Operazione Mockingbird, obiettivo manipolazione di massa

Come si persuade un popolo che una guerra è giusta? Come si trasforma un presidente democraticamente eletto in un despota sanguinario? Come si conduce una caccia alle streghe nell’età della nuova Inquisizione? E come si possono convincere un pittore che il blu è rosso e un matematico che due più due fa cinque? La risposta, a tutte e cinque le domande, è una: con la (dis)informazione.

Propaganda, ingegneria sociale, armi cognitive, neuro-guerre e operazioni psicologiche possono riuscire nell’impensabile e nell’impossibile, facendo di menzogna verità, e di verità menzogna, e convertendo Abele in Caino. E il vissuto dei più geniali psico-guerrieri della Casa Bianca, Edward Bernays e Charles Douglas Jackson, ne è la dimostrazione. Due artisti inarrivabili e inimitabili della manipolazione mentale, Bernays e Jackson, i cui insegnamenti gli Stati Uniti provarono ad applicare all’acme della Guerra fredda. Questa è la storia dell’operazione Mockingbird.

 

Questa storia inizia dalla fine, nell’anno 1975, ed è la storia di un comitato governativo – la Commissione Church – che, istituito per fare luce su alcune attività illegali presumibilmente commesse dalla Central Intelligence Agency in patria e all’estero – tra le quali il rovesciamento della presidenza Allende in Cile –, viene a conoscenza di una macroscopica ed ultrasegreta operazione di condizionamento mentale consumata ai danni dell’opinione pubblica a stelle e strisce.

Le indiscrezioni relative a quest’operazione avevano cominciato a circolare all’indomani del Watergate, il più grave scandalo politico-spionistico dell’epoca, e trovarono conferma nelle pagine del rapporto finale della Commissione Church. Pagine riprese da Rolling Stone nel 1977, in un articolo a cura di Carl Bernstein (The CIA and the Media), e svelanti una realtà scioccante, al di là di ogni immaginazione e dietrologia: il mondo dell’informazione statunitense era stato infiltrato, corrotto ed utilizzato dallo Stato profondo per un ventennio, forse un trentennio, allo scopo di influenzare convinzioni, valori e visioni dell’opinione pubblica su temi attinenti alla Guerra fredda. E il tutto aveva avuto un nome: operazione Mockingbird.

Stati Uniti, 1967. La rivista Ramparts pubblica un articolo-denuncia sull’Associazione Nazionale degli Studenti: riceverebbe finanziamenti dalla CIA. Inaspettatamente, però, l’articolo non crea lo scandalo atteso dagli editori: la denuncia, anzi, passa in sordina. Avrebbero scoperto soltanto anni dopo, grazie alla Commissione Church, che la grande stampa aveva ricevuto ordine dallo Stato profondo di non rilanciare e/o minimizzare le notizie compromettenti sugli Stati Uniti e i loro apparati. La grande stampa e il mondo dell’informazione, al contrario, dovevano produrre bufale e articoli demonizzanti su personaggi scomodi – da attori a politici –, mettere in cattiva luce le potenze ostili all’America e fare ritratti della realtà internazionale quando edulcorati e quando drammatizzati.

Nello specifico, secondo la Commissione Church – alla quale si deve la minuziosa ricostruzione del piano per la detronizzazione di Salvador Allende – e i giornalisti investigativi che hanno indagato sulla vicenda, l’operazione Mockingbird fu unica nel suo genere. Unica per scopo – il traviamento di un’intera nazione a mezzo di bufale e semi-verità –, lunghezza – circa o poco più di un ventennio – e dimensioni – il numero dei giornali e dei giornalisti arruolati. Dimensioni che sarebbero state le seguenti:

  • Almeno 400 i giornalisti categorizzati come asset dalla CIA, tra i quali gli illustri Arthur Hays Sulzberger del New York Times e Stewart Alsop del Time.
  • Decine i giornali e i media coinvolti nella rete Mockingbird, tra i quali CBS, Christian Science Monitor, Copley News, Life, NBS, Newsweek, New York Times, Reuters, The Courier-Journal, The Miami News, The Washington Post, The Washington Star, Time.
  • Un miliardo di dollari investito annualmente in attività di propaganda, produzione di film dall’alto potenziale persuasivo – come la trasposizione cinematografica de La fattoria degli animali di George Orwell – e  stipendiamento degli asset.
  • Circa tremila gli ufficiali della CIA coinvolti a vario titolo nell’operazione nel corso degli anni Cinquanta.

Difficile stabilire con certezza chi sia stato coinvolto in Mockingbird, dato che alcuni continuano a credere che non sia mai esistita, ma su alcuni nomi sembra esserci concordia unanime: lo psico-guerriero Charles Douglas Jackson, il re dell’editoria Phil Graham e il grande burattinaio Cord Meyer – tra i più importanti cervelli della CIA e tra i presunti associati all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

Difficile stabilire con esattezza una data di inizio e fine, perché nemmeno la Commissione Church riuscì a squarciare la coltre di nube avvolgente Mockingbird, ma la giornalista investigativa Deborah Davis, in Katharine the Great: Katharine Graham and The Washington Post, giunse alla conclusione che potesse essere sorta in reazione alla nascita dell’Organizzazione Internazionale dei Giornalisti – un’entità (dis)informativa rispondente al Cremlino e fondata a Praga nel 1946.

Se la ricostruzione di Davis fosse vera, e Mockingbird fosse stata sviluppata verso la fine degli anni Quaranta – cioè quando la CIA era ancora OSS –, ciò significherebbe un’infiltrazione della stampa e della televisione più che ventennale. E vent’anni, se non di più, rendono Mockingbird l’operazione psicologica più lunga di cui si abbia notizia.

Commissione Church e indagini di Davis a parte, il nome Mockingbird compare anche nei famigerati Family Jewels – una raccolta sulle attività illegali della CIA esperite sul suolo statunitense fra il 1959 e il 1973 – affianco ad altre operazioni di sorveglianza di massa e controllo mentale entrate nell’immaginario collettivo a stelle e strisce, tra le quali CHAOS, MERRIMAC e MKULTRA. Operazioni diverse ma complementari, divise dai mezzi ma unite dai fini: la conformazione dei valori e dei voleri dell’opinione pubblica a quelli dello Stato profondo.

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