Quanti misteri dietro la morte del finanziere Jeffrey Epstein. Arrestato all’aeroporto Teterboro nel New Jersey il 6 luglio 2019 per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni, Epstein è morto in carcere presso il Metropolitan Correctional Center di New York il 10 agosto 2019. “Sabato 10 agosto 2019, alle 6.30 circa, il detenuto Jeffrey Edward Epstein è stato trovato non cosciente nella sua cella. Successivamente è stato dichiarato morto dal personale ospedaliero”, si legge in una dichiarazione del Metropolitan Correctional Center. Il 23 luglio, esattamente tre settimane prima della sua morte, Epstein fu trovato privo di sensi nella sua cella con lesioni al collo. Il finanziere sostenne di essere stato aggredito da un suo compagno di cella, mentre il personale del carcere sostenne che si trattava di un apparente suicidio.
Come tutte le prigioni federali, scrive il New York Times, il Metropolitan Correctional Center di Lower Manhattan ha un programma di prevenzione dei suicidi pensato per i detenuti che rischiano di togliersi la vita. Dopo l’apparente tentativo di tre settimane prima, Epstein, 66 anni, è stato messo sotto stretta sorveglianza e riceveva valutazioni psichiatriche quotidiane. Ma solo sei giorni dopo, il 29 luglio, quella misura è stata tolta: non era più necessario, almeno secondo la direzione del carcere. Dodici giorni dopo, è stato trovato senza vita per un apparente suicidio. Le guardie che facevano il loro giro mattutino hanno trovato il suo corpo alle 6:30 del mattino.
Il giorno successivo, l’11 agosto 2019, viene eseguita l’autopsia sul corpo del milionario. Per attendere i risultati bisogna però attendere il 16 agosto 2019: secondo Barbara Sampson, un’esaminatrice medica di New York, Jeffrey Epstein si è suicidato impiccandosi con il lenzuolo della sua brandina. Lenzuolo che aveva legato alla parte alta del letto a castello di cui era dotata la sua cella. Barbara Sampson, responsabile medico legale, ha dichiarato in una nota di aver optato per il suicidio “dopo un’attenta revisione di tutte le informazioni investigative, compresi i risultati completi dell’autopsia”. È davvero così? Quella ricostruzione non convinceva però gli avvocati di Epstein, i quali affermano subito di non essere “soddisfatti” delle conclusioni di Sampson e che avrebbero condotto le proprie indagini, incluso il tentativo di visionare i video dell’area intorno alla cella di Epstein al momento del decesso. A finire sotto accusa sono però anche le guardie carcerarie che dovevano controllare la cella del finanziere ogni trenta minuti: lo stesso Attorney general William Barr, infatti, ha parlato immediatamente di “gravi irregolarità”. Sulla sua morte sono state aperte due inchieste, una dell’Fbi e una del Dipartimento di Giustizia. “La morte di Epstein solleva una serie di domande a cui bisogna dare risposta – ha detto Barr in una dichiarazione – Oltre alle indagini dell’Fbi ho consultato il ministro della giustizia, che ha deciso di aprire un’inchiesta sulle circostanze della sua morte”.
Poche settimane prima di morire, come riportato dal Daily Mail, Epstein aveva confidato alle guardie del carcere che qualcuno voleva ucciderlo. La stessa fonte aveva incontrato il milionario caduto in disgrazia in varie occasioni durante la sua detenzione al Metropolitan Correctional Center, affermando che Epstein, normalmente riservato, sembrava invece essere di buonumore: “Non c’era alcun sospetto che facesse pensare ad un suo gesto così estremo – ha raccontato – da quello che ho visto, stava iniziando ad adattarsi alla prigione e non sembrava il tipo da volersi togliersi la vita”. Come riportato dal Giornale.it, secondo un secondino della prigione, Epstein era tenuto in una sezione speciale ad alta sicurezza, ma non era sorvegliato dai funzionari della struttura che avrebbero potuto evitare il suicidio, sempre ammesso che di questo si tratti. La decisione di escludere Epstein, che era forse il detenuto più importante del sistema carcerario federale dalla sorveglianza, ha sconcertato anche alcune ex guardie carcerarie che hanno bollato questo come un “fatto insolito”. Cameron Lindsay, un ex guardia carceraria, ha rivelato alla Bbc News che toglierli la sorveglianza è stata una decisione scioccante, soprattutto per un detenuto come lui, con accuse così gravi, e che oltretutto aveva già tentato di togliersi la vita, non si potevano assolutamente correre rischi. C’era la necessità di sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro”. Com’è potuto accadere in un carcere di massima sicurezza come quello dove sono rinchiusi i criminali più pericolosi del mondo?
Solo negligenza? O c’è dell’altro? Secondo quanto emerso da fonti citate dal Washington Post, sarebbero stati almeno otto i membri del personale dell’Ufficio federale delle carceri (Federal Bureau of Prisons) che hanno ignorato l’ordine di non lasciare il miliardario da solo nella sua cella. Due delle guardie penitenziarie che avevano il compito di vigilare sull’uomo, accusato di abusi su minori e sfruttamento della prostituzione minorile, sono invece state messe in congedo amministrativo. Shirley Skipper-Scott, direttrice del carcere, è stata trasferita in un ufficio regionale nel nord-est, ed è stata sostituita da James Petrucci, direttore della prigione federale di Otisville, New York. Successivamente, il 22 agosto 2019, 20 guardie carcerarie che lavoravano al Metropolitan Correctional Center di New York hanno ricevuto mandati di comparizione legati alle indagini sulla morte del magnate.
A mettere in discussione la versione ufficiale sulla morte per impiccagione di Epstein è il celebre patologo forense Michael Baden, che intervistato da Fox & Friends, ha dichiarato che il milionario ha subito una serie di lesioni – tra cui un osso del collo rotto – che “sono estremamente insoliti nel suicidio per impiccagione e potrebbero verificarsi molto più comunemente nello strangolamento”. L’ex medico legale di New York poi aggiunto: “Le prove indicano un omicidio piuttosto che un suicidio”. Intervistato dal Miami Herald, Baden ha criticato anche la scientifica e il modo in cui sono state raccolte le prove: “Hanno portato via troppo in fretta il corpo fuori dalla cella, e questo non si dovrebbe fare perché così hanno compromesso alcune prove”. Michael Baden, 86enne, è un medico e patologo forense molto conosciuto negli Stati Uniti. Nel 1995, quando OJ Simpson era sotto processo per gli omicidi della sua ex moglie e della sua compagna, Baden disse che le prove dimostravano l’innocenza dell’ex giocatore di football.
La cosa davvero curiosa è che non esiste alcuna foto del corpo di Epstein di come è stato rinvenuto nella sua cella, come ha sottolineato anche Baden. E altri patologi forensi consultati dalla trasmissione 60 minutes affermano che conoscere la posizione in cui è stato trovato Epstein chiarirebbe alcuni aspetti dell’autopsia. Tra le lesioni riscontrate su Epstein durante l’autopsia vi sono infatti contusioni su entrambi i polsi, un’abrasione sull’avambraccio sinistro e un’emorragia muscolare profonda nel muscolo della spalla sinistra. C’è anche una lesione nella parte posteriore del collo, un taglio sul labbro e un segno di iniezione sul braccio, sebbene non sia noto se queste ultime lesioni siano avvenute durante un tentativo di rianimazione di Epstein all’ospedale.
Il dottor Baden ha affermato che i piccoli capillari scoppiati, che si trovano sul viso, sulla bocca e sugli occhi di Epstein sono spesso un’indicazione di strangolamento. Ma sono le ferite al collo di Epstein a convincere Baden che non si è trattato di un suicidio. Le foto dell’autopsia mostrano fratture della cartilagine tiroidea sinistra e destra, che si trova nella parte anteriore del collo, e dell’osso ioide sinistro, un osso a forma di U che si trova sotto la mascella e funge da ancoraggio per la lingua. “Non ho mai visto tre fratture come questa in un’impiccagione suicida”, afferma Baden.
A destare ulteriori sospetti sulla strana morte di Epstein c’è un altro elemento: il malfunzionamento delle due telecamere posizionate fuori dalla cella del carcere di New York dove il 10 agosto 2019 si sarebbe suicidato il finanziere. A darne notizia era stato per primo il Washington Post, il quale aveva riferito che i filmati registrati da almeno una delle videocamere posizionate fuori dalla cella di Epstein erano del tutto “inutilizzabili”. Il quotidiano sosteneva che non fosse chiaro il motivo per cui quei filmati registrati fossero così danneggiati o imperfetti da essere inutilizzabili dagli investigatori o cosa sia visibile in quelli non compromessi. È possibile che in una struttura di altissimo livello come quella del Metropolitan nessuna delle telecamere fosse funzionante? Che non si sia riusciti, ad oggi, a visionare nessuno dei filmati? Sul caso indaga l’Fbi.
Come riportato lo scorso gennaio dalla Bbc, secondo i pubblici ministeri, il primo video di sorveglianza sarebbe stato “distrutto per un incidente”. I pubblici ministeri statunitensi affermano inoltre che la prigione ha salvato “per errore” i filmati dalla cella sbagliata. “Il video richiesto non esiste più sul sistema di backup e non lo è almeno da agosto 2019 a causa di errori tecnici”. La richiesta del video è stata fatta dall’avvocato da Nick Tartaglione, l’ex agente di polizia di New York che ha condiviso la cella con il finanziere. Il Federal Bureau of Prisons non ha voluto rispondere alle domande dei colleghi della Bbc.
60minutes, programma d’inchiesta in onda sulla Cbs, ha dedicato un’intera puntata alla misteriosa morte di Epstein. Le domande a cui va data una risposta in questa vicenda sono molte, ammette la stessa emittente. Come abbiamo già rilevato, secondo un atto di accusa federale, il 23 luglio 2009 Epstein fu trovato “sul pavimento della sua cella con una striscia di lenzuolo al collo”. Il governo afferma che si era trattato di un tentativo di suicidio fallito, ma Epstein ha affermato che il suo compagno di cella, l’ex poliziotto Nick Tartaglione, 52 anni, lo aveva aggredito brutalmente. Tartaglione, accusato di aver ucciso quattro uomini, ha negato tale accusa.
Epstein a quel punto viene riportato nella sua vecchia unità e gli viene assegnato un nuovo compagno di cella, sottolinea la Cbs, ma la notte prima della sua morte, il compagno di cella di Epstein viene rilasciato. Un’altra incredibile “coincidenza”. Secondo i documenti del tribunale, “nessun nuovo compagno di cella è stato assegnato” prima di morire, anche se gli era richiesto di averne uno. Quella notte, i pubblici ministeri federali affermano che “Epstein è stato scortato nella sua cella verso le 19:49 circa” da Noel e Michael Thomas, le due guardie che stavano facendo il turno di notte nell’unità di Epstein, che presumibilmente non lo hanno controllato fino a “poco dopo le 6:30” del mattino successivo. Le due guardie sono state accusate di falsificazione di documenti e cospirazione per frodare il governo federale.