L’isola di Thule e i misteri del nazismo

L’epopea nazista non è durata mille anni come avrebbe desiderato Adolf Hitler, ma quel dodicennio è stato sufficiente a catalizzare l’entrata della storia e dell’umanità in una nuova era: l’era della guerra fredda, della decolonizzazione e della fine definitiva del sistema europeo degli Stati. E ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, quella nazista continua ad essere la saga storica che, più di ogni altra – anche più del confronto egemonico tra Stati Uniti e Unione sovietica –, stuzzica maggiormente l’immaginazione di scrittori e sceneggiatori.

Le ragioni alla base dell’eterno interesse verso il nazismo sono molteplici, poiché spazianti dalla curiosità antropologica alla trasmissione della memoria e dalla ricerca storica alla fascinazione verso il lato misterico e misticistico del Mito del ventesimo secolo. Perché il nazismo non fu soltanto odio e guerra, ma fu anche criptoarcheologia, esoterismo, occultismo, teosofia e ufologia. Perché il nazismo non fu soltanto Joseph Goebbels, ma fu anche il ricercatore del Graal Otto Rahn, il mistico Karl Maria Wiligut e l’enigmatico Rudolf Hess. Perché il nazismo non fu soltanto SS e Luftwaffe, ma fu anche Ahnenerbe e Società di Thule.

Thule è l’isola dove non tramonta mai il Sole sulla quale l’esploratore greco Pitea avrebbe messo piede trecento anni prima della venuta di Cristo. Un’isola dalla bellezza apollinea, intrisa di magia, a metà tra questo mondo e l’Altro – Thule deriva dall’etrusco “tular“, cioè “confine” – e che nessuno ha mai più ritrovato.

Da alcuni identificata come l’Islanda, da taluni come la Groenlandia, e da altri ancora come un luogo accessibile soltanto ai puri, agli eletti, quest’isola perduta e leggendaria, Eden in terra, ha plasmato per secoli l’immaginario collettivo dei pensatori, degli scrittori e degli esoteristi. Ed è a lei che ad un certo punto del Novecento, compreso fra il 1911 e il 1918, un manipolo di occultisti, veterani e nostalgici del Reich avrebbe dedicato una delle fratellanze segrete più influenti dell’epoca: la Società di Thule.

Fondata da Walter Nauhaus, un militare con la passione per l’arte e per lo studio dei miti degli antichi popoli germanici, come i norreni, la Società di Thule nasce come gruppo di studio riunente seguaci dell’ariosofia di Guido von List e Jorg Lanz von Liebenfels, della teosofia di Helena Blavatsky, dell’occultismo razzistico di Aleister Crowley e di scuole di pensiero come il neoteutonismo di Theodor Fritsch.

Questa associazione di studi, che avrebbe acquisito il nome di Thule soltanto nel 1918 – in seguito all’incontro tra Nauhaus e l’esoterista Rudolf von Sebottendorf –, tra l’immediato dopoguerra e la prima metà degli anni Venti avrebbe visto la partecipazione alle proprie riunioni segrete di quella che, un decennio dopo, sarebbe divenuta l’élite del nazismo: Hess, Rosenberg, Hermann Goring, Heinrich Himmler, il futuro governatore della Polonia occupata Hans Frank, l’ideologo Dietrich Eckart, il propagandista Julius Lehmann, il geopolitico Karl Haushofer e l’economista Gottfried Feder.

Alcuni di loro si conoscevano già, altri si sarebbero conosciuti tra una lezione e l’altra sulle origini ariane dei tedeschi; quel che è certo ed innegabile è il contributo di Thule all’ascesa del nazismo, da essa creato inconsapevolmente favorendo l’incontro di personaggi che insieme avrebbero scritto la storia del Novecento e galvanizzando la diffusione di idee che avrebbero plasmato la NS-weltanschauung.

Se la Società di Thule non fosse esistita, i nazionalsocialisti avrebbero dovuto inventarla. Perché Thule è dove nasce quel misticismo nazista che avrebbe condotto gli archeologi e gli esploratori dell’Ahnenerbe in lungo e in largo per il mondo, alla ricerca dei resti della perduta razza ariana, di reliquie leggendarie come il Santo Graal e di luoghi mitologici come il regno di Agarthi.

Ai convegni di Thule veniva insegnato che i tedeschi erano i discendenti di una razza superiore (herrenrasse), quella dei perduti ariani, che all’alba dei tempi aveva dominato l’Eurasia e portato prometeicamente il fuoco agli Uomini. Un legato che il popolo tedesco era chiamato a valorizzare, a custodire gelosamente e a difendere della minacce della mescolanza razziale, del materialismo e del cosmopolitismo; tre prodotti di un presunto complotto demo-pluto-giudaico-bolscevico-massonico ordito ai danni della Germania, dell’Europa e della Cristianità.

I maestri di Thule insegnavano ai loro allievi che avrebbero dovuto dare vita ad una resistenza spirituale contro l’incedere delle suddette insidie e che avrebbero trovato la forza necessaria ad esperire la missione di salvare la Germania e l’Europa dall’energia promanante dall’isola dell’ultima Thule. Un’isola che non era come altre: perché era perduta, perché era il centro del regno leggendario di Iperborea e perché era la fonte di volitività della herrenrasse.

Il loro appello alla salvazione del Großgermanisches Reich, il Reich della Grande Germania, non avrebbe mai catturato l’attenzione delle masse – in tutta la Baviera si contavano circa 1.500 membri –, ma la storia, si sa, non l’hanno mai fatta le masse: la storia è, da sempre, prerogativa di condottieri carismatici che trascinano le masse.

All’acme della popolarità, cioè il 1919, la Società di Thule fu accusata dal governo centrale di aver pilotato i tumulti alla base della nascita della cosiddetta Repubblica Sovietica Bavarese. Non era vero, ovviamente, anche perché i thulisti erano fermamente anticomunisti, ma quell’accusa servì a Berlino per inaugurare una campagna repressiva contro di loro a base di arresti ed esecuzioni.

Braccati dal governo centrale, dal quale stavano venendo incarcerati e giustiziati, i thulisti avrebbero progressivamente e silenziosamente smantellato la Società. Erano degli esoteristi con la fissazione per le razze, non degli aspiranti golpisti, perciò decisero che il gioco non valeva la candela.

Poco a poco, uno dopo l’altro, i thulisti sarebbero entrati a far parte del precursore del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi, il Partito dei Lavoratori Tedeschi (DAP, Deutsche Arbeiterpartei), condividendone lo spirito conservatore e patriottico. E quel partito, chiaramente, sarebbe stato foggiato in maniera determinante dall’influsso significativo di thulisti, assumendo di lì a breve una nuova forma: quella nazista.

Per quanto riguarda Thule, su di essa non esiste una data di scioglimento così come non ne esiste una relativa alla fondazione. Essa nacque nell’anonimato e morì nell’ombra. Quel che è noto è che strutturalmente non sopravvisse agli anni Venti, dato che von Sebottendorff avrebbe cercato di riportarla in vita dopo il 1933 – ma non fu possibile per via della legislazione antimassonica della Germania nazista. Thule, ad ogni modo, avrebbe continuato a vivere sotto forma di idea, guidando le bussole degli esploratori della Ahnenerbe, arricchendo la propaganda di Joseph Goebbels e influenzando la mente e stuzzicando la fantasia di quella generazione di statisti, politici e pensatori tedeschi allevata al culto del Mito del ventesimo secolo.

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