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Sidney Gottlieb, l’uomo che sognava di controllare la mente

Non si può comprendere a fondo la più longeva, ambiziosa e oscura ricerca (militare) sulla mente umana che sia mai stata condotta, MKULTRA, che da decenni ispira e guida le penne di scrittori e sceneggiatori di Hollywood e dintorni – si pensi a Stranger Things –, senza scrivere e parlare dei fumettistici scienziati pazzi che ne hanno fatto parte.

Fare un ritratto dei visionari, e talvolta criminali, psichiatri, ingegneri sociali e psico-strateghi che hanno plasmato a loro immagine e somiglianza l’arte della propaganda, e cioè del lavaggio del cervello, equivale a illustrarne i motivi conduttori, a interpretarne le gesta e, di riflesso, ad addentrarsi nei meandri di un tema che mai cesserà di essere centrale: la manipolazione dell’opinione pubblica.

Come raccontare Edward Bernays significa capire potenza e potenzialità dell’ingegneria sociale in tempo di pace e di guerra, in contesti pubblicitari e in teatri di operazioni coperte – come il Guatemala di Jacobo Árbenz Guzmán –, approfondire la figura del più anonimo Sidney Gottlieb equivale a ripercorrere la storia, e gli orrori, di MKULTRA.

Sidney Gottlieb nasce nel Bronx il 3 agosto 1918. Figlio di due immigrati ungheresi di fede ebraica, Gottlieb è un bambino prodigio con la passione per il corpo umano e la natura, dei quali vuole indagare il funzionamento e il modo in cui interagiscono e si influenzano vicendevolmente.

Dopo aver seguito dei corsi specialistici all’Arkansas Tech University, si iscrive all’Università del Wisconsin. In quest’ultima, entra nelle grazie di Ira Baldwin, professore e consulente ufficioso del governo federale in materia di batteriologia, la cui raccomandazione gli permetterà di entrare al California Institute of Technology.

Nel 1943, in meno di un decennio di università, Gottlieb è in possesso di una laurea magistrale e di un dottorato, entrambi conseguiti con lode, e vanta la frequentazione con voti eccelsi in tre università. Un curriculum pregiato, costruito a partire dal nulla, che ne riflette l’intelligenza fuori dal comune e la poliedricità, in quanto spaziante dalla botanica all’agricoltura e dalla batteriologia alla psicologia. Un curriculum che gli spalancherà le porte della Central Intelligence Agency.

Le ricerche e gli interessi personali di Gottlieb, in particolare gli effetti di funghi, alcaloidi e allucinogeni sulla mente, lo avrebbero traghettato nell’arco di pochi anni dal dipartimento dell’agricoltura alla CIA. In quest’ultima, nel pieno della rivoluzione Dulles, sarebbe entrato nel 1951 grazie alla raccomandazione del suo mentore, Baldwin.

Nei primi anni Cinquanta, alba della Guerra fredda, l’ex studente e l’ex professore avrebbero lavorato fianco a fianco allo sviluppo dei programmi militari pionieristici e tra loro, in parte, complementari: batteriologici, biologici, chimici, psicologici, psico-chimici. Baldwin sarebbe rimasto a Fort Detrick, in quanto specializzato in bio-guerre, mentre a Gottlieb sarebbe stato affidato l’onere-onore di spianare la strada alle ricerche sulla mente, trainate dall’afflusso di scienziati nazisti salvati nel corso dell’operazione Paperclip – come Kurt Plötner.



Era l’epoca della paura rossa, del maccartismo, del processo a Hollywood, della paranoia anticomunista imperante nelle stanze dei bottoni, e la CIA, ispirata dai luminari nazisti giunti con Paperclip, credeva di aver trovato una soluzione per impermeabilizzare la società americana, renderla immune al richiamo della Falce e martello: controllo mentale.

Gottlieb fu inquadrato nel progetto BLUEBIRD, nato allo scopo di sperimentare sui detenuti nuove tecniche di interrogatorio e di manipolazione del comportamento. Presto, su ordine di Dulles, sarebbe stato espanso, sia in termini di spesa sia in termini di obiettivi, assumendo il nome di Artichoke.

Complice il rapporto di amicizia e stima forgiato con Dulles, a Gottlieb sarebbe stata data carta bianca all’interno dei programmi mentali: riavvio delle ricerche sul mitologico siero della verità – risalenti all’era dell’OSS (il precursore della CIA), ma terminate a causa della loro controproduttività –, esperimenti psicologici, sperimentazioni coinvolgenti marijuana, cocaina, eroina, mescalina, lsd.

Gottlieb, indagatore eterodosso, era solito provare su se stesso i propri infusi neuro-stordenti. E fu proprio testando la dietilamide dell’acido lisergico, volgarmente nota come lsd, che Gottlieb ne scoprì le potenzialità di amplificazione (e manipolazione) sensoriale, spianando la strada al suo sdoganamento nei programmi militari e allo sviluppo di bio-armi a base di psichedelici presso Fort Detrick.

Nel 1953, dopo aver convinto l’amico-collega Dulles, Gottlieb vedeva la nascita di un nuovo programma di ricerca, molto più corposo, esteso e ambizioso dei precedenti, ovverosia MKULTRA. Un programma mastodontico, concepito allo scopo di liderare nell’emergente sfera delle “guerre cerebrali” – parola di Dulles –, coinvolgente migliaia di scienziati, ramificato in una serie di sottoprogetti e portato avanti internazionalmente.

Alcuni dei più controversi psichiatri e scienziati dell’epoca sarebbero stati introdotti nel programma, su raccomandazione di Gottlieb, come Donald Ewen Cameron – progenitore della guida psichica (psychic driving) –, Harris Isbell e Frank Olson. Quest’ultimo, un batteriologo chiamato direttamente da Fort Detrick, sarebbe morto in circostanze misteriose qualche tempo dopo l’assunzione. Morto suicida, ufficialmente. Suicidato, perché sconvolto dalle ricerche inumane del programma, per i più scettici.



Entro il 1955, in soli due anni di vita, MKULTRA era diventato il coperchio di una pentola all’interno della quale si trovavano all’incirca 150 sottoprogetti, spazianti dal controllo mentale alle bio-armi, buona parte dei quali condotti all’estero, tra Canada e Latinoamerica.

L’esercito segreto di MKULTRA investigava su qualsiasi cosa promettesse di portare risultati: composti organici, droghe, ipnosi, media, oggetti vari, piante. Gottlieb, coerentemente con la propria formazione chimico-botanica, avrebbe lavorato a due tipi di progetti simultaneamente: controllo mentale e armi chimiche. Grazie alla sua mente fuori dal comune, dai laboratori di MKULTRA sarebbero uscite armi cinematografiche: penne stilografiche caricate con veleno, conchiglie riempite di esplosivo e, pare, anche dei candidati manciuriani – uomini, cioè, trasformati in automi programmati per uccidere a comando.

Nel 1973, dopo una vita dedicata ad indagare la mente umana, Gottlieb si ritira a vita privata in uno sperduto villaggio della Virginia, Culpeper, per dedicarsi all’allevamento, all’agricoltura, ai viaggi e alla beneficenza – la gestione di un lazzaretto in India.

Gottlieb avrebbe continuato a ricevere visite da parte degli ex colleghi, ascoltando gli aggiornamenti sui programmi mentali e dispensando consigli. Dopo una breve apparizione alla Commissione Church in qualità di testimone, avvenuta utilizzando l’alias Joseph Schneider, Gottlieb sarebbe definitivamente scomparso dalla luce dei riflettori – che mai, comunque, lo aveva illuminato più di tanto.

Muore il 7 marzo 1999, in circostanze non chiarite – un possibile attacco di cuore, né confermato né smentito dalla moglie –, nell’indifferenza della grande stampa e dimenticato da quei giudici che volevano punire menti e braccia del programma-scandalo MKULTRA.


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