Laboratorio in Cina (LaPresse)

Shi Zhengli, la Bat Woman cinese che va a caccia di virus

Shi Zhengli è una delle virologhe più famose della Cina. Da 16 anni visita le grotte più oscure del suo Paese a caccia di pipistrelli, dai quali preleva campioni di tessuto e sangue con l’obiettivo di identificare decine di virus mortali. È per questo motivo che i suoi colleghi l’hanno soprannominata Bat Woman o, più elegantemente, come ha fatto la stampa internazionale, ”signora dei pipistrelli”. Shi lavora nell’Istituto di virologia di Wuhan, il famoso laboratorio BSL-4, cioè dotato del quarto livello di biosicurezza, il massimo possibile. Qui la ricercatrice dirige il Center for Emerging Infectious Diseases. Nel corso degli anni, grazie alla sua paziente caccia ai pipistrelli, è inoltre riuscita a comporre uno dei più grandi archivi di coronavirus al mondo.

Il 30 dicembre 2019 Shi sta partecipando a un’importante conferenza in quel di Shanghai quando il suo cellulare inizia a squillare. All’altro lato del telefono c’è il direttore del suo Istituto che le comunica una notizia strabiliante. Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Wuhan ha scoperto un coronavirus mai visto prima nel corpo di due pazienti ricoverati in ospedale con una polmonite atipica.

L’ordine è lapidario: “Interrompi quello che stai facendo e mettiti al lavoro subito”. In altre parole, a Shi viene chiesto di tornare immediatamente nello Hubei per indagare sullo strano agente patogeno. Che cos’è? Da dove viene? Quali sintomi provoca? Senza batter ciglio la signora dei pipistrelli rientra a Wuhan, dove la sua equipe isola il virus e ne mappa il genoma.

Il virus scoperto da Shi si rivelerà incompatibile con l’ipotesi di una possibile modifica dell’agente patogeno in laboratorio. In ogni caso, in quei giorni di dicembre le autorità di Wuhan comunicano che la situazione è sotto controllo e che il virus non è in grado di passare da uomo a uomo. Passano i giorni e negli ospedali della città si moltiplicano i casi di pazienti ricoverati per la solita polmonite atipica collegata a quel maledetto coronavirus.

A gennaio un laboratorio dello Shanghai Public Health Clinical Center, guidato dal professor Zhang Yongzhen, partendo da un campione ricevuto da un nosocomio di Wuhan, isola quello che diventerà per tutti Covid-19. Il signor Zhang capisce che la situazione è più grave del previsto e avvisa la Commissione sanitaria nazionale. Qualcosa finalmente si muove, fino a quando, il 9 gennaio, viene annunciata ufficialmente la presenza di un nuovo coronavirus.

Pechino si fa sentire solo alla fine di gennaio. Il 20 il presidente Xi Jinping parla pubblicamente del virus, mentre il governo centrale decide l’extrema ratio. Altro che sotto controllo, come hanno detto le autorità di Wuhan: la situazione è ormai gravissima, il virus può trasmettersi da uomo a uomo e la capitale dello Hubei non può che essere messa in quarantena. Iniziano così i 76 giorni di isolamento della Città Azzurra e dell’intera provincia: dal 23 gennaio all’8 aprile i cittadini non possono lasciare le loro abitazioni.

Il disastro ormai è fatto. Il virus ha infettato migliaia di cinesi e ha già superato i confini della Grande muraglia. Il governo centrale, tenuto probabilmente all’oscuro di tutto ciò che stava accadendo nell’epicentro dell’epidemia da qualche ”papavero” locale, salva la situazione in extremis usando misure draconiane. I danni sono (e saranno) tuttavia ingenti. Per la Cina e per il mondo.

Questa parentesi narrativa è necessaria per spiegare cosa è accaduto a Shi Zhengli. Avevamo lasciato Bat Woman nel suo laboratorio di Wuhan. A pandemia ormai scoppiata, l’11 marzo, la signora dei pipistrelli rilascia una lunga intervista alla rivista Scientific American, accennando vagamente all’ipotesi che il virus possa essere sfuggito proprio dall’Istituto in cui la donna presta servizio.

Un nuovo coronavirus a Wuhan, nella Cina centrale, per di più in una zona urbana? Un avvenimento alquanto bizzarro, visto che, secondo gli studi di Shi, le aree in cui era maggiore il rischio che si potesse realizzare una zoonosi (il famigerato salto di specie) erano quelle subtropicali dello Yunnan, del Guandong e del Guanxi. Una dubbio attanaglia la mente della ricercatrice: se davvero le cause delle polmoniti anomale erano i coronavirus, questi ”potevano forse essere arrivati dal nostro laboratorio?”.

A un’idea del genere la signora dei pipistrelli ha dichiarato di non aver ”chiuso occhio per giorni”. Un ammissione di colpevolezza, dunque? No, soltanto un’ipotesi, successivamente smentita. Eppure, dagli Stati Uniti, Donald Trump e Mike Pompeo continuano a puntare il dito sul laboratorio di Wuhan. Bisogna comunque ricordare che nel febbraio 2020 i ricercatori di Shi hanno pubblicato un articolo su Nature intitolato ”Un focolaio di polmonite associato a un nuovo coronavirus di probabile origine pipistrello”.

Il team aveva scoperto il 96,2% del genoma di Sars-Cov-2 si sovrapponeva a quello di un virus appartenente alla famiglia della Sars. Secondo alcune indiscrezioni quel virus, il CoV ZC45, rinvenuto nei pipistrelli Rhinolophus affinis presenti nelle province dello Yunnan e dello Zhejiang, era uno di quelli studiati all’interno del laboratorio.

Dopo aver parlato con la rivista, dunque, Shi scompare misteriosamente. La ricercatrice non avrebbe potuto rilasciare dichiarazioni. Non sappiamo cosa le sia successo, né se la sua scomparsa sia da ricollegare all’intervista citata. Fatto sta che sui social cinesi gli utenti avanzano il cupo presentimento che il governo possa averla imbavagliata o, addirittura, fatta sparire.

L’11 aprile una giornalista del Daily Mail prova a contattare Shi ma non riesce a mettersi in contatto con lei. La ricercatrice sarebbe stata ”imbavagliata” dal 2 gennaio scorso, cioè da quando ha mappato il genoma del Covid-19. Sempre il 2 gennaio una mail della direzione dell’Istituto vietava di divulgare ricerche. Monito non rispettato da Shi, che il 14 gennaio decise di pubblicare, tra l’altro, una relazione scientifica in cui spiegava di aver scoperto la contagiosità del virus. Morale della favola: la signora dei pipistrelli è sparita.

C’è chi dice che Shi sia fuggita a Parigi, pronta a consegnare un dossier sulla fuga dal laboratorio di Wuhan del Covid, e chi afferma che Bat Woman si trovi ancora in Cina. A proposito di quest’ultima pista, una collega americana di Shi, Jonna Mazet, ha dichiarato di aver parlato con la ricercatrice di recente. Quest’ultima avrebbe escluso per certo la possibilità che il Covid-19 possa essere uscito da un laboratorio. Una versione, questa, diversa dalle altre affermazioni titubanti rilasciate nelle settimane scorse da Zhengli.

Riavvolgiamo il nastro. Nel 2004 Shi effettua la sua prima spedizione assieme a un team internazionale di ricercatori. Il compito del team è quello di raccogliere campioni dalle colonie di pipistrelli che abitano nelle grotte situate nei pressi di Nanning, nel Guangxi.

I pipistrelli sono veri e propri ”serbatoi” di virus, e da loro – si pensava giustamente all’epoca – potrebbe essere partita l’epidemia di Sars, la prima epidemia del XXI secolo. Non a caso l’organizzazione doveva proprio scoprire il colpevole dell’agente patogeno che, a cavallo tra il 2002 e il 2003, mise a soqquadro la Cina e diverse zone del mondo.

Passano gli anni ma il lavoro di Shi non cambia di una virgola: visitare grotte nascoste, allestire trappole, catturare pipistrelli, raccogliere campioni di sangue e feci degli animali, liberare gli esemplari e tornare in laboratorio. Da quanto ottenuto è possibile non solo individuare gli anticorpi ma anche materiale genetico, entrambi materiali utili per scovare i colpevoli dei coronavirus.

Alla fine i cacciatori di virus scoprirono centinaia di coronavirus trasmessi dai pipistrelli. Nella maggior parte di casi sono innocui, ma alcuni di loro appartengono allo stesso gruppo della Sars e riescono a infettare le cellule polmonari umane, provocando malattie simili alla Severe acute respiratory syndrome e risultando resistenti a molti vaccini. ”I coronavirus trasmessi dai pipistrelli provocheranno altre epidemie. Dobbiamo trovarli prima che ci trovino lor”, aveva detto Shi prima di far perdere le sue tracce.