlo più forte, la volontà di tornare alla normalità e di lottare contro la pandemia ed i suoi strascichi, la necessità di rafforzare l’integrazione e la cooperazione tra le comunità e quella di svilupparla in ambito digitale. La presidenza polacca ha mostrato interesse anche per il tema del clima e sul confrontarsi con gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea.
Il Gruppo ha una struttura fluida ed è privo di organismi istituzionalizzati in grado di facilitare il dialogo tra gli stati membri. L’unica eccezione è rappresentata dal Visegrad Fund, un fondo di entità limitata chiamato ad erogare finanziamenti per progetti in ambito scientifico e culturale.I contatti tra le parti vengono mantenuti grazie a periodici incontri tra i rappresentanti dei quattro paesi e la presidenza, che ha durata annuale, viene assunta dalla nazione che ospita i suddetti incontri. L’assenza di un nucleo stabile può costituire un punto di debolezza del Gruppo di Visegrad, dato che i rapporti tra gli stati restano legati alle iniziative portate avanti dai singoli leader nazionali e dalla capacità di questi ultimi di fare gruppo. Un settore in cui la cooperazione è riuscita a svilupparsi con successo è quello della difesa ed in questo ambito i paesi hanno creato un quadro, come ricordato dall’Ispi, di investimenti condivisi ed esercitazioni congiunte. Nel 2016 è nato il Visegrad Battlegroup, una forza d’intervento a cui prendono parte oltre 3000 militari dei quattro paesi e che opera nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC) dell’Unione Europea. Sullo sfondo, però, permangono gravi problematiche nell’ambito delle relazioni estere. L’Ungheria di Viktor Orbán e la Repubblica Ceca del presidente Milos Zeman guardano con favore alla Russia mentre Varsavia considera Mosca un nemico strategico da tenere il più lontano possibile. Sembra molto difficile che Visegrad possa riuscire ad evolversi in una classica organizzazione internazionale.
I rapporti tra l’Unione Europea ed il Gruppo di Visegrad sono legati all’orientamento ideologico dominante all’interno di ciascuna entità. Nel corso degli ultimi anni i paesi di Visegrad sono stati tutti governati, per lunghi periodi di tempo, da partiti politici legati alla destra nazionalista e ciò ha complicato le relazioni con Bruxelles. Uno dei principali punti di scontro tra le parti è stato costituito dalla gestione delle politiche migratorie comuni e dal rifiuto da parte di Visegrad del sistema delle quote di ripartizione dei migranti decise in sede comunitaria. Le nazioni di Visegrad hanno criteri molto stringenti per quanto riguarda l’accoglimento di eventuali richieste di asilo ed hanno scelto di non cooperare con le istituzioni europee in questo ambito. Una scelta, quest’ultima, che ha provocato forti tensioni e che ha contribuito a diminuire il prestigio dell’Unione Europea sullo scenario internazionale. Tra i Paesi più ostili a Bruxelles ci sono la Polonia e l’Ungheria, recentemente finite sotto la lente d’ingrandimento comunitaria per quanto riguarda il rispetto dello stato di diritto. Le due nazioni sono inoltre state accusate di aver assunto una traiettoria politica scarsamente democratica e poco rispettosa dei diritti umani.
I vertici del Gruppo di Visegrad constano nel primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban, nel primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, in quello della Repubblica Ceca Andrej Babis e nel premier slovacco Igor Matovič. Orban, al potere dal 2010, è alla guida del partito politico Fidesz, di centrodestra, che è riuscito ad ottenere anche i due terzi dei seggi alle consultazioni parlamentari ungheresi. Il primo ministro, seppur popolare in Ungheria, è stato accusato di autoritarismo e Fidesz ha recentemente deciso di abbandonare il Partito Popolare Europeo, raggruppamento politico di tendenze cristiano-democratiche di cui faceva parte, per fondare un nuovo gruppo con la Lega Nord e con Legge Giustizia, il partito di Mateusz Morawiecki. ANO, il movimento del miliardario Andrej Babiš, non ha un’ideologia chiara, si definisce liberale e pro-mercato e fa parte dell’ALDE, l’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. Olano, il partito anticorruzione di Igor Matovic, ha modificato la propria affiliazione nel 2019 passando dagli euroscettici al Partito Popolare Europeo.
Le nazioni di Visegrad sono generalmente ostili ad un eccessivo accentramento di poteri nelle mani dell’Unione Europea e temono che le prerogative degli stati membri possano essere assorbite dall’organizzazione internazionale. Tra gli stati di Visegrad solamente la Slovacchia ha adottato l’Euro mentre gli altri hanno mantenuto le rispettive valute nazionali. Il Gruppo ha chiesto, in passato, l’esclusione del settore agricolo dei paesi aderenti dall’accordo commerciale tra l’UE e gli USA (TTIP) e da quello con il Canada (CETA) sostenendo che la liberalizzazione delle importazioni di prodotti animali e vegetali avrebbe potuto indebolire la sicurezza alimentare dei 4 paesi. Il sogno di Visegrad è un’Europa in cui ad avere l’ultima parola sono i parlamenti nazionali ed in cui i sotto-gruppi di cooperazione rafforzata, come quello dell’Europa Centrale o quello del Mediterraneo, possano giocare un ruolo decisivo nelle rispettive aree di competenza.